Far studiare i figli, un cambio di paradigma.

Primo compito delle Cassandre e’ scrutare il futuro. Cosi, ieri riflettevo sul significato odierno del “far studiare i figli”, e di come cio’ sia collegato al precariato e alla disoccupazione diffusa. Qual e’ la nostra percezione dello “studio”, della “preparazione professionale”, del “pezzo di carta”?

Moltissimo e’ cambiato da alcuni anni (decenni?) fa, quando il mantra era “prenditi una laurea, e non avrai problemi”. Credo che questo messaggio sia all’origine di molte grandi frustrazioni successive. Sono sempre stata precaria, anche quando ancora non andava di moda, quindi conosco la sensazione. Aspettarsi di avere la strada spianata grazie ad una laurea, e ritrovarsi invece nelle tempeste.

Oggi e’ ancora peggio, naturalmente, perche’ non ci si limita a ritrovarsi precari nel proprio mestiere come per la nostra generazione, ma si finisce proprio a fare tutt’altro. Psicologicamente e’ devastante, quando in famiglia tutti si aspettavano moltissimo dal figlio dottore. Ora bisogna guardarli in faccia e spiegare che si va a fare le cassiere o i centralinisti.

Sappiamo benissimo che i lavori virtuali sono destinati a fare una brutta fine. Qualcuno incolpa proprio chi ha preso lauree poco spendibili, dalla filosofia alla storia dell’arte alla zoologia: ma non si puo’ fare tutti gli ingegneri elettronici o gli economisti con master. Anche di quelli non ne servono poi molti. Come dobbiamo regolarci allora, con i nostri figli? Continuare ad inculcare lo “studia, la’ureati!” condannandoli alla frustrazione eterna?

Io credo che noi genitori dovremmo, anche noi, cambiare paradigma. E’ difficile persino pensarlo, ma va fatto. Dovremmo capire noi per primi, ed insegnarlo ai ragazzi, che va benissimo fare il Conservatorio o prendere la laurea in Archeologia se proprio e’ la tua passione, ma sappi che potrai finire a fare il benzinaio. Quindi, studia pure quel che ti piace ma solo perche’ ti piace, e non perche’ poi ti garantira’ il posto da archeologo, da violinista o da oceanografo. E nel frattempo datti uno sbocco concreto, impara a fare l’elettricista, ripara i motorini, taglia capelli, impara insomma qualcosa che potra’ darti da vivere intanto che aspetti il posto da storico medioevale. Personalmente, preferirei di gran lunga un figlio meccanico ad uno laureato costretto a farsi schiavizzare al call center.

Stiamo andando incontro ad un periodo molto complicato, e il nostro primo dovere e’ quello di non alimentare illusioni nei giovanissimi. Sognare va bene, illudersi no.

(Tratto da: http://informazionesenzafiltro.blogspot.com)

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