Vicenza, inondazione a stelle e strisce

(Fonte: Inviatospeciale.com/)

“Prima di arrivare a Ponte Marchese, al confine tra Caldogno e Vicenza, sulla destra si scorge il presidio dei ‘No Dal Molin’. Il Bacchiglione non l’ha risparmiato. ‘Presidia’ la base americana, che, intanto, cresce a vista d’occhio. Oggi quell’area, a differenza di un tempo, non funziona piu’ da bacino dove si scaricano le acque del Livelon (cosi si chiama il Bacchiglione da queste parti) quando e’ in piena. E’ impermeabilizzata, per motivi di sicurezza. Cosi la ‘grande onda’ e’ scivolata via sempre piu’ gonfia. E si e’ abbattuta su Vicenza senza ostacoli, senza freni, senza limiti’.

Col garbo che lo contraddistingue, cosi ha scritto recentemente Ilvo Diamanti sulla ‘Repubblica’. Lui, che vive a Caldogno, il comune del vicentino noto (al di la’ dell’alluvione) per aver dato i natali a Roberto Baggio, quel territorio lo conosce bene e cose analoghe aveva scritto pochi giorni prima, subito dopo le inondazioni, tanto sorprendenti, quanto annunciate: ‘Un territorio verde: urbanizzato senza limiti e senza regole. Caldogno, da quando sono arrivato, negli anni Ottanta, e’ passato da 4 a oltre diecimila abitanti. Nei prossimi anni dovrebbe superare i 20 mila.E’ la previsione che orienta le scelte urbanistiche. Le strade, punteggiate di rotatorie, sempre piu’ numerose. Spesso in punti incomprensibili: in mezzo ai campi – indicano che li nascera’, presto, una nuova entita’ immobiliare. Un nuovo non-luogo abitato da stranieri. (Perlopiu’ ‘italiani’; ma stranieri perche’ estranei l’un l’altro.) E poi capannoni, zone artigianali e commerciali. E piscine, centri sportivi. Il territorio scompare, o comunque si nasconde’.

E’ stata la pioggia di un giorno a mettere in ginocchio molte citta’ del Veneto. Argini che non reggono, case allagate, migliaia di sfollati, autostrada Brescia”’Padova chiusa, intervento dell’esercito. Uno scenario solo in parte spiegabile con lo scioglimento straordinario delle prime nevi autunnali e lo scirocco che spira contro, a rallentare lo sfogo dei fiumi in mare. Ma tra la gente c’e’ chi non si rimette a questa versione delle cose e guarda piu’ in profondita’. Non c’e’ eccezionalita’ nelle precipitazioni: nei decenni scorsi la stessa situazione non ha portato a queste conseguenze tragiche.

Cosa e’ cambiato? Quello che una parte di popolazione italiana continua a denunciare: l’oltraggio continuo e costante del territorio. Ma a Vicenza c’e’ anche un fatto specifico, che la popolazione aveva denunciato nella sua mobilitazione contro la base Usa al Dal Molin. L’argine del Bacchiglione, il fiume esondato che nasce dalle risorgive di Vicenza e sfocia nella laguna veneta, e’ stato modificato nei mesi scorsi. Dalla parte del centro abitato l’argine era piu’ alto e in caso di situazione critica il fiume fuoriusciva dal lato dell’ex aeroporto che fungeva da bacino di sfogo.

Con la costruzione della base militare Usa l’argine e’ stato alzato dal lato del cantiere e il fiume si e’ sfogato dall’altra parte, nella zona abitata. Anche la falda sottostante a Vicenza e’ stata compromessa dalla costruzione della base Dal Molin. Sono stati conficcati 4 mila pali di 25 metri in cemento per sorreggere gli edifici della base militare su un terreno notoriamente instabile. Un altro ostacolo all’assorbimento e al deflusso delle acque.

Certo, non possiamo cavarcela dando la colpa agli americani. Non solo Caldogno e Vicenza sono state allagate. Vaste aree delle province di Verona, di Padova e di Treviso, e non solo per le esondazioni del Bacchiglione, sono state allagate, centinaia di abitazioni, decine e decine di capannoni industriali e commerciali invasi dal fango, migliaia di sfollati.

E’ il modello veneto di uso e abuso del territorio che andato sott’acqua, purtroppo non solo metaforicamente’¦E’ un’idea di sviluppo che non si cura in nessun modo dei vincoli ambientali e paesaggistici, che ha moltiplicato esponenzialmente il pionierismo del Veneto intraprendente basato su ‘un campanile una fabbrica’, diventati una o piu’ zone industriali e artigianali per ogni piccolo comune, con un consumo enorme del territorio, un’unica ininterrotta area urbanizzata e antropizzata.

E il degrado dei fiumi e dei torrenti, l’assenza di manutenzione di corsi, fondali, argini, la cementificazione delle aree golenali e via edificando’¦ E adesso e’ scattato il vittimismo da parte degli stessi politici che governano il Veneto. Certo, e’ un modello che unifica centro-destra e centro-sinistra. Ma il dato di fatto e’ che, con qualche isolata eccezione, Regione, Province, Comuni sono per la maggior parte saldamente nelle mani di Lega e Pdl da almeno vent’anni e Zaia, Galan, Gentilini, Gobbo, Tosi, Hullweck non se la possono cavare sempre prendendosela con ‘Roma ladrona”¦ dove peraltro governano Berlusconi e Bossi.

Leopoldo Tartaglia

(Tratto da: http://www.inviatospeciale.com/)

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