Ex destra, ex sinistra

Gli elenchi declinati da Fini e Bersani in tv non erano elenchi ma frasi fatte. Invitati a usare il linguaggio evocativo delle “classifiche”, i due hanno tracimato nel comizietto, confermandosi politici di un altro secolo. Destra e sinistra sono termini ormai pigri per definire quel che ci succede. Le ideologie da cui prendono le mosse si suicidarono entrambe nel Novecento. Quando, dopo aver conquistato il potere con l’obiettivo di cambiare l’essere umano, lo condussero nei lager e nei gulag. Da allora destra e sinistra hanno rinunciato a qualsiasi velleita’ di palingenesi. Non puntano piu’ a migliorare l’individuo, stimolandolo a essere piu’ responsabile (la destra) e piu’ spirituale (la sinistra). E di fronte allo sconquasso del mondo – con la ricchezza che abbandona l’Europa e gli Usa per spostarsi altrove – si limitano a narrazioni consolatorie dell’esistente.

L’ex destra, che da noi e’ berluscoleghista (Fini rischia la fine del vecchio Pri, che piaceva a tutti ma votavano in pochi), invita gli elettori ad andare orgogliosi di cio’ che la destra detestava: l’aggiramento delle regole e il disprezzo della cultura, sinonimo di snobismo improduttivo. L’ex sinistra continua a raccontarsi la favola che l’italiano medio sia vittima di Berlusconi, mentre l’italiano medio e’ Berlusconi, solo piu’ povero. Cosi si ritorna al punto di partenza: la societa’ non cambia se vince un leader o un altro. Cambia se cambiano gli individui. Ma e’ un lavoro duro: piu’ comodo continuare a scornarsi fra destra e sinistra, illudendosi che esistano ancora. (Tratto da: http://www.ariannaeditrice.it)

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