Ricongiungimenti: la Cei critica le norme in vigore

(Fonte: Inviatospeciale.com/)

Permettere l’arrivo dei figli e ricomporre le famiglie e’ un modo per costruire relazioni sociali piu’ profonde.

Padre Gianromano Gnesotto, della Fondazione Migrantes’ una delle articolazioni della Conferenza episcopale italiana ha condannato quanto sta avvenendo nel nostro Paese riguardo ai ricongiungimenti familiari della popolazione immigrata.

In Italia, secondo Gnesotto, tra la popolazione immigrata si assiste alla “dolorosa realta’” dei “ricongiungimenti a rate”, specie con i minori. “Prima arrivano i figli piu’ grandi e per ultimi quelli piu’ piccoli, con delle ripercussioni psicologiche e affettive nei confronti dei genitori facilmente immaginabili, con faticose ricostruzioni di rapporti di intimita’ in terra di emigrazione”.

Il rappresentante di Migrantes ha spiegato: “Uso il termine ‘a rate’ per un riferimento economico legato alla disponibilita’ di un reddito adeguato per il ricongiungimento in Italia. La normativa italiana, infatti, pone tra i requisiti necessari un reddito annuo derivante da fonti lecite, non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale, se si chiede il ricongiungimento di un solo familiare, al doppio dell’importo annuo dell’assegno sociale se si chiede il ricongiungimento di due o tre familiari, il triplo per il ricongiungimento di quattro o piu’ familiari”.

Per questo si sceglie di ricongiungere prima i figli che piu’ si avvicinano alla maggiore eta’. “Dal punto di vista educativo – ha osservato il sacerdote – queste lunghe parentesi di genitorialita’ a distanza possono pesare parecchio sulla capacita’ di ricostruire rapporti di confidenza”.

Una ricerca sulla prima citta’ italiana per numero di immigrati, Milano, ha mostrato che la meta’ degli immigrati ha impiegato piu’ di sette anni per il ricongiungimento dell’intero nucleo familiare.

“Fondamentalmente perche’ –  ha commentato padre Gnesotto – la normativa italiana riguardante l’immigrazione, in linea con quella europea, stabilisce dei requisiti rigidi per quanto riguarda il reddito e l’alloggio, ingenerando la sottomissione di un diritto fondamentale a requisiti economici”.

u un peccato perche’ la “famiglia ricongiunta nei territori di accoglienza” si rivela essere l’ambito principale dove “si elabora l’inclusione sociale”, funziona cioe’ “come luogo importante d’apprendimento reciproco e di doppia mediazione linguistica e culturale. I figli spesso assumono il ruolo di mediatori, interpreti e portavoce dei bisogni familiari. La famiglia diviene laboratorio dell’integrazione socio-culturale”, l’esponente della Cei.

“L’urgenza di disegnare prospettive per l’Europa delle persone in movimento, trova nella famiglia ricongiunta – ha concluso Gnesotto – il superamento di almeno due prospettive fuorvianti: ritenere che l’immigrazione sia un fenomeno temporaneo e che sia un fenomeno da trattare con una logica emergenziale”.

I cattolici ad altronza di Lega e Pdl su questi argomenti pero’ sono ‘eretici’. Il razzismo porta piu’ voti.

(Tratto da: http://www.inviatospeciale.com/)

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