La cultura della sopraffazione e dell’inganno

Nella foto: dei senza tetto negli Stati Uniti controllati con le armi a garanzia dell’ordine.

Un bombardamento oggi, un attentato domani, un colpo di stato dopo domani.  Chi puo’ negare l’incessante e tumultuosa attivita’ di soppraffazione che questa, Unione di Stati, gli Usa, sta perpetrando in ogni angolo del globo terracqueo? … Ma a noi che importa?

Troppo ricchi per avere un briciolo di umanita’ scorazziamo con i nostri suv neri nei centri storici della nostra decadente Italia fracassona, fregandocene altamente di quanto, fuori porta, una civilta’ dell’orrore sta’ preparando ai danni degli altri, dei diversi di quelli di altre nazioni povere e straccione, fatte di gente che non parla la nostra lingua, che quando soffrono non li capiamo, di quelli sporchi, vestiti male, furbastri, di quelli che hanno un altro Dio, forse un Dio minore…nbsp; No per questa gente nessuna solidarieta’, neanche un briciolo di quella soliderieta’  che riserviamo a qualche nostro mercenario che si fa impallinare da un qualche disperato votato a morte certa.

Disturbati mentalmente da tv e radio “libere”, impegnati in pippe su facebook, crediamo di trovare la verita’ nei meschini articoli di organi di stampa intrisi di piaggeria confezionati da un piccolo popolo di imbonitori al soldo di un imperatore in mutande: sono i giornalisti italiani dei giornali presunti liberi, quelli che sono andati a scioperare contro un’altro come loro, quel Cavaliere che si e’ messo in testa che se lui e’ un nano gli altri sono pulci.  Sono “giornalisti” autentici urlatori di bollettini sull’operato dei potenti, servi o complici incivili di altri piu’ potenti, che risiedono fuori dei patrii confini.

La Civilta’ insiste e resiste laddove c’e’ la memoria storica di dove si proviene, di quel che si e’ stati, di quello che si e’, di quello che si vale; quando abbiamo un comune rispetto e senso del vivere civile alla base di azioni e pensieri condivisi.

Ma noi, Taliani, rapiti da tette e culi, visionari fantastici, satolli di tarature mentali e perversioni di ogni tipo, profuse da intriganti e improbabili donne e uomini di tendenza, “emancipati”,  e rovesciateci  ridondantemente addosso ad ogni ora del giorno da una televisione hollywoodiana malsana, non abbiamo piu’ coscenza e conoscenza del perche’ e per come viviamo questa vita di merda senza valori ne sogni, con quattro  soldi stretti fra i denti.

Delle nostre origini contadine seppur recenti, resta solo una vergogna malcelata da una moltitudine di dialetti che  riusciamo solo vagamente a nascondere e che traspare a riprendere il ruolo che gli e’ stato conferito dalla sedimentazione di una cultura di tanti popoli.  Siamo il frutto di eventi storici millenari ma non siamo riusciti ad unificarci per un tempo superiore a quello di una partita di calcio.

Quando  un popolo si ritrova servo a non muovere un dito contro la distruzione di uno Stato indipendente, amico e confinante come la Yugoslavia e che li, invia  armi munizioni aerei e bombe cosa possiamo dire di essere diventati? Siamo complici di criminali. Noi non solo non siamo andati ad aiutarli ma li abbiamo bombardati, smembrati ed esautorati della loro sovranita’. Li abbiamo umiliati e vinti. Proprio non abbiamo ricordato quello che fecero a noi gli alleati con i loro bombardamenti per sostituirsi ai tedeschi. E come  gli iugoslavi trattiamo tutti gli alti popoli vinti con la frode e  l’infamia.

E le bandiere della pace? Vi ricordate le bandiere della pace? Dove sono finite? E’ triste e pericoloso non aver memoria. Cosa pensate che stiano a fare qui gli yankee? Cosa pensate che facciano nel nostro Paese con tutte queste spaventose armi di distruzione di massa, visto che non possono arrivare fino in Iran o in Russia?  Sono qui per noi cari amici, per tenere a bada noi con le buone o le cattive. Quando il popolo predone si trovera’ a corto di fondi e di uomini e avra’ il culo per terra, tocchera’ a noi volenti o nolenti fare la parte sua. Non ci sara’ una nazione amica che ci sosterra’. Non ci sara’ pieta’ come non ne abbiamo avuta noi con la Yugoslavia che ha avuto solo il torto di essere un paese non allineato, libero.

Ci siamo mobilitati un po’ per l’Afganistan, poi e’ arrivato l’Irak, poi il Sudan, poi il Kenia, poi la Somalia, poi L’Honduras, poi il Pakistan, poi lo Yemen e domani sara’ l’Iran. Continuano in ogni dove nei paesi arabi gli attentati agli sciti filo iraniani. Si devastano le moschee e ci fanno credere che siano i musulmani o estremisti indu’ ma sono di  quella al Qaeda made in CIA. Ce li propongono a noi gonzi, questi fatti, come se fosse logico pensare che so…per fare un esempio, che a far saltare le chiese possano essere dei cristiani… quando sappiamo bene che e’ un’altra religione che tanti interpretano in maniera criminale e sotto la quale si nascondono stragi di questo tipo.

Essere schiavi a casa nostra di una civilta’ dell’impostura che ci ha tiranneggiato fino ad oggi con la strategia del terrore prima,  con la dominazione finanziaria di rapina oggi, e’ proprio  l’umiliazione capitale. Ma noi siamo un paese ricco e grasso. Il nostro Domatore sa, che come  le bestie feroci con il ventre gonfio non combatteremo.

PS  Se qualcuno ha un’idea diversa che giustifichi il permanere di decine di migliaia di soldati in armi e il conseguente imponente sforzo economico degli occupanti in terra d’Italia me lo spieghi e saro’ contento di capire.

Pubblico qui di seguito qualcosina che bastera’ per farci una opinione definitiva; un articolo di Maurizio Blondet, tratto dal sito EFFEDIEFFE.COM sulla civilta’ che ci domina:

La civilta’ impostura Maurizio Blondet

Nessuno, nessun pensatore, analista o grande giornale prende atto dell’evidenza che si impone dopo il fiasco del vertice ambientalista di Copenhagen: l’immensa e ridicola divaricazione fra le ambizioni spropositate dei supposti padroni del mondo, e la loro plateale impotenza.

Era in programma «la riduzione all’80% delle emissioni», l’abbassamento di due gradi della temperatura del pianeta ” un compito di Dio, di cui l’umanita’ intera pareva pronta a farsi carico. A questo scopo, s’era progettato un controllo totalitario del mondo di una misura mai vista. Si e’ atteso miracolisticamente l’arrivo del presidente Obama per imporre a centinaia di Stati la nuova inedita governance mondiale. Ma Obama non e’ capace di imporsi nemmeno alla lobby americana della finanza speculativa, a cui non puo’ nemmeno consigliare di ridurre i bonus ai grassatori banchieri;  la lobby farmaceutica ha annullato la sua ambizione di imporre la sanita’ universale in USA, «riforma» che s’e’ trasformata in un regalo immenso alle assicurazioni private. La lobby israeliana l’ha umiliato, costringendolo a rimangiarsi tutti gli impegni a favore dei palestinesi.

Del resto, come si e’ potuto sperare che sotto il pretesto climatico attuasse il governo del mondo l’estremo rappresentante di una superpotenza allo stato terminale, governata da un capitalismo terminale e da interessi particolari potenti quanto suicidi, e in piu’ de-industrializzata e prigionera nella spirale di un debito mai visto nella storia, che ne fa il super-mendicante mondiale, dipendente dal suo grande nemico futuro, la Cina?

E’ di questa irrealistica speranza ” diramata e appoggiata all’unisono dai media occidentali ” che si deve rendere ragione: com’e’ stato possibile sottovalutare a tal punto l’evidenza dell’impotente Obama? Vuol dire che il mondo virtuale della propaganda e’ diventato un universo chiuso e totale, tanto da imporre la sua «narrativa» (insieme allarmistica e trionfalistica: «yes we can essere come dei, cambiare il clima») persino a se stesso?

Stiamo navigando a bordo di una nave che ci siamo fabbricati a forza di menzogne ufficiali, senza piu’ alcun contatto con la terraferma del mondo reale, quello delle forze e degli interessi veri, contrastanti e plurali, inconciliabili.

Di questo bisogna prendere coscienza, e non lo facciamo. Soltanto il sito Dedefensa ha il coraggio di nominare la questione, nelle sue dimensioni apocalittiche: bisogna superare la domanda se la civilta’ occidentale trionfa oppure se e’ in declino ” dicono gli autori ” per affrontare una ipotesi inaudita: «che non viviamo in una civilta’ caratterizzata nella sua stessa sostanza dall’impostura».

«Civilisation-imposture»: e’ il titolo che prendiamo a Dedefensa e facciamo nostro, perche’ non si puo’ descrivere meglio la rottura epocale in cui viviamo tutti.

Citiamo alcune frasi essenziali: «La nostra ipotesi e’ che la nostra civilta’ usurpa il termine di civilta’ e, peggio ancora, che non dovrebbe piu’ essere qui, nel suo posto di civilta’ trionfante».

Nel nostro sito ci siamo piu’ volte stupiti e scandalizzati del fatto che la pluralita’ e la liberta’ d’informazione occidentale, mai vista prima nella storia, dia come risultato una coltre di menzogna mediatica spessa e totale, senza spiragli, dove tutti i tabu’ dettati dall’alto sono rispettati «spontaneamente», e intimati con un’efficacia cosi minacciosa, superiore a quella dell’ex universo sovietico; e senza bisogno dei Gulag.

Anche Dedefensa si stupisce del «conformismo a cui s’e’ abituata la popolazione umana. La forza della complicita’ instauratasi tra il cittadino e la menzogna virtualista, che gli viene presentata come spiegazione del suo tempo, toglie il fiato».

Ma il sito belga aggiunge una diagnosi di questo fenomeno senza precedenti: la menzogna e’  inerente per se’ alla nostra «civilta’» (le virgolette sono d’obbligo) caratterizzata da «una potenza tecnologica» cosi immane, «da dissimulare la sua decadenza e perversione».

Ubriacata dalla immani tecnologie a sua disposizione, la «civilta’ occidentale mira niente di meno che all’incorporazione di tutta l’umanita’ in un’unica societa’, e al controllo di tutto quel che su terra, mare ed aria l’umanita’ puo’ sfruttare grazie alla tecnica occidentale moderna» (la frase, profetica, fu scritta da Arnold Toynbee nel 1945), ma cio’ che espande e diffonde a tutta l’umanita’ e’ nient’altro che il suo vuoto spirituale, la sua tragica capacita’ di «abbassare gli spiriti (di svuotarli di senso) via via che sono conquistati dall’ebbrezza della sua potenza meccanica» (1).

Un impero del Nulla, che riempie l’uomo di mezzi e lo affama dell’essenziale: il motivo per vivere; che impone l’assoluta anomalia storica di una civilta’ senza religione alcuna.

Applichiamo questa diagnosi alla situazione italiana: dovunque siamo circondati da neo-primitivi superdotati di cellulari, Gps, schermi piatti, connessioni, meccanismi iper-sofisticati di cui godono senza avere non dico qualche nozione tecnica sul loro funzionamento (per loro sono «scatole nere»), ma nessuna curiosita’ di apprenderne qualcosa. Gli occidentali sono selvaggi con l’osso nel naso, tatuaggi e orecchini, che possono andare in vacanza alle Maldive grazie a sistemi di trasporto aereo estremamente complessi, di cui non si preoccupano di sapere nulla. Non e’ un caso se nella politica italiana trionfino esponenti neo-primitivi, leghisti da «caccia all’immigrato» o dipietristi da «manette a tutti», e abbiano successo figure connotate da faciloneria (Berlusconi: come abbiamo spesso detto, e’  una conseguenza, non una causa dei nostri vizi), ed anti-berlusconismi neanderthaliani di brevissimo respiro: quando Berlusconi non sara’ piu’ sulla scena, si rendono quelli che lo odiano che si sgretolera’ la malcotta coalizione coagulata dall’anti-Salame? Che la fine del suddetto mostrera’ tutta l’impotenza a tenersi insieme di chi e’ senza il Nemico, e che ogni componente tornera’ a dilaniarsi all’interno, come ha sempre fatto l’alleanza delle «sinistre» col «centro istituzionale e moderato»?

Quanto all’altra parte, il «centro-destra» sta gia’ sgretolandosi nelle sue componenti primitiviste o fasulle, condannandosi a una pari impotenza e polverizzazione. Ogni discorso politico un po’ ragionevole ” D’Alema che propone una tregua per riformare qualcosa ” deve fare i conti con le strida e i cachinni di torme di trolls della politica, di ossessi con un’unica idea fissa, insomma di una societa’ in rivolta molecolare da cui e’ scomparsa ogni capacita’ di disciplina e di coesione, di finezza intellettuale,che non ha il minimo rispetto per la competenza e nella sua ignoranza impone e privilegia il semplicismo; che ignora i fondamenti del diritto, delle istituzioni, della democrazia, e li sta demolendo giorno per giorno; senza nemmeno accorgersi che intanto il potere sovrano e’ passato a commissioni europee non votate e non elette, di cui ignoriamo le mene e le trame perche’ i nostri «liberi» media non ce ne informano, perche’ l’Europa e’ «noiosa».
Ma questa cane’a italiana non e’ altro che la risultanza locale del grande fenomeno epocale che Dedefensa cerca di analizzare: la civilta’-impostura a livello planetario.

A questa civilta’ e’ inerente e necessaria la menzogna, proprio perche’ gli ignoranti sono «l’elettorato» che richiede di essere ingannato, che non solo non riconosce le menzogne ufficiali, ma le pretende.

Ebbene: anche la menzogna totale e’ arrivata al suo punto di rottura epocale, dice Dedefensa, «dopo l’11 settembre 2001». Da allora «gli avvenimenti messi in scena dal virtualismo (la «realta’ virtuale» americanista in cui vogliamo credere per non doverci guardare allo specchio) sono di una tale potenza che la stessa architettura dell’informazione e della comunicazione non basta piu’, e si assiste oggi insieme all’affermazione totale della necessita’ del virtualismo, e all’evidenza dei suoi limiti».

Un esempio? «La perpetua ‘guerra al terrorismo’ di Washington, artificio per preservare la sua potenza, si scontra con l’impossibilita’ di imporre questa visione virtualista al resto del mondo; sicche’ il resto del mondo si allontana di fatto dalle tesi americane e dalla loro rappresentazione».

Il Credita’ Suisse viene multato da Washington perche’ ha disobbedito all’embargo decretato dagli americani di commerciare con l’Iran; ma la Cina consolida le sue relazioni commerciali e industriali con l’Iran, e Washington non puo’ farci niente, perche’  dipende dalla buona volonta’ di Pechino, suo massimo creditore e fornitore, per spacciare i suoi titoli di debito. Arroganza mondialista totalitaria e impotenza reale, ogni giorno piu’ chiara: la cui evidenza viene coperta dalla menzogna mediatica, in piena e cosciente complicita’.

Altro che Terzo Reich. Qui viviamo sotto un Quinto Reich sfiatato, che pero’ riesce a imporre la sua menzogna e il suo potere perche’ noi ” gli altri occidentali ” la accettiamo e la invochiamo.

Il Quinto Reich agli sgoccioli, come ogni Reich, ha bisogno di inventarsi un nemico per giustificare la propria mobilitazione. E l’ha tentato dopo l’11 settembre, con i risultati che vediamo in Afghanistan, in Iraq e in Pakistan. In ogni caso, il nemico terminale dell’impero terminale e’ stato identificato nell’Islam (Calderoli, Maroni, Bossi e gli altri neo-primitivi «di destra» applaudono: «niente moschee», «sono diversi da noi, il loro cibo ha un odore che non mi piace»: il livello zero del razzismo e’ quello olfattivo).

Ma il fatto piu’ tragico lo nota Dedefensa. Non e’ solo che «il sistema non ha piu’ un nemico disponibile che gli consenta di fare una vera  guerra mobilitatrice» di tutte le sue energie ” come avvenne quando si indico’ il Male Assoluto nei regimi fascisti in Europa e in Giappone. Adesso, il sistema «e’ cosi decrepito che non sarebbe piu’ in grado di produrre efficacemente i volumi di armamenti per una vera guerra», come quella che oppose gli USA e i suoi alleati contro il Terzo Reich tedesco e il Giappone.

Gia’. Proviamo a ricordare che cosa fu quella ultima, «vera guerra». I milioni di cittadini mobilitati da una parte e dall’altra per il fuoco e la morte, le battaglie navali oceaniche con decine di migliaia di morti americani per un pezzo di spiaggia in Normandia e di un’isoletta del Pacifico. E dall’altra parte, l’accanita sovrumana capacita’ di battersi e resistere a guerra perduta, le divisioni tedesche annichilite in Russia, gli italiani e i tedeschi ad El Alamein, i kamikaze giapponesi. Proviamo a ricordare ” soprattutto ” la mobilitazione di tutte le capacita’ industriali e scientifiche (il fiore piu’ raro della civilta’ occidentale) che vi s’impiegarono; la somma di genialita’ e di idee originali, fiore dell’intelletto occidentale, che impegnarono chimici, fisici, organizzatori industriali, per cui le nazioni entrarono in guerra con aerei e mezzi da prima guerra mondiale e finirono con caccia a reazione, bombe atomiche, missili, radar, migliaia di carri armati sempre piu’ veloci e potenti che s’avventavano gli uni contro gli altri. Il Giappone, storicamente povero, varo’ allora centinaia di portaerei, oggi non ne ha nessuna.
Facciamo il confronto con la «guerra» d’oggi. «Il bilancio della difesa USA tocca quasi i mille miliardi di dollari (quanto la somma degli armamenti dei cinque Paesi piu’ potenti che lo seguono, superiore ai mezzi usati per la seconda guerra mondiale) eppure fa fatica a racimolare 30 mila uomini in piu’ per l’Afghanistan; e ci mettera’ piu’ di un anno a dispiegarli».

Un anno e piu’: fate il confronto con il fulmineo dispiegamento dell’Afrika Korps e di tutti i suoi mezzi corazzati, con la rapidissima distesa di reti ferroviarie per rifornire le armate tedesche in Russia, mentre d’altro canto l’industria USA era in grado fornire interamente l’armamento al regime di Stalin, oltreche’ il suo proprio armamento e quello degli inglesi.

Rileggetevi le note di Speer: «La produzione di pezzi per i mezzi corazzati venne quintuplicata dal 1940 al 1944, e la loro capacita’ combattiva quasi ottuplicata, ottenendo nello stesso tempo, grazie a geniali razionalizzazioni, un risparmio della manodopera addetta ai mezzi corazzati del 79% e del 93% nell’impiego di acciaio. Nel 1941 la Germania produsse 1.918 locomotive; nel 1942, ne produsse 2.637; nel 1943, sotto i bombardamenti incessanti dei suoi impianti industriali, ne produsse 5.243». E l’aviazione? I primi caccia entrati in guerra avevano motori a scoppio e non superavano i 380 chillometri-ora; poi furono le turbine, e ultimi i motori a reazione, a mille all’ora. E le V1, e le V2.

Qualunque giudizio noi faciloni (moralisti per primitivismo) diamo di quei regimi opposti, una cosa e’ chiara: erano capaci di mobilitare risorse spirituali che oggi non possiamo nemmeno immaginarci; risorse dei corpi e della mente, il massimo dell’acutezza intellettuale. Quella generazione combatte’ «sapendo perche’», era uno scontro tra due diverse visioni della civilta’.

Quel che succede oggi alla «superpotenza americana» e’ ben illustrato dal  blocco del costosissimo F-35, Joint Strike Fighter il supercaccia che gli USA, come l’ha descritto una informazione di «France Me’tallugie»:

La fabbricazione degli F-35 ha il suo collo di bottiglia in certe presse, che servono a plasmare certe parti di alluminio della fusoliera. Parti di forma complessa e lunghe anche piu’ di tre metri. La Lockheed, che ha il ruolo di capo-contratto, ha demandato la formazione di questi pezzi  alla multinazionale dell’alluminio Alcoa. Il fatto e’ che la Alcoa ha una sola di queste presse da 25 tonnellate, e ha speso 100 milioni di dollari per rammodernarla; infatti, questa pressa e’ stata costruita negli anni ’50, e gli americani la copiarono, con gran fatica date le difficolta’ tecniche che presentava, da «un modello tedesco della seconda guerra mondiale». C’e’ anche un’altra pressa del genere in USA, che non e’ detto dove sia finita.

Conclusione della rivista metallurgica: «Cio’ significa che l’aereo americano piu’ tecnicamente avanzato sara’ fatto usando un impianto che e’ vecchio di oltre cinquant’anni e a suo tempo fu considerato una realizzazione storica dell’ingegneria americana. Cio’ dice che USA e altri Paesi (perche’ l’F-35 lo vogliono vendere ad altri Paesi, a cui hanno affidato parti della fabbricazione) non potranno accrescere la produzione di tali presse (e dell’aereo) date le limitazioni di capacita’ industriali cruciali. E’ in qualche modo il testamento dell’ingegneria industriale moderna il fatto che questo impianto esista ancora dopo mezzo secolo e sia il solo disponibile per il programma. E dice che sara’ arduo accrescere il ritmo di produzione del Joint Strike Fighter». (La panne de la presse d’ALCOA freine le programme du chasseur F-35 de l’US Air Force )

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L’avanzatissimo F-35: non si puo’ costruire in massa perche’ ci sono solo due presse nel mondo per forgiare le parti essenziali in alluminio

Gia’: pensate se l’Occidente dovesse condurre una vera guerra, contro veri nemici come i tedeschi e i giapponesi dell’altro conflitto. Pensate se fosse necessario accelerare la produzione di F-35 a centinaia, a migliaia di esemplari: l’unica superpotenza rimasta dipende da due presse di cinquant’anni fa, copiate dai nazisti, e che apparentemente ha perso la capacita’ tecnica di costruire. Non a caso gli USA e gli israeliani si scelgono «nemici» che sono sicuri di schiacciare, la fantomatica «Al Qaeda», Hamas, i talebani scalzi armati di RPG.

Ma gia’ coi guerriglieri afghani sono in difficolta’. La civilta’-impostura fatica a mettere in linea 30 mila uomini, e ” dopo aver tanto propagandato il pericolo estremo rappresentato dal «terrorismo globale» ” non osa chiamare la popolazione, coerentemente, alla mobilitazione totale. Perche’ sa che la risposta sarebbe la rivolta e la diserzione di massa: i cittadini-conformisti hanno fatto propria l’impostura ufficiale, credono al «terrorismo islamico»: ma, beninteso, non fino al punto da accettare di veder richiamati i loro figli alla leva di massa. Accettano la menzogna virtualista, ma nel sottofondo delle coscienze la sanno mentitrice. In mancanza di patrioti, si rimettono in auge i mercenari, con cui ” come gia’ diceva Machiavelli ” le guerre si perdono, perche’ lo stipendio non e’ una motivazione sufficiente per l’estremo sacrificio.

Gia’ questo solo fatto rivela l’orribile arretramento del pensiero (militare in questo caso), analogo all’arretramento tecnologico che non consente di moltiplicare le presse Alcoa. L’arretramento e’, radicalmente, degli intelletti e dello spirito.

S’intende che i talebani o gli Hezbollah non saranno mai abbastanza superiori da infliggere al virtualismo americanista una sconfitta storica, sicche’ gli occidentali possono occupare
l’Afghanistan per altri dieci anni, estendere la loro guerra al Pakistan, bombardare l’Iran e continuare ad imporre la volonta’ di potenza americanista indefinitamente, almeno fino a quando il numero dei militari suicidi non assottigliera’ i corpi in modo intollerabile. Le portaerei e i missili intercontinentali sono ancora li, abbastanza da compiere aggressioni dal cielo e da dissuadere avversari potenziali piu’ potenti.

E’ per questo che gli autori di Dedefensa affermano che questa civilta’ mondiale «usurpa il termine di civilta’ e non dovrebbe essere qui».

Con cio’, affrontano lo snodo piu’ tragico dell’attuale nostro tempo. Non solo la «nostra potenza tecnica dissimula la nostra decadenza e perversione». Il fatto piu’ radicalmente grave, dicono, e’ che la nostra civilta’-impostura «ha acquisito una potenza abbastanza grande da interrompere il ciclo delle civilta’».

Che cosa significa? Ancora una volta sulla scorta di Toynbee, grande teorico della storia comparata delle civilta’, mostrano che la decadenza di una civilta’ ne ha lasciato sorgere una successiva, sua erede e sua innovatrice e vivificante dei resti smorti della prima. Quando l’impero romano  comincio’ a cedere davanti alla pressione congiunta dei barbari dal nord e dei Parti dall’est, e soprattutto a piegarsi davanti alle complessita’ di gestione di un impero troppo vasto, nutri tuttavia nel suo seno i semi della civilta’ cristiana, e lascio’ che le succedesse. Toynbee enumera un’altra mezza dozzina di civilta’ che, declinando, hanno lasciato spazio a un’altra, che comincia da un germe spirituale.

«In Estremo Oriente per esempio l’impero T’si e Han svolge la parte dell’impero romano mentre il ruolo della Chiesa cattolica vi e’ svolto dal buddhismo mahayana».

Oggi, diceva Toynbee gia’ nel 1945, non e’ piu’ possibile. La potenza tecnologica anglo-americana sopprime questo ricambio cosi essenziale per l’umanita’. Una civilta’ radicalmente illegittima e decrepita continua l’occidentalizzazione del mondo intero, puo’ ancora pretendere di estendere il suo controllo sulla natura del pianeta ” ultimo sogno totalitario ” e di «espandere la democrazia» uccidendo le civilta’ organiche, e proclamare «la fine della storia», mentre espande il suo vuoto spirituale. I Parti e i barbari germani combattevano ad armi pari con le legioni di Roma; fu ancora possibile sconfiggere Hitler e la sua visione del mondo. Oggi la disparita’ e’ tale, che gli avversari potenziali dell’americanismo (Cina? Russia?) sentono che il prezzo di una guerra per portare a termine la pseudo-civilta’ terminale di lingua inglese sarebbe troppo alto in distruzioni.

E cosi, il sistema sopravvivera’ aggiungendo un piu’ spesso strato alla sua menzogna totale, espandendo le sue guerre non-vere, passando in Afghanistan, Pakistan ed Iran da «non-sconfitta» a «non-sconfitta» nello stesso senso in cui Dracula il Vampiro si denominava «il non morto», per semplice mancanza di nemici decisivi?

Un analista americano, Charlie Cook, coglie l’arroganza della sua non-civilta’ e la sua fragilita’ occulta in una frase: il nostro problema non sono i lupi alla porta, ma le termiti che smangiano silenziosamente le nostre fondamenta dall’interno.

«Sfortunatamente il nosto sistema e’ costituito piuttosto per affrontare i lupi»; ci armiamo e super-armiamo, spendendo fortune per un nemico «esterno» che non osera’ mai attaccare, e facciamo finta di non sentire le termiti che ci distruggono la casa dall’interno: i banchieri, Wall Street, i consumi idioti e l’ingigantirsi del debito con l’insolvenza dietro l’angolo; la droga, lo sfaldamento della famiglia, la denatalita’; l’insubordinazione permanente e corpuscolare delle societa’; la burocratizzazione, il vuoto spirituale aggressivo, la cecita’ arrogante, la discordia fra «alleati» occidentali ben visibile nelle divisioni della NATO davanti al nemico guerrigliero afghano.
E’ completo l’elenco delle termiti? Il destino della civilta’-impostura e’ di sfaldarsi irreversibilmente, senza che un’altra civilta’ prenda il suo posto?

Toynbee  spero’ nella penetrazione del buddhismo in Europa; poi, (in un saggio del 1947) indico’ ipoteticamente nell’Islam un possibile successore della «civilta’ tecnologica di lingua inglese», per motivi curiosi: la sua devozione, la sua universalita’, la sua mancanza di razzismo (secondo lui, il motore occulto dell’imperialismo britannico)…/p>

La cosa irritera’ molti lettori; anche Toynbee si attendeva grida di rifiuto davanti a questa ipotesi: come, il musulmani? Cosi arretrati, cosi «incivili», cosi avversi alla «promozione della donna», cosi privi di armamenti, di satelliti e di missili? Certo, scrive, «possiamo immaginare che un erodiano come Ataturk (il laicista in un Paese islamico) e un arci-fondamentalista come il gran Senusso si troverebbero d’accordo con i colonialisti occidentali per esclamare: ‘Come si puo’ attendere dal fellah egiziano e dallo hamal (facchino, da cui il genovese «camallo») di Costantinopoli il piu’ piccolo contributo creatore alla civilta’ futura?».

Attenzione, dice Toynbee: esattamente allo stesso modo, «all’alba dell’era cristiana, Erode Antipa (il miscredente Ataturk dell’epoca) e il rabbino Gamaliele (il fanatico fondamentalista maestro talmudico) si sarebbero trovati d’accordo con un (detestato) governatore romano come Gallione nel domandarsi con uguale ironia: ‘Che cosa puo’ uscire di buono da Nazaret?’. Alla luce della storia, possiamo chiamare la loro ironia un ridicolo errore, se prendiamo come criterio del bene la manifestazione della potenza creatrice». (Le “choc de la civilisation occidentale”, ” un demi-sie’cle avant Huntington, par l’Anglais Arnold Toynbee)

Sessant’anni dopo questa profezia, l’occidentalismo in tutte le sue forme terminali ” leghisti razzisti   o «illuminati» radicalchic impegnati nella «lotta all’escissione femminile», razzisti israeliani e militaristi americani, laicisti e cristianisti e buoni cattolici ” si trovano stranamente d’accordo nel giudicare l’inferiorita’ dei musulmani e negar loro ogni contributo alla civilta’; e tutti d’accordo a bombardarli, a bruciarli, a negar loro diritti, ad espellerli, a pretendere dai loro immigrati «il giuramento di lealta’», «l’accettazione dei nostri valori» ” tutti segni che ne hanno una paura  terribile, incoercibile, paranoica, del tutto sproporzionata alla loro debolezza militare.

E non ricordano che gia’ un’altra volta la «potenza creatrice», unico criterio del bene, suscito’ una civilta’ non dalle teste pensanti, ma dal semplice sangue versato di gente semplice.

1) Arnold Toynbee (1889-1977) e’ il piu’ celebre studioso in lingua inglese di storia comparata delle civilta’, del loro sorgere e del loro declino (sulla stregua di Spengler, ma ovviamente con piu’ successo); intellettuale di vastissima cultura, poliglotta, fu arruolato nell’Intelligence Service come arabista. La sua opera capitale e’ il monumentale «A Study of History», in sei volumi; un lavoro che fu criticato, per certo meccanicismo e dilettantismo «britannico-liberal», da Ortega y Gasset («Una interpretazione della storia universale», Sugarco, 1978) che consigliamo vivamente. Gli scritti a cui il sito Dedefensa si ispira sono nel volume «Civilta’ alla prova» (1948), dove Toynbee raccolse diversi saggi e conferenze sulla storia scritti dal ’45 al ’47. Uno di questi saggi si intitola profeticamente «L’Islam, l’Occidente e l’avvenire») ed e’ del 1947. Un altro dei saggi si intitola «Incontro di civilta’» ed e’ di preziosa lettura nell’epoca in cui l’americanismo ha decretato «lo scontro di civilta’»: «Gli storici futuri (scriveva Toynbee) diranno che il grande avvenimento del XXmo secolo fu lo scontro della civilta’ occidentale su tutte le altre societa’ viventi del mondo d’oggi. Diranno che questo scontro fu cosi potente e penetrante da sconvolgere le esistenze di tutte le sue vittime, intaccando nel modo piu’ intenso i comportamenti, gli orizzonti, i sentimenti e le credenze di uomini,…e  toccando nelle anime umane delle corde insensibili alle forme puramente materiali, per quanto pesanti e terrificanti esse siano»


(Tratto da: http://www.stampalibera.com)

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