Europe 2020, le previsioni

Insolvenza degli stati – GEAB 40

Primavera 2010 – Nuovo punto di flessione della crisi sistemica globale

(Trad. di G.P. per ripensaremarx)

Quando il cappio dei disavanzi pubblici strangolera’ gli Stati e i sistemi sociali occidentali
Secondo LEAP/E2020, la crisi sistemica globale conoscera’ un nuovo punto di flessione da partire dalla primavera del 2010. Infatti, in questo periodo, le finanze pubbliche dei principali paesi occidentali diventeranno ingovernabili perche’ sara’ simultaneamente ovvio che nuove misure di sostegno all’economia si imporranno in base al fallimento dei vari stimoli del 2009 e che l’ampiezza dei disavanzi di bilancio proibira’ una nuova spesa significativa.

Se questo “cappio” dei disavanzi pubblici che i governi si sono volontariamente messi attorno al collo nel 2009, rifiutando di fare assumere al sistema finanziario il prezzo dei suoi difetti, pesera’ molto sull’insieme delle spese pubbliche, esso influira’ particolarmente sui sistemi sociali dei paesi ricchi impoverendo sempre piu’ la classe media ed i pensionati, lasciando i piu’ svantaggiati alla deriva.

Parallelamente, il contesto di insolvibilita’ di un numero crescente di stati e di Comunita’ locali (regioni, province, stati federati) comportera’ un doppio fenomeno paradossale di risalita dei tassi d’interesse e di fuga dalle valute in direzione dell’oro.

Dinanzi all’ assenza di una alternativa organizzata ad un dollaro US sempre piu’ debole e per trovare una alternativa alla perdita di valori dei buoni del tesoro (in particolare americani), le banche centrali del mondo intero dovranno in parte “riconvertirsi all’oro”, il vecchio nemico della riserva federale US, senza poter ancora dichiararlo ufficialmente.

Essendo la scommessa della ripresa ormai persa dai governi e dalle banche centrali, questo punto di flessione della primavera 2010 rappresentera’ l’inizio del trasferimento massiccio dei 20.000 miliardi USD di “asset fantasma” verso i sistemi sociali dei paesi che li hanno accumulati.

In questo GEAB N°40, il gruppo di LEAP/E2020 sviluppa le sue analisi su questi vari argomenti presentando una valutazione dettagliata delle sue anticipazioni per il 2009 che hanno ottenuto uno score generale del 72%. (maggiori informazioni nelle prossime parti, NDFC)

Infine, i nostri ricercatori espongono le loro raccomandazioni, di questo mese in particolare: settore immobiliare commerciale, valute e redditi degli espatriati.

Insolvenza degli Stati
L’ attualita’ si e’ rapidamente incaricata di rafforzare l’anticipazione del GEAB N°39 che segnalava come il 2010 sarebbe stato un anno segnato da tre tendenze tra cui l’insolvibilita’ di Stato: da Dubai alla Grecia, passando per i discorsi sempre piu’ ansiosi delle agenzie di rating sui debiti americani e britannici, o con il bilancio draconiano approvato dall’Irlanda e le raccomandazioni della zona euro per il controllo dei disavanzi pubblici, l’incapacita’ crescente degli stati da far fronte ai loro debiti ha occupato le prime pagine dei mass media.

Tuttavia, nell’ambito di quest’agitazione mediatica, le informazioni non hanno lo stesso valore: alcune sono soltanto elucubrazioni “sul dito” del proverbio
cinese, altre trattano realmente della luna. Al capitolo delle elucubrazioni “sul dito”, questo comunicato pubblico del GEAB N°40 presenta il caso delle analisi su Dubai e sulla Grecia.

Dubai: un chiaro esempio di cio’ le banche considerano “asset sicuri”
per quanto riguarda Dubai, si legge e si sente quasi ovunque nei media mainstream che, in fondo, non e’ realmente una questione di bancarotta dello stato, perche’ l’emirato non ha fatto default; solo i settori immobiliare e finanziario sono incapaci di rimborsare i creditori.

Questo sarebbe vero se Dubai fosse qualcosa in piu’ oltre che l’immobiliare. Il problema e’ che Dubai non e’ altro che quello, decorato con asset che hanno valore reale che stanno per essere venduti per gestire una piccola parte del debito accumulato dal clan che dirige l’emirato.

Considerata la scarsa qualita’ delle costruizioni, la mancanza di manutenzione che la bancarotta sta per causare in modo inevitabile, e l’esodo della popolazione straniera, siamo dell’avviso che il mercato delle proprieta’ immobiliari di Dubai fara’ una svolta secolare verso un prezzo medio di zero euro per metro quadrato.

L’inaugurazione di Burj Dubai, il piu’ alto grattacielo del mondo, il prossimo 4 Gennaio segna, senza alcun dubbio, la fine del “Mito di Dubai”, simbolo della globalizzazione di questi ultimi 30 anni: e’ una specie di gigante pietra tombale per Dubai e per questa globalizzazione allo stesso momento. Secondo LEAP / E2020, ci saranno molti cadaveri che ci finiranno sotto: banchieri, promotori immmobiliari e sviluppatori, che hanno partecipato al Mito di Dubai e si sono trovati nella tempesta.

Chiunque (in particolare le banche inglesi che detengono meta’ del debito dell’emirato) oggi nega di essere esposto in modo significativo allo stop dei pagamenti; esattamente come, ieri, negavano che Dubai World fosse seriamente colpita dalla crisi, o che Dubai non avrebbe avuto necessita’ di essere sostenuta completamente dal suo ricco vicino, Abu Dhabi. Tra molti mesi, che piaccia loro o meno, queste stesse banche (HSBC, RBS, Barclays) e le aziende stanno per riconoscere una parte del debito di Dubai da 100 miliardi.

Infine, la bancarotta di Dubai ci informa della vera posizione dei bilanci delle banche. Infatti, fino al mese scorso, gli asset di Dubai erano considerati “sicuri”. Il LEAP/E2020 crede che il 2010 mostrera’ che le banche detengono ancora una quantita’ di “asset sicuri” di questo tipo nei loro bilanci.

Crisi del debito greco: Piccolo problema per Francoforte ed avvertimento rigoroso per Washington e Londra
Veniamo alla Grecia.
Qui, si ritrova una tematica simile a quella che il nostro gruppo aveva denunciato
nella GEAB N°33, nel marzo 2009, nel momento in cui la stampa trasmetteva in maniera massiccia l’idea che l’ Europa dell’est conduceva il sistema bancario europeo e l’Euro in una crisi maggiore.

Avevamo allora spiegato che questa “informazione” non riposava su nulla di credibile e che non era che un tentativo deliberato da parte di Wall Street e della City di far credere ad una frattura dell’UE e d’infondere l’idea di un rischio “mortale” gravante sulla zona euro, facendo passare, senza discontinuita’, informazioni false “sul rischio bancario venuto dall’Europa dell’est” e tentando di stigmatizzare una zona euro “prudente” di fronte alle misure “volontaristiche” americane o britanniche.

Uno degli obiettivi e’ anche di tentare di deviare l’attenzione internazionale dall’aggravarsi dei problemi finanziari di New York e Londra, indebolendo la posizione europea alla vigilia del vertice del G20.
Il caso greco e’ abbastanza simile.
Non che non ci siano crisi delle finanze pubbliche greche (e’ reale), ma le sue conseguenze supposte sulla zona euro sono sopravvalutate mentre questa crisi indica una tensione crescente attorno ai debiti sovrani, tallone d’ Achille degli Stati Uniti e del Regno Unito.

Innanzitutto, occorre ricordare che la Grecia resta il paese per eccellenza che ha male gestito la sua adesione all’ Ue.

Dal 1982, i diversi governi non hanno fatto che utilizzare l’Ue come una fonte inesauribile di sovvenzioni, senza mai riuscire a modernizzare le strutture economiche e sociali del paese.

Con quasi il 3% del PIL che proviene direttamente da Bruxelles nel 2008, la Grecia e’ in realta’ un paese sotto aspersione europea quasi da trenta anni. Il deterioramento attuale delle finanze
pubbliche del paese non e’ dunque che una tappa supplementare in una lunga evoluzione.

I responsabili della zona euro sapevano da tempo che il problema greco sarebbe emerso un giorno. Ma il paese pesa il 2,5% del PIL della zona euro (e l’1,9% di quello dell’Ue), siamo lontani da un grave pericolo gravante sulla moneta unica europea e sulla zona euro.

A titolo d’ esempio, l’insolvibilita’ della California (12% del PNL US) e’ infinitamente piu’ portatrice di destabilizzazione del dollaro e dell’economia americana.


D’ altronde, poiche’ si trova spesso sotto le stesse penne un elenco esauriente di tutti i paesi della zona euro che fanno fronte ad una grave crisi delle loro finanze pubbliche (Spagna, Irlanda, Portogallo ai quali aggiungiamo la Francia e la Germania), occorre essere precisi ed indicare che negli Stati Uniti, oltre allo stato federale tecnicamente in fallimento se la FED non avesse stampato dollari in quantita’ illimitata per comperare direttamente ed indirettamente buoni del tesoro emessi in proporzioni identiche, ed oltre alla California (stato piu’ ricco dell’ Unione che pencola sul bordo del pozzo da mesi), si trovano ormai 48 stati su 50 in disavanzo di bilancio crescente.

Come riassume il titolo di un editoriale del 14 dicembre di Stateline, il sito americano specializzato sugli stati e le Comunita’ locali US, “degli scenari d’incubo ossessionano gli stati”, e’ l’insieme degli stati degli Stati Uniti che ha timore di essere insolvibile nel 2010/2011.

E la zona euro, che ha le piu’ importanti riserve d’oro del pianeta, raccoglie anche paesi che hanno accumulato eccedenze di bilancio fino all’anno scorso, un commercio estero sempre eccedentario ed una banca centrale che non ha trasformato il suo bilancio in un serbatoio di attivi “marci o fantasma” (come fa la FED da 18 mesi).

Dunque, se la crisi delle finanze pubbliche greche indica qualcosa, non si tratta tanto della situazione della Grecia in se’ o di una problematica specifica per la zona euro, ma si tratta di un problema piu’ generale che peggiorera’ fortemente nel 2010: il fatto che le obbligazioni di stato formano ormai una bolla sul punto di esplodere (piu’ di 49.500 miliardi USD a livello mondiale, cioe’ un aumento del 45% in 2 anni).

La degradazione delle valutazioni effettuate dalle agenzie americane di rating nel battistrada della crisi di Dubau¯ segnalano che, come sempre, queste agenzie non sanno (o non possono) anticipare questo tipo di evoluzione. Ricordiamo che esse non avevano visto nulla nella crisi dei subprimes o nel crollo della Lehman Brothers ed AIG, ne’ d’ altronde in quello di Dubai.

Poiche’ sono dipendenti dal governo US, non possono naturalmente mettere direttamente in
discussione il duetto nel cuore del sistema finanziario attuale (Washington e Londra). Tuttavia,
indicano la direzione da dove verra’ la prossima grande scossa, dalle obbligazioni di Stato¦ ed in
questo settore, i due stati piu’ esposti sono gli Stati Uniti ed il Regno Unito.

u, del resto, molto istruttivo constatare che il discorso di queste agenzie evolve sottilmente. In alcune settimane si e’ passati dalla sempiterna spiegazione secondo la quale la qualita’ intrinseca delle economie e della gestione di questi due paesi eliminava ogni rischio di insolvenza da parte dei loro rispettivi governi ad un richiamo che sarebbe necessario dal 2010 per dimostrare questa qualita’ e queste attitudini di gestione per conservare la famosa tripla A che permette di prendere in prestito a costo inferiore.

Se anche le agenzie di rating iniziano a richiedere prove, vuol dire che le cose vanno realmente molto male.

Per concludere sul caso greco, il nostro gruppo considera la situazione attuale triplicemente positiva per la zona euro:

  • essa costringe a considerare seriamente le misure di solidarieta’ da attuare in questo tipo di situazione. Gli osservatori cosi dovranno fare una scelta chiara: sia che trattino la Grecia come un paese isolato, sia che la trattino come una componente della zona euro. Ma non possono fare le due cose allo stesso tempo, addizionando la debolezza di una Grecia isolata con un indebolimento della zona euro a causa della Grecia
  • obbliga le autorita’ greche a fare un’operazione verita’ sullo stato delle finanze del loro paese permettendo all’ Ue di spingere le riforme necessarie in particolare per ridurre fortemente la corruzione e il clientelismo endemici
  • essa dovrebbe servire da esempio ai governi europei (ed altri) che manipolano sempre piu’ le statistiche economiche e sociali, dimostrando che queste manipolazioni non fanno che immergere di piu’ i paesi nella crisi.

Siamo ahinoi piu’ dubbiosi su quest’idea che altri dirigenti seguirebbero l’ esempio del primo ministro greco; in ogni caso non prima di cambiamenti di governo nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Francia o in Germania ad esempio.

Il grande dilemma occidentale nella primavera del 2010

La gestione dei disavanzi di bilancio rispetto a nuovi piani per rilanciare l’economia

Come abbiamo mostrato in precedenza, secondo il nostro team, nella primavera del 2010 i principali Stati occidentali (e i loro finanziatori, vale a dire gli acquirenti dei loro crediti e / o delle loro valute) stanno per essere messi di fronte ad un terribile dilemma:

  • o si cerca un altro piano per rilanciare l’economiacon fondi pubblici, al fine di evitare che l’impatto della riduzione degli stimoli statali si traduca in una nuova caduta dell’attivita’ economica e conseguentemente, consentendo ai disavanzi pubblici di superare i livelli sostenibili (soprattutto in termini di debito di valuta e dicredibilita’ del paese interessato)
  • oppure ridurranno il deficita’ pubblico che ha, in tutto il mondo, raggiunto livelli incompatibili con la credibilita’ finanziaria dei Paesi (queste sono le famose rating AAA tanto amate dalle grandi nazioni occidentali perche’ permettono loro di prendere in prestito denaro a costo minore), ma privandosi della possibilita’ di stimolare le loro economie, poiche’ ancora una volta al momento nessun altra fonte di crescita e’ a disposizione.

La prossima primavera sara’ il momento decisivo su questo tema per ogni paese e, soprattutto, il momento in cui i primi risultati riguardanti sia il successo di questi piani di stimolo, sia la rilevanza delle politiche di controllo del deficita’ saranno disponibili: il debito sovrano e le valute subiranno dirette e brutali conseguenze.

Al fine di comprendere le dimensioni del problema dei paesi occidentali del debito pubblico, la rivista The Economist ha preparato un grafico particolarmente brillante.

Giappone, stimolo bis

Il Giappone ha gia’ deciso un secondo stimolo (81 miliardi di dollari), mentre prova a tagliare le spese che hanno il minimo impatto.

Dopo piu’ di venti anni di piani di stimolo, il Giappone e’ diventato maestro nell’arte della gestione di fondi pubblici, senza avere molto da mostrare, ad eccezione di un debito pubblico astronomico (quasi il 200% delle previsioni di PIL per il 2010).

Questa volta il nuovo governo giapponese sta cercando di non investire in progetti di infrastrutture (come i progetti precedenti, che hanno coperto il paese negli edifici, ponti e autostrade di dubbia utilita’),e invece cerca di favorire gli investimenti sociali per ridare potere d’acquisto alle classi medie.

Si tratta di una scommessa intelligente, ma che continua a spingere il debito giapponese verso livelli pericolosi,soprattutto in termini di costo per le generazioni future,e che espone il paese a un rischio permanente per il suo crescente debito.

Germania, Francia
Per piu’ di un anno la Germania ha oscillato tra i programmi di stimolazione e di controllo dei disavanzi pubblici. A medio termine, i vincoli costituzionali in materia di controllo del deficita’ di bilancio limiteranno il rischio di deriva.

u improbabile che questa situazione sviluppera’ in modo significativo lo sviluppo nei prossimi mesi anche se, come altri paesi della zona euro, il nuovo governo autorizza un aumento superiore al 5% nel deficita’ di bilancio nel 2010.

Ma con un debito che raggiunge “solo” il 78% del PIL nel 2010, la Repubblica Federale appare come il pilastro responsabile della zona euro.

Questa finanziaria e’ stata definita la peggiore a partire dal 1945 e si tradurra’ in una massiccia vendita di Bund (buoni del Tesoro tedesco), per un importo complessivo al di sopra del record 2009 di 329 miliardi di euro.

La Francia, con il suo « grosso prestito», non tenta nemmeno un piano di stimolo.

Sta solo cercando di dotarsi dei mezzi finanziari per calmare la crisi sociale che comporta la battuta d’arresto nel 2009 del piano di stimolo, ora programmato per il 2010, evitando con ogni mezzo che i fondi spesi si aggiungano al debito nazionale.

Costituito da investimenti strategici a lungo termine per l’istruzione e la ricerca, e presumibilmente fuori bilancio, questo grosso prestito (che essendo di solo 35 miliardi di euro, e’ grande solo nel nome) copre solo manovre politiche ed e’ una fonte di profitti solo per le banche che lo emetteranno.

u chiaro che Bruxelles e le agenzie di rating includeranno, in ogni caso, questo prestito nelle loro valutazioni dei deficita’ pubblici e di indebitamento del paese. Il premio che lo Stato paghera’ per questo prestito, sara’ aggiunto ai quasi 60 miliardi di interessi che la Francia sta gia’ pagando per il suo debito pubblico.

Si tratta di una scelta a breve termine per eccellenza, che cerca solo di gestire le conseguenze sociali della crisi, a scapito di passi strutturali e piu’ duraturi. Per riassumere, e’ puramente e semplicemente uno spreco che non raggiunge l’obiettivo neppure per quanto riguarda il mantenimento della pace sociale,considerando le dimensioni delle conseguenze della mancanza di ripresa economica.

La situazione reale della Francia sara’ sicuramente peggiore tra ora e la fine del 2010 e chiaramente sara’ piu’ indebitata (quasi il 120% del PIL).

UK, Irlanda
Il Regno Unito si e’ chiaramente trovato sotto il controllo del FMI …senza ammetterlo.

La pre-relazione di bilancio presentata dal Cancelliere dello Scacchiere, Alistair Darling, e’ una miscela di aumento delle tasse (anche per i bonus dei banchieri) e gravi tagli alla spesa pubblica. Il Regno Unito e’, in effetti, minacciato da una spirale incontrollabile di debito come l’OCSE sottolinea.

La dimensione del suo sostegno per la City in evidente difficolta’ e’, in gran parte, responsabile di questo rapido ed esponenziale deterioramento (che spinge il deficita’ verso il 160% del PIL nel 2010).

Questa spirale del debito impedisce,naturalmente, ogni tentativo di un nuovo piano di recupero per l’economia britannica. Tuttavia, le restrizioni di bilancio annunciate dal governo di Gordon Brown non sono sufficienti, anche senza un nuovo piano di recupero.

Dopo le elezioni del prossimo giugno, il prossimo governo (molto probabilmente Conservatore), dovra’ eliminare interi settori della spesa pubblica britannica, se il paesevuole mantenere la sua credibilita’ creditizia internazionale: sanita’, istruzione, difesa, ricerca,benefits …tutti questi settori saranno colpiti duramente.

La vicina Irlanda, che ha appena adottato un simile budget, da’ una buona idea di quello che gli inglesi si possono aspettare nel 2010.

USA e la debitodipendenza
Gli Stati Uniti continuano a contrarre prestiti a rotta di collo (gli ultimi due mesi dell’anno fiscale 2010 mostrano, secondo le previsioni, gia’ un deficita’ del 25% superiore al maggio 2009) e si sta preparando un altro pacchetto di stimoli economici (vedi GEAB N °39).

E la domanda che ha cominciato a preoccupare i decision makers americani e’ il costo di servizio del debito in crescita esponenziale.

Dei 9.000 miliardi di deficita’ pubblico previsti per il prossimo decennio, da parte dell’amministrazione Obama, 4.800 miliardi saranno i costi del servizio del debito, vale a dire, il pagamento degli interessi.

Il paese continua a scavare per se’ in un buco sempre piu’ profondo di dipendenza totale per quanto riguarda i suoi creditori (sia che si tratti della Cina, o l’oligarchia bancaria che gestisce gli affari finanziari del paese).

Il successo della proposta al Congresso di Ron Paul al controllo della Federal Reserve e’ un chiaro segnale delle tensioni che caratterizzano il rapporto tra una parte crescente di politici americani (e l’opinione pubblica statunitense) e le classi finanziarie statunitensi (di cui la Fed e’ il suo strumento politico).

La questione del debito del paese in crescita, la preoccupazione per il finanziamento del debito e piu’ in generale, sul valore della moneta degli Stati Uniti sono, pertanto, il punto di convergenza di cio’ che e’ in gioco nella politica interna ed esterna degli Stati Uniti.

Queste tensioni interne sono il riflesso diretto di quelle esterne, che stanno causando in tutto il mondo la caduta del dollaro e il valore dei buoni del Tesoro degli Stati Uniti.

Il fallimento del piano di incentivi 2009 e’ ormai evidente.

Senza discutere nuovamente sulla veridicita’ dei dati di crescita, della disoccupazione, del consumo …(vedi parte precedente), e’ innegabile che l’iniezione di molte centinaia di miliardi di dollari e’ solo riuscita, nella migliore delle ipotesi, a stabilizzare temporaneamente l’economia degli Stati Uniti al suo livello piu’ basso raggiunto nei mesi che seguirono il fallimento di Lehman Brothers.

Ne’ gli investimenti delle imprese, ne’ i consumatori, ne’ la domanda esterna si sono fatti avanti per prendere il posto della spesa pubblica.

Per LEAP/E2020, e’ pura fantasia pensare che un nuovo stimolo avra’ un effetto duraturo, mentre le parti vitali dell’economia mondiale restano in coma.

Ma la pressione politica, con le elezioni «a medio termine» di un anno, sta per spingere l’amministrazione Obama a ricominciare e ad ignorarele crescenti tensioni esterne sul proprio debito e sulla valuta. La Fed e’, in ogni caso, paralizzata, perche’ per quasi due anni, come LEAP/E2020 ha scritto al momento, non ha piu’ sotto controllo i tassi di interesse ed e’, inoltre, consapevole del fatto che da ora in poi, le grandi imprese dell’ economia degli Stati Uniti sono diventate dipendenti dai fondi ad interesse zero che inietta ogni giorno.

La progressione della crisi e’, poi, andata a creare, secondo il nostro team, una doppia frattura:

  • interna, con la messa in discussione del legame incestuoso tra la Fed ed i suoi «clienti »: le grandibanche, le compagnie di assicurazione, …la cui sopravvivenza e’ preferita alla ri-partenza dell’economia del paese.
  • esterna, con la messa in discussione dello status del dollaro come valuta di riserva e delle obbligazioni delTesoro degli Stati Uniti come fondi di riserva.

Questi due fattori procedono autonomamente, anche se sono semplicemente due facce della stessa medaglia.

Dalla primavera 2010, la contraddizione evidente, negli Stati Uniti come nel resto del mondo, tra un paese piu’ indebitato e i nuovi piani di stimolo economico con risultati incerti in un contesto di un eccesso di offerta di debito pubblico sono destinati ad aumentare le tensioni.

Le conseguenze interne saranno un Congresso e dei candidati piu’ radicali intema di affari economici e finanziari, nonche’ un anno politicamente esplosivo negli Stati Uniti e di una caduta accelerata del Dollaro sulla base di una crisi dei buoni del Tesoro degli Stati Uniti.

Il nuovo punto di svolta della crisi sara’ il risultato di queste circostanze, che interessano tutti i titoli di debito sovrano di questo pianeta e provocheranno una spirale negativa dei piu’ deboli.

Il nostro team vorrebbe ricordare ai lettori che i piu’ deboli non sono necessariamente quelli che sono meno ben valutati dalle agenzie di rating. Oggi, il rapporto debito pubblico di numerosi paesi emergenti sono nettamente migliori di quelli della maggior parte dei grandi paesi occidentali.
Si conclude qui la seconda parte del GEAB Report 40.


(Tratto da: http://www.stampalibera.com)

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