BORSE. PROBLEMI IN VISTA PER IL SETTORE DELLE CARTE DI CREDITO. CITIGROUP NEI GUAI?

di Gabriele Pierattelli – [libertadipensiero.info]

Sembra che uno dei giganti di argilla americani, uno dei piu’ imponenti rischi sistemici che il mercato deve temere nei prossimi anni, Citigroup, abbia grosse difficolta’ per quanto riguarda il business delle carte di credito e in particolare per quanti riguarda la possibilita’ concessa ai propri clienti, di continuare a rifornirsi di carburante presso le varie stazioni di benzina, chiudendo loro il credito.

In una lettera inviata a Mike Shedlock, un lettore del blog, accende un faro sulle dinamiche delle carte di credito americane.
Il lettore in questione con una linea di credito di circa 25.000 dollari, si e’ visto aumentare all’improvviso il tasso annuale, udite, udite, dal 19 % circa a quasi il 30 %.Chissa’ se in America, esiste il tasso di usura!

Linee di credito, cascate di liquidita’ a disposizione di tutti in questi anni, talvolta sino a 50.000 dollari e qualcuno ha ancora il coraggio di sostenere che questa e’ una tempesta in un bicchier d’acqua.

Non solo il credito abbondava sulla base dell’aumento del valore delle case, ma le carte di credito servivano per pagare le rate del mutuo, le bollette, il credito al consumo, i prestiti agli studenti e cosi via a tassi stellari.

Certo si potra’ diluire nel tempo tutto questo oceano di potenziali e reali default, non ho idea di quanto si potra’ diluire nel tempo questa vera e propria dinamica demenziale, ma se questi sono i tassi, ( 10/12 % nella normalita’, sino al 20 % per gli scoperti ) non vedo come chiunque possa continuare ad onorare il suo debito.

Le lettere sono quasi simili, sia per coloro che non hanno mai avuto problemi, sia per coloro che hanno meriti di credito di basso livello.

Cio’ significa annegare ogni possibilita’ futura di onorare il debito, un suicidio stesso per Citigroup, le cui fondamenta poggiano sulle carte di credito e pensare che il governo ha chiesto alle principali istituzioni finanziarie di avere un occhio di riguardo sulle carte di credito.

Quanto tempo passera’ prima che in America, accada una vera e propria rivoluzione?

Come sottolinea VALORI riportando una storia segnalata da Bloomberg’¦icontribuenti del New Jersey sborsano quasi 1 milione di dollari al mese in favore di Goldman Sachs per sostenere i costi dei derivati che accompagnano le obbligazioni statali. Una spesa nient’affatto indifferente ma anche particolarmente beffarda.

Le obbligazioni sulla quali sono stati costruiti i derivati infatti’¦ non esistono piu’.

La storia, segnalata dall’agenzia Bloomberg, e’ solo l’ultimo aneddoto della tragica parabola della finanza creativa negli enti pubblici. Un rapporto, quello tra i governi locali e i prodotti strutturati, risoltosi spesso male per i primi negli Usa come in Italia dove i comuni che hanno sottoscritto derivati sono oltre 700 e il loro debito complessivo ha gia’ ‘¦ sfondato quota 27 miliardi.

Ma si sa, oggi e’ tutto virtuale, nulla appartiene alla realta’ delle cose!

Citigroup come abbiamo visto piu’ volte e’ la regina dei velieri fantasma, con oltre 800 miliardi di dollari fuori bilancio e come abbiamo evidenziato in un recentissimo post, il FASB si sta preparando per l’ennesima volta a rinviare il rientro di tutti gli assets fuori bilancio, dell’intero sistema finanziario mondiale. Di rinvio in rinvio, la rotta della ‘lost decade’ e’ la piu’ verosimile da osservare oggi.

Bill, mi ha fatto notare un articolo su Bloomberg, di Richard Koo del Nomura Research Istitute, secondo il quale la discussione accademica sull’uscita strategica dalla crisi, rischia di ripercorrere l’errore commesso dal Giappone durante il decennio perduto.

‘ Abbiamo bisogno di maggiore spesa pubblica, potrebbero essere necessari dai tre ai cinque anni nella migliore delle ipotesi, per uscire da questo pasticcio. Se hai imparato la lezione dell’esperienza giapponese, non si rimuove lo stimolo governativo, sino a quando non e’ finito il processo di deleveraging, ovvero rientro dal debito del settore privato.’

La discussione accademica e’ focalizzata sulla dimensione del debito pubblico americano, anche Krugman continua a sottolineare lo stesso aspetto, serve un maggiore stimolo governativo, ma io non ne sono convinto.

Sul vuoto nei meccanismi economici, lasciato dalla mancanza della domanda privata sono d’accordo, ma sull’efficacia dello stimolo pubblico, non molto. Certo come dice Koo, la trappola della liquidita’, e’ in atto, le famiglie e le imprese non hanno alcuna intenzione di accedere al credito, stanno ristrutturando il loro debito, aumentano il risparmio, e le banche non hanno alcuna voglia di concedere credito, nel bel mezzo di un deterioramento del merito creditizio, in una dinamica di ‘debt deflation’.

E’ vero, in Giappone e’ accaduta la stessa cosa che e’ successa nella Grande Depressione, ogni qualvolta c’era la sensazione che le cose stessero migliorando, ecco che qualcuno esprimeva dubbi sulla consistenza del debito.

Una dinamica che e’ durata 15 anni, in Giappone, orma quasi due decenni perduti. Come abbiamo gia’ visto nei post ‘dedicati’, secondo alcune chiare evidenze empiriche, per ogni dollaro di spesa pubblica si ha un dollaro di minore spesa privata e addirittura per ogni dollaro di tasse in piu’, si riscontrano 3 dollari di minor spesa.

Vi sono altre notizie reperibili liberamente su internet di cui non riporto la natura in quanto non sono notizie delle quali sia possibile avere un certo riscontro, ma che fanno pensare all’arrivo di una seconda ondata, quella di rientro di questa crisi.

Non mi riferisco ai sette fallimenti bancari avvenuti nella scorsa settimana per un totale di oltre 2 miliardi di dollari tra attivi e depositi, non al possibile default di una delle piu’ grandi societa’ immobiliari commerciali Capmark Financial con un buco di bilancio di oltre un miliardo le cui controparti sono circa 50 banche e altri 50 hedge fund e nemmeno a quello ormai imminente di Cita’ Group, istituzione finanziaria che concedeva credito ad oltre un milione e mezzo di piccole e medie aziende.

Il mio consiglio e’ di tornare a puntare il canocchiale in direzione di una stella polare, che in passato ci ha segnalato la rotta, il TED_SPREAD ovvero la differenza tra il tasso di interesse dei titoli di stato a tre mesi e lo stesso Libor a tre mesi.

Questo e’ un termometro che evidenzia il grado di tensione e rischio sul mercato interbancario. Una sua ripresa prefigurerebbe una nuova ondata di crisi finanziaria.

Tralasciando la manipolazione sistematica del LIBOR avuta prima e durante la crisi, come evidenziato da alcuni osservatori di un certo livello, che abbiamo avuto occasione di esplorare in passato e’ chiaro che il rischio viene evidenziato nel caso che il LIBOR torni a salire nei confronti dei titoli di stato, riflettendo cosi, il rischio implicito delle transazioni tra istituti bancari.

Inoltre osserverei attentamente il comportamento dei credita’ default swaps del sistema finanziario americano ed in particolare quello delle maggiori banche commerciali, americane.

Ricordate il post dal titolo ‘ DOUBLE_DIP_HOUSING_RECESSION ‘ quando oltre a parlare di ‘ inventario ombra’ ”’ ovvero oltre 500.000 case pignorate dalle banche che non sono state ancora immesse nel mercato -, quando oltre a parlare dell’avvio delle reimpostazioni della maggior parte dei mutui ARMs, vi parlai dell’assoluta assenza di stagionalita’ nei dati che la National Association of Realtors, comunica mensilmente’¦..

Qualcuno mi ha chiesto perche’ non mi occupo del mercato immobiliare italiano, perche’ non analizzo di dati forniti dai vari osservatori. Premetto che la NAR e’ l’associazione degli immobiliaristi americani, associazione che non ha mai, una sola volta, accennato alla possibilita’ di vivere una vera e propria depressione immobiliare, come quella in corso. Non solo ma ha illuso ogni mese, i mercati, sulla ripresa dei prezzi e delle vendite.

Come e’ possibile che l’osservatorio delle dinamiche dei prezzi e delle vendita sia lasciato a coloro che vivono un eterno conflitto di interesse, che sono necessariamente portati a tingere sempre di rosa qualsiasi orizzonte?

In Italia avviene piu’ o meno la stessa cosa. Ho sondato anche la possibilita’ di istituire una sorta di indice S&P CASE/SHILLER nostrano, ma e’ un’ impresa titanica.

Anche lo stesso S&P CASE/SHILLER diffetta della necessaria stagionalita’, come abbiamo piu’ volte visto.

Qualcuno dira’ che sono il solito guastafeste; io invece ne ho pieni i boccaporti, di sentire idiozie e di osservare un fiume di falsita’ e demenzialita’ come quello che raggiunge quotidianamente l’oceano delle illusioni.

‘ Big rebound in existing-home sales, shows First-Time buyer momentum ‘ ‘¦..il grande rimbalzo’¦.!

Bene, dopo il crollo delle vendite di auto, una volta finita la favola degli incentivi, i crediti fiscali, gli acconti governativi sugli acquisti, le vendite di abitazioni, torneranno a scendere, gonfiando il debito pubblico americano. Finita la stagione primaverile estiva, e’ il momento della verita’. A meno che il governo non rinnovi il credito fiscale, la realta’ sara’ evidente a tutti.

In un’analisi pubblicata venerdi, Goldman Sachs, aggiunge che lo stimolo governativo ha ‘gonfiato’ i prezzi delle case di circa il 5 % e che il prossimo anno assisteremo ad una nuova discesa di circa il 5/10 % entro la prima meta’ dell’anno. Le modifiche nelle dinamiche dei pignoramenti, i crediti fiscali, gli acconti per l’acquisto e gli acquisti di MBS da parte della Federal Reserve, il prossimo anno si estingueranno progressivamente.

Siamo ormai tornati ai bei tempi del fenomeno ‘subprime’, mutui senza garanzie e acconti governativi, senza alcuna verifica delle reali possibilita’ reddituali future.

Il recupero del mercato immobiliare residenziale americano e’ in mano ai compratori della prima ora, giovani coppie, immigrati, tutti coloro che non si sono fatti affascinare dalla bolla immobiliare. La dinamica e’ naturale, non e’ naturale assistere ad una totale assenza di compravendita nelle abitazioni di medio e alto, livello. La dinamica non e’ sostenibile. Manca il credito o perlomeno scarseggia, una nuova bolla, se continuano gli incentivi, potrebbe essere nell’aria.

Non puoi accordare acconti governativi sull’acquisto di un’abitazione senza conoscere la situazione finanziaria dei richiedenti, vi sono voci di nuovi possibili frodi, vi sono voci di inchieste governative e congressuali, la fretta e’ cattiva consigliera e questa e’ una nemesi senza fine.

Secondo il Los Angeles Times, in piu’ di 90.000 casi chi ha chiesto il credito fiscale di 8000 dollari erano ex proprietari di case o bambini di quattro anni.

Secondo un reposrt dell’ispettore generale del Tesoro, per l’amministrazione di questo credito fiscale, 600 milioni di dollari sono non corformi alle regole stabilite. L’ammissibilita’ era riservata a coloro che non possedevano una residenza primaria negli ultimi tre anni e un reddito di 75.000 dollari per i single e 150.000 per la coppia. Oltre 19.000 richieste di credito provenivano da persone che non hannop acquistato alcuna casa, mentre 74.000 circa erano gia’ proprietari negli ultimi tre anni di un’abitazione.

Come abbiamo gia’ visto, i nuovi compratori, sono affituari che lasciano libere le loro abitazioni, facendo crollare i prezzi dell’affitto, e noi sappiamo cosa comporta per la dinamica deflativa americana.

La NAR sostiene che d’ora in poi i prezzi non possono che salire, io invece sostengo che torneranno a scendere, molto prima di quanto nessuno si immagini.

Tornando alla stagionalita’ date un’occhiata alle vendite destagionalizzate come le riporta il nostro CALCULATEDRISK, ingrandite l’immagine e ditemi dove sono aumentate del 9,4 %. Si rispetto all’anno scorso, ma grazie agli incentivi, i prezzi continuano a scendere.

Existing Home Sales NSA

Ma torniamo anche solo per un istante al problema della disoccupazione, torniamo agli oltre 820.000 posti di lavoro persi nel semestre concluso a marzo di quest’anno, , ma rilevati dai dati ufficiali, segnalati dallo stesso BLS, in fase di revisione, che diventeranno ufficiali nel mese di febbraio.

E’ chiaro che il mercato non ha scontato affatto questi numeri, queste revisioni ed e’ altrettanto chiaro che la sorgente primaria di lavoro americana, ovvero le piccole e medie imprese, sono oggi sotto pressione e l’ultimo pensiero e’ quello di assumere.

Date un’occhiata al nostro CES NET BIRTH/DEATH MODEL, il modello statistico che sulla base della dinamica degli ultimi cinque anni, continua a distorgere la realta’ dell’occupazione americana, aggiungendo posti di lavoro, sulla base unica di una considerazione statistica o stagionale.

2009 Net Birth/Death Adjustment, not seasonally adjusted (in thousands)

Supersector Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec

Mining & Logging

-2 2 1 1 2 2 1 2 1

Construction

-79 8 23 38 43 31 -1 15 11

Manufacturing

-28 6 6 -8 7 7 -9 4 3

Trade, Transportation, & Utilities

-58 10 17 16 30 21 -5 18 20

Information

-14 7 0 5 5 2 -2 5 0

Financial Activities

-33 8 5 1 7 7 -3 4 5

Professional & Business Services

-99 36 16 65 28 25 8 26 5

Education & Health Services

-10 17 -1 25 13 -5 6 16 19

Leisure & Hospitality

-19 35 41 76 77 87 43 24 -33

Other Services

-14 5 6 7 8 8 -6 4 3

Total Nonfarm Birth/Death Adjustment

-356 134 114 226 220 185 32 118 34

Come potete vedere al di la delle revisioni periodiche che avvengono nei mesi di gennaio e luglio di ogni anno, il mese di settembre ha aggiunto pochi nuovi posti di lavoro alla dinamica occupazionale.

La mia domanda e’ la seguente:

Cosa accadra’, quando in futuro, il modello suddetto incomincera’ ad incorporare le dinamiche degli ultimi due anni, 2008 e 2009, anni di recessione, nei quali si sino persi ben oltre gli otto/nove milioni delle statistiche ufficiali?

Nei prossimi mesi, avremo alcune risposte.

Come riporta MACROBLOG, il blog della Federal Reserve di Atlanta, secondo il Wall Street Journal, il successo delle imprese, nel mezzo di questa ripresa da stimoli governativi, sta nel aumentara’ la proddutivita’, il che significa nessuna assunzione all’orizzonte. Le previsioni non sono delle migliori e Macroblog elenca le motivazioni nei dettagli:

‘At the end of August there were estimated to be fewer than 2.4 million job openings, equal to only 1.8 percent of the total filled and unfilled positions”’a new record low.’

Solo l1’²8 % di nuovi posti di lavoro creati sino ad Agosto, un nuovo record negativo.

Licenziamenti ‘ eccessivamente ‘ concentrati nelle piccole e medie imprese. Le imprese con meno di 50 dipendenti, costituiscono circa un terzo della manodopera terziaria americana e hanno rappresentato circa il 45 % delle perdite di lavoro dall’inizio della recessione.Dato che queste sono le imprese che solitamente dipendono dai prestiti bancari, dagli affidamenti, basta pensare alla situazione in cui versa CIT Group che forniva credito ad oltre un milion e e mezze di queste piccole e medie imprese.

Ad agosto la quota di lavoratori costretti loro malgrado dalle condizioni economiche al lavoro part-time sono ormai quasi nove milioni, anche se la dinamica e’ in rallentamento. Le imprese, testimoniato dalla produttivita’, stanno espandendo il loro business, senza nuove assunzioni. Come piu’ volte detto in passato, al di la di una vera e propria ripresa senza lavoro, oggi le imprese aumenteranno il numero di ore lavorate, senza produrre nuova occupazione.

Ora date un’occhiata a grafico qui sotto!

102109

Nelle precedenti sei recessioni, mai la percentuale di ‘ perdite di lavoro permanenti ‘ e’ stata cosi alta, da un massimo del 45 % siamo saliti ormai ad oltre il 56 %, e la dinamica non accenna ad arrestarsi.

Concludo solo con una piccola osservazione riguardo a queste analisi e a molte altre condivise in passato, analisi che hanno spesso sorgenti ‘istituzionali’ , uffici studi di banche centrali, come piuttosto di analisti ‘indipendenti’ che hanno dimostrato di saper vedere oltre l’orizzonte, meglio di chiunque altro.

Comprendo che l’orizzonte di questa piccola alba, nata dai sostegni governativi, non sia esente da nubi minacciose, da possibili e nuove tempeste, comprendo che nelle mie analisi non si faccia riferimento agli sprazzi di sole che qua e la appaiono. Sono gia’ in molti ad alimentare le speranze, l’ottimismo e spesso le illusioni, ma io guardo alla realta’ per quanto soggettiva sia, guardo nella direzione degli eventi. Non sono depositario di verita’ assolute, ognuno di Voi e’ libero di scegliere la rotta che meglio preferisce, ma io continuo per la mia rotta, analizzare, studiare e cercare di comprendere le dinamiche, liberi da ideologie accademiche o scuole di pensiero, sempre pronti a strambare in tutt’altra direzione aiuta, il passato di Icebergfinanza ne e’ la testimonianza, il futuro non necessariamente la certezza.

Nei prossimi giorni, compatibilmente ai miei impegni, scruteremo insieme a coloro che hanno contribuito o vorranno contribuire alla navigazione di Icebergfinanza, l’orizzonte per i prossimi sei/otto mesi, un orizzonte assolutamente fondamentale.

fonte

(Tratto da: http://www.stampalibera.com)

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