MC Arroganza

Dopo esserci occupati dei rischi per la salute indotti dal consumo del cibo spazzatura e dei progetti di colonizzazione della catena MC Donald’s, alla conquista di spazi di prestigio dove … (continua).


collocare i propri nuovi fast food, vogliamo focalizzare l’attenzione su una vicenda estremamente indicativa dell’arroganza con cui la multinazionale americana gestisce la propria presenza sul mercato.

A Rivoli, grande comune alle porte di Torino, due giovani imprenditori decidono di coniugare il proprio spirito commerciale con il profondo legame con il territorio e le tradizioni locali e inventano un fast food praticamente a km zero, in grado di rappresentare l’esatta antitesi alla catena delle polpette globalizzate.
La carne, arriva dall’azienda di famiglia di uno dei soci, sita ad un paio di km di distanza, dove si allevano 380 bovini di razza Piemontese, 180 maiali, 2500 polli e 800 conigli sfamati al 90% con il foraggio coltivato sui 50 ettari su cui si estende l’azienda fondata dal bisnonno. La birra artigianale proviene da Vaie in Val di Susa, il pane e’ prodotto in un panificio artigianale ad Alpignano a pochi km di distanza, i formaggi e le tome arrivano da Villastellone (altro comune della cintura torinese) i vini e le patate sono rigorosamente piemontesi, privilegiando senza compromessi la filosofia della filiera corta.

Gli hamburger hanno nomi che si rifanno al dialetto piemontese, da quello con cipolla e pancetta chiamato Gaute mac da suta, a quello con la fetta di toma fusa Chiel, cosi come le robiole cotte al forno presentate con le pere Ai Pruss, al peperoncino Mac ca brusa e con la rucola Mac al verd.
Anche il nome scelto per il locale, MAC BUN in sintonia con lo stesso spirito ed un pizzico di arguzia commerciale, si rifa’ al dialetto locale, dal momento che in piemontese il senso delle due parole accostate sta a significare Solo buono.

Proprio il marchio dell’impresa, recentemente depositato presso la Camera di Commercio dai due soci, ha evidentemente indispettito oltremisura i responsabili della multinazionale americana, fino al punto da indurli a fare recapitare loro (quando erano passati appena venti giorni dal deposito del marchio stesso) da parte dell’avvocato che cura gli interessi della societa’, una raccomandata nella quale MC Donald’s intimava di ritirare immediatamente la domanda di marchio, dal momento che secondo la multinazionale americana la famiglia di marchi contenenti il prefisso Mac/Mc avrebbe un’ampia ed assoluta notorieta’ e rinomanza presso il pubblico come sinonimo di McDonald’s».
Anche i creatori della nuova Agrihamburgeria sono naturalmente ricorsi al proprio avvocato, sostenendo che il termine mac bun in dialetto piemontese ha un significato peculiare che richiama il buon cibo genuino, e adesso la questione finira’ in tribunale.

Nel frattempo il locale (gia’ aperto) sta per venire ufficialmente inaugurato e tutte le insegne riporteranno il logo visibilmente censurato M** Bu¼n come si puo’ apprezzare nella foto. La guerra della polpetta globalizzata e’ anche questa, soprattutto questa, quando gli interessi commerciali di chi gestisce a livello mondiale la distribuzione dei polpettoni standard, rischiano di venire intaccati da piccole imprese che costruiscono una concorrenza di qualita’, attraverso i legami con il territorio e le tradizioni, praticando la filosofia della filiera corta. Guai ad usare i prefissi Mac/Mc, ma soprattutto guai a proporre delle alternative alla gastronomia malata, fatta di prodotti spazzatura, figli degli allevamenti intensivi, destinati a viaggiare per migliaia di km a bordo di veicoli inquinanti, prima di arrivare a destinazione ed iniziare ad inquinare anche il nostro corpo. (Tratto da: http://ilcorrosivo.blogspot.com)

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