La "scarsa" qualita’ del rating

Provate ad entrare in una banca qualsiasi con un fax proveniente da un paese straniero, nel quale si afferma che il vostro conto corrente ammonti a una decina di miliardi di euro, e farvi dare del fido per questo. Con ogni probabilita’ qualsiasi impiegato di sportello vi riderebbe in faccia. Bene, tanto e’ bastato a Parmalat per farsi certificare i bilanci. La mancanza di vere punizioni verso le aziende fa si che la qualita’ del rating sia perlomeno opinabile. Le aziende di rating tendono , nel dubbio, a stare dalla parte di chi paga, per paura che venga scelto un concorrente piu’ “tollerante”: il risultato e’ una corsa al ribasso che porta le aziende a mantenere una qualita’ di compromesso. Ne’ troppo severi per non perdere clienti, ne’ troppo tolleranti per non farci troppe figure magre. Poiche’ le leggi penali considerano colpevoli gli individui, succede che magari vanno i carcere i funzionari che hanno messo la firma, e non le aziende che li hanno minacciati di mettere la firma onde non perdere il cliente. Oggigiorno la qualita’ del processo di rating e’ poverissima, e la crisi attuale ha messo il problema sotto gli occhi di tutti: gli investitori stanno abbandonando le borse perche’ non riescono nemmeno a decidere quali siano i titoli-rifugio, il meccanismo del rating in se’ medesimo non e’ considerato affidabile. Aziende come citigroup hanno le azioni che stanno a 50 centesimi di dollaro, sono state piu’ alte di un ordine 10 solo pochi mesi fa, e le agenzie di rating non hanno notato nulla di strano: viene da chiedersi che valore abbia il rating, a questo punto. I certificatori di GM hanno osato dire che ci siano dubbi sulla continuita’ aziendale, il che e’ un bene: bisognera’ vedere chi ci guadagnera’ nello spezzatino di GM una volta partita la procedura di protezione. Poiche’ i mali di  GM sono principalmente finanziari, c’e’ da pensare che la protezione del creditore beneficiera’ proprio coloro che stanno facendo questa previsione.



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