• Cosa significa questo traguardo operativo?
• Qual è stata l’evoluzione del mercato per il vostro settore?
Rispetto a trent’anni fa, il mondo produttivo e del lavoro è cambiato in modo radicale. Un tempo il problema era produrre, ora è vendere. I margini di profitto erano sicuramente più ampi e il mercato in espansione, oggi invece ci troviamo di fronte ad una concorrenza spietata da parte delle merci a basso costo di importazione, oltre ad una domanda stagnante. L’attività imprenditoriale era sicuramente più immediata, i problemi di natura creditizia e di gestione contabile più semplici. Le opportunità erano insomma più agevoli da cogliere e, con la buona volontà, l’inventiva e lo spirito di adattamento, si suppliva a carenze esterne, istituzionali e sociali anzitutto, che adesso si fanno sentire in modo molto più pesante. Siamo vissuti per anni sull’arte di arrangiarsi sfruttando un ciclo favorevole ed espansivo, ma oggi ci troviamo di fronte concorrenti meglio organizzati di noi, che hanno capitalizzato con più lungimiranza gli anni di “vacche grasse”, specie per lo sviluppo dei servizi collaterali all’impresa (infrastrutture, politiche di accesso al credito, sviluppo di strutture di supporto all’internazionalizzazione, snellimento burocratico…). Noi ci siamo gingillati con il “piccolo e bello” o con proclami demagogici assai poco efficaci e oggi ne paghiamo il fio. Su ciò si innesta una crisi generale che in passato non si conosceva.
• In questi trent’anni cos’è cambiato nella concezione stessa di impresa a Nord-Est?
Diciamo che il grande motore della crescita del nostro territorio è stato il “saper fare”, l’essere in grado cioè di sviluppare delle abilità, forse non ad altissimi contenuti tecnologici, ma di eccellente qualità, concorrenziali a livello internazionale, e questa è stata la chiave del successo per molte nostre imprese. C’era però poca attenzione ad altri aspetti quali, ad esempio, la logistica, la gestione del magazzino, il servizio per i pezzi di ricambio fino all’informatizzazione, nella quale tante imprese sono arretrate ancor oggi. Una volta poi c’era un’intensità di lavoro molto più alta poiché era abbastanza facile trovare degli apprendisti giovani che avessero voglia di impadronirsi di abilità quali la saldatura o la lavorazione dei metalli, magari per mettersi in proprio, adesso si cerca di operare con il minor apporto di lavoratori possibile, vista anche la crisi che disincentiva nuove assunzioni…
Sotto questi aspetti sono cambiate moltissime cose e noi le abbiamo vissute in prima persona, anche se sono sempre più convinta che siano comunque aspetti irrinunciabili in qualsiasi ambito e periodo la flessibilità, la cura del rapporto con il cliente e la serietà finanche nelle piccole cose.
• Ma avviciniamoci all’oggi: quest’anno si è svolta l’Esposizione Internazionale Macchine Agricole (EIMA) a Bologna (12-16 Novembre 2008), appuntamento tra i più importanti a livello internazionale anche per il settore irrorazione. Che esiti ne avete tratto?
Bisogna specificare che questa edizione della Fiera era la prima nella versione biennale, che consente alle imprese un minor dispendio di tempo ed energie, creando comunque un importante momento di incontro a livello internazionale per tutti gli operatori del ramo, e va tra l’altro ricordato che l’Italia può vantare un sistema di imprese per le macchine agricole in genere che costituisce un solido caposaldo per la nostra economia, nonostante sia poco pubblicizzato e, per molti versi, valorizzato. Noi eravamo presenti con il nostro stand, come da molti anni, e bisogna dire che la presenza dall’estero è stata buona, anche se è difficile aprire nuovi mercati e opportunità. E’ già un buon traguardo quello di consolidare una rete di vendita strutturandola in modo stabile.
La prova del nove, tuttavia, sarà la stagione commerciale che per noi inizia a marzo, con la primavera, quando la domanda di prodotti per trattare le colture è più forte.
Intervista a cura di Alberto Leoncini – albertoleoncini AT libero.it
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