Di “uno scandalo per i cristiani” parla anche il portavoce di “Noi siamo Chiesa” Vittorio Bellavite: “È un accordo con un leader che è contestato in gran parte del mondo, ormai dal basso consenso in patria e al termine del suo mandato. Non si capisce questa posizione di Benedetto XVI se non con la volontà di premiare le posizioni antiabortiste del presidente e contemporaneamente di lanciare un messaggio di simpatia preferenziale verso l’Occidente e, al suo interno, verso la sua nazione guida. I danni di questa decisione sono enormi se si tiene presente che centinaia di milioni di persone nel mondo, e non solo nell’islam, ritengono il presidente Bush un criminale di guerra e il leader di una grande potenza militare che vuole dominare un mondo pieno di disuguaglianze e di ingiustizie delle quali essa è la principale responsabile. Molti cattolici e cristiani sono disorientati e molti sono scandalizzati ritenendo che questa posizione di Benedetto XVI è in diretta contraddizione con la missione universale della Chiesa e con il Vangelo della liberazione e della pace fondata sulla giustizia”.
Tuttavia, secondo Elio Rindone, docente di storia e filosofia e autore di diversi saggi teologici (v. Adista nn. 18 e 76/06), la Realpolitik di Benedetto XVI “non costituisce una novità rispetto a quella del suo predecessore: è, semmai, semplicemente più disinvolta”. Così, se Giovanni Paolo II faceva affidamento sull’amico, anche lui di origine polacca, Zbigniew Brzezinski, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter, Benedetto XVI si è scelto come consulente nientedimeno che Henry Kissinger, il quale, oltre ad essere uno dei consiglieri più ascoltati di Bush, può vantare come pochi un armadio affollato di scheletri, a cominciare da quello del presidente cileno Salvador Allende.
Di seguito l’intervento di Rindone.
DOC-2008. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA.
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