Ratzinger e Bush: una scelta preferenziale. L’incredibile insulto ai poveri del mondo

Dovunque vada, incontra manifestazioni di ripudio da parte della popolazione, che, in tutto il mondo, lo considera a pieno titolo un criminale di guerra, eppure George W. Bush, il volto più indigesto dell’Impero, ha ricevuto da Benedetto XVI, lo scorso 13 giugno, un’accoglienza mai riservata a nessun altro capo di Stato (Claudia Fanti, Adista).


Quell’inedita, intima passeggiata tra i viali dei giardini vaticani, appena pochi giorni dopo la decisione del Vaticano di non dare udienza ad alcuno dei capi di Stato presenti a Roma per il Vertice della Fao, non poteva non apparire a tanti cristiani come una dissacrazione: il sigillo dell’alleanza, come afferma Enzo Mazzi in un commento sul manifesto del 14 giugno (dal titolo “Soffocante abbraccio vaticano”), “fra il dominio imperiale imperniato sugli Usa e il dominio del sacro etico-spirituale-religioso incarnato dal vertice della Chiesa cattolica”. Alleanza tutt’altro che nuova, spiega Mazzi –  “la simbiosi col dominio imperiale è radicata nell’intimo del cattolicesimo. È una connotazione genetica fin dalle sue origini nel quarto secolo” – ma, dopo la “parentesi conciliare”, con la sua apertura “a un orizzonte profetico di liberazione da ogni alienazione”, oggi ancora più sconcertante. Come scrive don Paolo Farinella, “di fronte al mondo dei disperati, dei poveri del Sud del mondo che vedono in Bush la causa dei loro dissesti economici”, il papa “appare come colui che approva e condivide le scelte del governo statunitense. Le persone semplici vedono alla tv il papa a braccetto con un uomo del genere e giungono diritti alla conclusione: il papa sta con Bush, non con i poveri del mondo”.

Di “uno scandalo per i cristiani” parla anche il portavoce di “Noi siamo Chiesa” Vittorio Bellavite: “È un accordo con un leader che è contestato in gran parte del mondo, ormai dal basso consenso in patria e al termine del suo mandato. Non si capisce questa posizione di Benedetto XVI se non con la volontà di premiare le posizioni antiabortiste del presidente e contemporaneamente di lanciare un messaggio di simpatia preferenziale verso l’Occidente e, al suo interno, verso la sua nazione guida. I danni di questa decisione sono enormi se si tiene presente che centinaia di milioni di persone nel mondo, e non solo nell’islam, ritengono il presidente Bush un criminale di guerra e il leader di una grande potenza militare che vuole dominare un mondo pieno di disuguaglianze e di ingiustizie delle quali essa è la principale responsabile. Molti cattolici e cristiani sono disorientati e molti sono scandalizzati ritenendo che questa posizione di Benedetto XVI è in diretta contraddizione con la missione universale della Chiesa e con il Vangelo della liberazione e della pace fondata sulla giustizia”.

Tuttavia, secondo Elio Rindone, docente di storia e filosofia e autore di diversi saggi teologici (v. Adista nn. 18 e 76/06), la Realpolitik di Benedetto XVI “non costituisce una novità rispetto a quella del suo predecessore: è, semmai, semplicemente più disinvolta”. Così, se Giovanni Paolo II faceva affidamento sull’amico, anche lui di origine polacca, Zbigniew Brzezinski, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter, Benedetto XVI si è scelto come consulente nientedimeno che Henry Kissinger, il quale, oltre ad essere uno dei consiglieri più ascoltati di Bush, può vantare come pochi un armadio affollato di scheletri, a cominciare da quello del presidente cileno Salvador Allende.

Di seguito l’intervento di Rindone.

DOC-2008. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA.

 

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