Tuttavia sarebbe davvero errato pensare che l’urbanizzazione sia un bene in sé che produce, naturaliter, maggiore benessere. Per due ragioni. La prima è che oltre un miliardo di persone (il 28% della popolazione urbana, il 14% della popolazione mondiale) che abitano in città vivono in slums, ovvero in sobborghi in cui – come scrivono David Bloom e i suoi collaboratori sulla rivista Science – il degrado sociale e anche ecologico è tale che anche la speranza è perduta. Per tutte queste persone – e non sono davvero poche – l’urbanizzazione si è tradotta in una perdita di benessere. E non solo da un punto di vista economico.
L’altro dato che dimostra la non sovrapponibilità tra la corsa irresistibile verso la città e la crescita del benessere ci viene dall’analisi comparata dei due fenomeni in Asia e in Africa. Nei due continenti il fenomeno dell’urbanizzazione è stato del tutto analogo. In Asia come in Africa nel 1960 solo il 20% della popolazione viveva in città. Quarant’anni dopo, nel 2000, la percentuale era salita per entrambi i continenti quasi al 40%. La crescita della popolazione urbana ha seguito, in entrambi i continenti, una crescita lineare.
Molto diversamente sono andate le cose sul piano economico. Nel 1960 l’Africa aveva un reddito medio pro capite (calcolato a parità di potere d’acquisto) di oltre 1.500 dollari l’anno, contro i 1.000 di reddito pro capite in Asia. Un africano era più ricco, in media, del 50% rispetto a un asiatico. Quarant’anni dopo il reddito pro capite in Africa risulta pari a 2.250 dollari,mentre in Asia supera i 4.500 dollari. Malgrado i due continenti abbiano subìto un analogo processo di urbanizzazione, in quarant’anni in Africa la ricchezza pro capite è aumentata solo del 50%, mentre in Asia è aumentata del 450%. Cosicché oggi un africano guadagna, in media, la metà di un asiatico.
Queste due vicende – un cittadino su tre che abita in slums senza speranza e la diversa crescita tra Africa e Asia – dimostra che l’urbanizzazione non è di per sé un fattore di sviluppo economico e sociale. Lo può diventare se il fenomeno dell’urbanizzazione è ben governato, se il reddito è ben distribuito, se le infrastrutture essenziali sono assicurate, se c’è un sistema sanitario universale. Se l’ambiente è ben tutelato. Senza queste condizioni chi si trasferisce in città invece dell’atteso paradiso, trova l’inferno.
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