Mettendo insieme i frammenti, cominciamo solo adesso a ricostruire un’economia di scala. Siamo ormai sicuri che emettiamo troppa CO2 per poter gestire bene il sistema, la novità è che della cosa si stanno preoccupando anche le grandi imprese, tanto che 90 colossi economici come General electric, Volvo e Air France hanno invitato i governi a fissare obiettivi per la riduzione di gas serra e l’Ue ha istituito un sistema e misure vincolanti di “carbon cap-and-trade”.
L‘altra certezza è che bisogna minimizzare la produzione di rifiuti e utilizzare diversamente le materie prime. «Ogni anno estraiamo e processiamo più di mezzo milione di miliardi di tonnellate di materie prime e, sei mesi più tardi, il 99% è rifiuti». Il Worldwatch Institute fa l’esempio positivo della Interface carpet company che, dalla metà degli anni ’90, ha ridotto la produzione di rifiuti del 70%, risparmiando più di 300 milioni di dollari.
Il secondo punto riguarda lo stress dello sviluppo sulla crescita. Cioè di come rendere l’economia non solo più grande, ma più soddisfacente per i bisogni umani. Questo si affronta in parte con l’eco-efficienza. «Ora il costo effettivo permette di incrementare l’efficienza delle risorse di un fattore 4 e possibilmente di un fattore 20 – dicono Prugh e Gardner – E, data la necessità di miliardi di persone di far crescere il loro livello di vita per uscire dalla povertà, dobbiamo proseguire lungo la strada di questi benefici».
Ma i due ricercatori si pongono anche un’altra domanda: cosa è in realtà l’economia? «Non solo l’economia globale non può crescere per sempre, ma la crescita non sta lavorando per tutti, anche nelle nazioni più ricche: per esempio, negli Usa il reddito procapite è triplicato dal 1950, ma la percentuale di americani che dicono di essere davvero felici è diminuita nel corso degli ultimi 30 anni». Il Worldwatch Institute cita studi in di psicologia edonica che rivelano che solo i redditi più elevati, e fino ad un certo punto, sono soddisfatti dell’innalzamento del miglioramento del livello di vita e che all’aumento dei consumi e all’erosione delle cose si associano livelli inferiori di felicità e di relazione, mentre a rendere felici le persone sono soprattutto i rapporti sociali, la vita familiare e il senso di comunità.
Il terzo punto riguarda la verità ecologica sui prezzi, che non riflettono i costi effettivi. «Una riforma effettiva – dicono i due ricercatori – sarebbe applicare questa regola all’ecosistema. Per esempio, il cambiamento climatico è probabilmente l’effetto di non aver fatto pagare lo scarico di emissioni di CO2 in atmosfera. Un altro esempio è la causa antropica dell’estinzione delle specie. Stiamo fondamentalmente smantellando la nostra vita con il sostegno delle macchine, in maniera estesa, e fino a poco tempo fa nessuno ha pagato per questo. Fortunatamente i governi e le imprese stanno iniziando a sperimentare i mercati di carbonio, i meccanismi di prezzo per l’acqua e la conservation banking. Il valore del carbon market è stato di 59 miliardi di dollari nel 2007 ed ora ci sono diverse centinaia di zone umide protette e species banks nei soli Stati Uniti».
Ma quanto valgono i servizi resi dall’ambiente all’economia? «L’impollinazione effettuata dalle api mielifere ha un valore di 19 miliardi all’anno – spiegano Prugh e Gardner – Ma tra i molti servizi che la natura ci offre, ci sono anche l’aria, la depurazione delle acque, la generazione dei suoli, la lotta contro i parassiti, la dispersione dei semi, il riciclaggio di sostanze nutritive». L’erosione degli ecosistemi mina questi servizi ai quali alcuni Paesi cercano di dare il giusto valore. La Costa Rica paga i proprietari per salvaguardare le foreste con le tasse sui carburanti, il Messico e lo Stato australiano di Victoria hanno istituito sistemi per assegnare valore economico a servizi ambientali finora gratuiti. Grandi temi che si incrociano con altre tre questioni: il principio di precauzione (primo: non fare danni); la gestione comunitaria delle risorse ambientali messa sempre più a rischio dalla privatizzazione e dalla globalizzazione; il valore aggiunto delle donne, senza le quali la qualità della vita e il benessere sociale non avanzano nei Paesi in via di sviluppo.
Be the first to comment on "Green Economy: passare dal senso comune a pensare con la propria testa"