Sanzione sociale per vincere la crisi di fiducia

Il 2007 ci ha dato una misura dei danni causati dalla scarsa trasparenza nel funzionamento dei mercati finanziari, nella gestione delle banche e nella governance delle imprese. Migliorare l’informazione su questi temi è una delle nostre ragioni d’essere. Cercheremo di aumentare la consapevolezza e, dunque, la sanzione sociale di comportamenti poco trasparenti e inadeguati. Attraverso un progetto che ci permetta di monitorare gli strumenti finanziari proposti dalle banche a una clientela spesso ignara dei rischi che comportano e segnalando casi di amministratori che violino requisiti di competenza e onestà. Ma abbiamo bisogno dell’aiuto dei lettori [Tito Boeri, www.lavoce.info].

 


L’anno che sta per chiudersi ci ha dato una misura, forse ancora per difetto, dei danni causati dalla scarsa trasparenza nel funzionamento dei mercati finanziari, nella gestione delle banche e nella governance delle imprese. La crisi finanziaria seguita al collasso del mercato dei subprime negli Stati Uniti è, prima di tutto, un segnale di cosa accade quando non ci sono gli incentivi adeguati a raccogliere e disseminare informazioni sui rischi di insolvenza, su chi sono i debitori effettivi e sull’entità del loro debito. Per uscirne ci vorrà più sorveglianza e più coordinamento fra paesi, ma anche più consapevolezza tra i risparmiatori. Consapevolezza non vuol dire sfiducia, ma attenzione alle informazioni, volontà di esigere chiarimenti dagli intermediari finanziari e, nel caso in cui queste informazioni non venissero fornite, sanzione sociale nei confronti dei comportamenti opachi, poco trasparenti.

Nuovi progetti per il 2008

In Italia abbiamo fin troppa sfiducia e poca consapevolezza. Non c’è sanzione sociale dei comportamenti opachi, semmai una condanna generica di tutti gli intermediari finanziari, senza distinzione alcuna. Il fallimento dell’operazione trasferimento del Tfr ai fondi pensione si è materializzato prima della crisi finanziaria. Il basso tasso di adesione ai fondi pensione tra i giovani, la categoria che maggiormente poteva beneficiare di questa opportunità, segnala proprio gli alti costi sociali e individuali della sfiducia assoluta, indiscriminata, frutto anche di una scarsa formazione finanziaria degli italiani.

Nel 2008 vogliamo contribuire ancora di più, pur nel nostro piccolo, a una maggiore consapevolezza dei cittadini e dei risparmiatori italiani. Troviamo in questo compito una delle principali ragion d’essere de lavoce.info.

L’informazione finanziaria da noi più che altrove continua a essere imbrigliata da un sistema di assetti proprietari complessi e poco trasparenti, che alimenta sospetti e pone in essere conflitti di interesse su tutto. Una stampa che fosse meno condizionata dai cosiddetti “grandi gruppi economici” potrebbe giocare un ruolo molto più importante nel modernizzare il capitalismo, come avvenuto in altri paesi. Nell’informazione finanziaria conta più quello che non si scrive di quello che si scrive perché queste omissioni sono difficili da cogliere per il lettore, soprattutto se il lettore ha un basso grado di alfabetizzazione finanziaria.

Lavoce.info ha il vantaggio di vivere sul contributo di idee di docenti universitari, la professione che oggi in Italia forse consente maggiore libertà d’espressione, e sul contributo finanziario di voi tutti. Grazie per il sostegno che ci state dando (abbiamo raccolto oltre 15mila euro).

Vi chiediamo ora un contributo anche su due nuovi progetti che stiamo costruendo per il 2008. Il loro comune denominatore è cercare di aumentare la consapevolezza e, dunque, la sanzione sociale di comportamenti poco trasparenti e inadeguati nei mercati finanziari. Proprio perché in Italia c’è poca attenzione a questi aspetti, la sanzione sociale può essere un deterrente molto efficace.

Vi chiediamo perciò di aiutarci nel monitorare gli assetti proprietari delle imprese, la loro corporate governance, la competenza e onestà di chi le dirige e i prodotti che gli intermediari finanziari vendono ai risparmiatori.

Competenza e onestà degli amministratori di società

Gli amministratori di società devono soddisfare requisiti di comprovata professionalità e onorabilità, ovvero comprovata competenza e comprovata onestà. Soprattutto nel caso dei consigli di amministrazione di intermediari finanziari. Perché gli amministratori sono chiamati a gestire i soldi degli altri e la finanza, si sa, ha due caratteristiche: è disciplina complessa (da qui la professionalità) e si basa su una materia prima, i soldi, che per la elevatissima liquidità che li caratterizza, è appropriabile da chi ha il potere di gestirla (da qui l’onestà). L’esistenza di questi requisiti andrebbe verificata continuamente. Il loro venir meno mette a rischio non solo i risparmi di coloro che li hanno affidati in gestione, ma qualcosa di ancora più importante: la stabilità del sistema finanziario e la sua possibilità di svilupparsi. Questa è la ragione per cui lo Stato interviene per fissare i due requisiti.

Proprio in Italia, dove c’è un basso grado di fiducia nei mercati finanziari, bisognerebbe prestare maggiore attenzione nell’accertamento di tali requisiti. Dovrebbero essere le stesse società quotate a darsi un codice di autodisciplina che preveda regole precise riguardo ad amministratori che ne violino anche uno solo. È nel loro stesso interesse.

Tuttavia, nessuno si occupa di verificarli. Facciamo un esempio sotto gli occhi di tutti, ma di cui nessun giornale parla.

L’incredibile caso di Cesare Geronzi

Cesare Geronzi, presidente di Mediobanca – uno degli anelli più importanti del sistema finanziario italiano, come si è visto anche in occasione del ricambio dei vertici Telecom – può esibire un ricco e lungo curriculum a sostegno del primo requisito. Soddisfa anche il secondo? A oggi Geronzi ha subito una interdizione giudiziaria temporanea dall’attività bancaria a opera del Gip di Bologna in relazione all’inchiesta sul crac Parmalat; è indagato per il crac della Cirio, per il caso Parmalat-Ciappazzi e per la vicenda Eurolat, con un rinvio a giudizio con l’accusa di concorso in bancarotta e usura. Ha già subito una condanna in primo grado per concorso in bancarotta nel caso Italcase Bagaglino a un anno e otto mesi di reclusione ed è stato dichiarato temporaneamente inabile all’impresa commerciale e agli uffici direttivi. Questi fatti, l’ultimo in particolar modo, minano la solidità del secondo requisito. Formalmente, il decreto del ministro del Tesoro fissa l’incompatibilità con l’esercizio della funzione di amministratore in una banca per chi ha subito una condanna definitiva. Nella sostanza, la reputazione e il requisito di “onorabilità” si possono perdere anche prima. Non c’è bisogno di aspettare la condanna definitiva.

In un paese dove il mercato funziona, e dove la reputazione ha un valore, Geronzi sarebbe stato rimosso da tempo. Perché non accade in Italia? Perché, anzi, si lascia che concentri su di se la gran parte dei poteri in Mediobanca, essendo anche presidente del patto di sindacato, del consiglio di sorveglianza e del comitato governance? Perché gli azionisti di Mediobanca ritengono che la reputazione di Geronzi sia irrilevante per la solidità di Mediobanca?

I prospetti per allodole

Capita troppo spesso che intermediari finanziari vendano a una clientela, sovente del tutto ignara dei rischi insiti in strumenti finanziari sempre più sofisticati, prodotti come le obbligazioni strutturate, su cui vengono forniti prospetti informativi per lo più incomprensibili al comune mortale. Per favore, segnalateci quegli strumenti finanziari che vi vengono proposti da intermediari finanziari che vi appaiono opachi, anche dopo una attenta lettura dei prospetti informativi, che vi preghiamo di farci avere assieme alle vostre segnalazioni. 

Vi chiediamo anche di segnalarci possibili violazioni dei requisiti di onestà e di competenza da parte di amministratori di società. Faremo uso pubblico di queste informazioni, ovviamente, solo dopo un’attenta verifica. Il nostro obiettivo è sempre lo stesso: migliorare la qualità dell’informazione economica italiana. Lo si fa anche scoraggiando comportamenti opachi con la libertà, i bassi costi di disseminazione delle informazioni, che Internet ci concede.

 

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