Bregantini, il vescovo operaio, ha ricordato di essere stato accolto nella Locride come un figlio. “Con questa terra – ha detto – ho lottato, sofferto, gioito. Ringraziato tutti, nessuno escluso, e chiedo perdono laddove posso avere sbagliato. Concludendo, ha lasciato delle consegne ai giovani, alle scuole, ai preti, ai consacrati, alla politica, “ai fratelli deviati dalla mafia ed alle altre chiese della Calabria”, non senza aver prima sottolineato che dietro al suo trasferimento “non ci sono giochi occulti né della mafia, né della massoneria, né altre oscure pressioni”.
Nello stesso momento in cui nella Cattedrale di Locri veniva letto il provvedimento pontificio di trasferimento del vescovo Bregantini, nella Diocesi di Campobasso-Boiano veniva data lettura del messaggio rivolto a quella Diocesi da Padre Giancarlo, suo nuovo presule.
“La continuità pastorale – ha aggiunto – sarà il mio grande obiettivo, misto al mio carattere fatto sia della tenacia delle montagne trentine (che mi hanno generato), che dei colori vivacissimi della terra di Calabria, che per circa trent’anni, col suo mare ed i suoi profumi, ha inondato di luce e di speranza il mio cammino, di prete prima e di vescovo successivamente. Con l’apostolo Pietro vi dico: non possiedo né oro né argento, ma quello che ho ve lo dono con gioia”, un cuore grande che in Gesù Risorto già vi ama e che vuole camminare con voi”.
Tratto da:
http://www.giornaledicalabria.it/index.php?categoria=
REGGIO&id=57265&action=mostra_primopiano
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