Dopo Loreto: i giovani, la Chiesa e la società

Forse addirittura mezzo milione di giovani si sono stretti attorno al Papa, Benedetto XVI, per la grande messa di Loreto, a conclusione dell’Agorà che ha riunito ragazzi e ragazze da tutta Italia e dall’estero. Un successo che, come lo era stato il Family Day, ha riportato alla ribalta un mondo, quello che a vario titolo ruota attorno alla Chiesa cattolica, che ci è vicino e fa parte della nostra vita [Alberto Leoncini].


Proprio per la sua quotidianità non si nota, come sottolineava anche padre Giancarlo Bossi (il missionario rapito nelle Filippine), a meno che una persona non ne sia inserito, e in quel caso ne conosce bene gli aspetti positivi e quelli negativi.

Le parrocchie, le associazioni di laici, i movimenti d’ispirazione cristiana costituiscono un’indubbia ricchezza per la società ma talvolta- e mi verrebbe da dire, non di rado- sono al loro interno zeppi di contraddizioni, fatiche, scoramento, fallimenti e meschinità. Non ci si può celare dietro un dito credendo che la realtà sia quella dei dèpliant patinati che propagandavano l’evento di Loreto, la manifestazione di Piazza San Giovanni o la GMG di Colonia. La televisione non ci mostra la polvere, sia quella reale che quella metaforica, inquadra il palco, i bei volti puliti e sorridenti, le bandiere colorate e festose. Mai abbiamo visto i treni caldi che hanno portato quei ragazzi, non abbiamo sentito l’affaticamento di una notte di veglia, le rinunce fatte per risparmiare il danaro necessario a coprire i costi del viaggio… e la lista potrebbe continuare.

Tutto era così perfetto, davvero potremmo credere che quella gioventù cambierà il mondo. 

Eppure il rischio forte è quello di essere inghiottiti dalla quotidianità del rito, dall’attivismo senza radici, dal “bisogna fare”, una volta che si sia tornati ciascuno alla propria realtà ecclesiale di riferimento.

Loreto forse sarà un bellissimo ricordo, un’esperienza profonda e gioiosa, ma non risolutiva. In tutto quello che è stato fatto e detto non vi è nulla di risolutivo. A chi giova, dunque, l’esistenza di questi grandi eventi? A coloro che vi partecipano, perché rinfrancano, accendono l’entusiasmo, ma specialmente creano relazioni e fanno uscire da realtà che spesso sono chiuse, e talvolta asfittiche. La consapevolezza reale di essere parte di una comunità di destino più grande, più viva, più vera di quel piccolo mondo che inevitabilmente si frequenta è forse la reale giustificazione per la quale questo tipo di iniziative hanno un senso.  Una vera comprensione di iniziative come  Loreto, insomma, la si ha solo nella “presunzione” che l’etimo stesso di cattolico ci evoca: la ricerca dell’universalità.

Pascal ci insegna che “il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce”, ebbene forse questa può essere una chiave per capire in pienezza ciò che è avvenuto in quella piana un fine settimana di inizio settembre. Coloro che ci sono andati non erano primieramente alla ricerca di contenuti, ma relazioni, di esperienze e di incontri che diano un senso reale alla vita di ciascuno, e la comunione diventa un rito con un nuovo significato se inserita in un contesto di quel tipo, ecclesiale nel senso primigenio del termine: un’assemblea di persone che rievocano in grande quell’Ultima Cena, e dunque il primo incontro di cui si va alla ricerca è quello di Cristo che si fa presente nel sacrificio eucaristico stesso. 

Ho avuto modo di partecipare di persona all’incontro “La scuola che serve”, tenutosi a Chianciano Terme (SI), lo scorso aprile, organizzato dal Movimento Studenti di Azione Cattolica, ed effettivamente, pur nelle dimensioni più ridotte (i ragazzi partecipanti erano circa 1200) quello è stato un momento in cui ci si è interrogati sul serio sul ruolo della scuola, sui suoi aspetti fallimentari e rovinosi come sulle grandi ricchezze che trasmette, ed è riecheggiata più volte la domanda “ma lunedì, quando torneremo a scuola, come facciamo a fare in modo che cambi?”. Mi sono dato la risposta che l’entusiasmo e la presenza assidua ed attiva siano le strade più forti ed efficaci verso il cambiamento. Ripensare, riscoprire, reinventare la quotidianità sono le grandi sfide che questi incontri lanciano a chi vi partecipa, alla luce di un versetto evangelico che suona, per chi è credente, come la più grande rassicurazione: “Io sarò con voi fino alla fine del mondo”.

A margine mi sento di gioire per una presa di posizione, vera ed esplicita, da parte della Chiesa tramite il suo massimo rappresentante, verso il problema ambientale. Meglio tardi che mai, certo, ma se il buon giorno si vede dal mattino il forte richiamo del Papa alla preservazione del Creato, è senza dubbio un passo avanti per un impegno di preservazione ambientale che deve diventare, anche per la Chiesa Cattolica, terreno di lavoro e di sforzo, visto che la gravità della situazione climatica ed ambientale non permette deleghe o vuote parole di circostanza.

Attendo con fiducia anche una denuncia egualmente forte verso le speculazioni finanziarie ed i profitti derivanti dalla privatizzazione della moneta: anche in quel versante la situazione è assai critica, ma l’opinione pubblica sembra essere ancora distolta dai grandi media che applicano il vecchio adagio “tutto va bene, madama la marchesa”.

Alberto Leoncini

 

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