In cima all’elenco dei pesticidi rivenuti ci sono gli erbicidi, trovati sia nelle acque superficiali che in quelle sotterranee. I più pericolosi sono gli erbicidi triazinici e alcuni loro prodotti di degradazione (metaboliti). “Particolarmente critica è, infatti, – sottolinea l’Apat – la contaminazione da terbutilazina diffusa in tutta l’area padano-veneta ed evidenziata anche in alcune regioni del centro-sud: è risultata presente nel 51,5% dei punti di campionamento delle acque superficiali (nel 29,2% dei casi oltre il limite) e nel 16,1% di quelli delle acque sotterranee (2,7% dei casi oltre il limite)”. Altri erbicidi rilevati sono l’atrazina, il metolaclor ed il bentazone, presente soprattutto nelle risaie della Pianura Padana.
“L’attività coordinata dall’APAT- ha dichiarato il Commissario Straordinario dell’Agenzia, Giancarlo Viglione – sul monitoraggio della presenza di pesticidi nelle acque italiane ha già evidenziato risultati di sicuro interesse. Il nostro impegno è affinché il lavoro continui e possa essere esteso a tutte le regioni italiane, per avere un quadro sempre più preciso della situazione. Cercheremo quindi di rinnovare l’accordo Stato – Regioni, ora scaduto, da cui questa attività è nata.”
Secondo Legambiente si tratta di una situazione allarmante. “E’ noto che – afferma l’associazione – i fitofarmaci usati in agricoltura, anche se in maniera ridotta rispetto al passato, si sedimentano nel terreno per lungo tempo e questo comporta inevitabilmente la contaminazione non solo delle acque ma anche dei prodotti agricoli. Il monitoraggio della presenza di queste sostanze è quindi fondamentale sia per la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse idriche che per la salute delle persone”.
D’altronde la presenza di fertilizzanti artificiali nei prodotti ortofrutticoli è ben nota, come evidenziato nell’ultimo rapporto di Legambiente, Pesticidi nel piatto: solo la metà dei campioni di frutta (54%), infatti, è risultata esente da residui di pesticidi, mentre i campioni irregolari si attestano sull’1,7%. “Negli ultimi anni – sottolinea Legambiente – anche se c’è stata una diminuzione dell’uso di pesticidi, sono emerse evidenze scientifiche dei danni all’ambiente e all’organismo umano causati dall’abuso o uso improprio dei fitofarmaci. L’indagine realizzata dall’Apat dunque un’ulteriore conferma di quanto sia necessario, su questo tema, non abbassare la guardia e per questo ci auguriamo che l’accordo Stato- Regioni per il proseguimento del monitoraggio venga rinnovato”.
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