Stiglitz: "Bush è incompetente e corrotto"

Il premio Nobel per l’Economia 2001, Joseph Stiglitz, ha affermato che la nazionalizzazione delle imprese annunciate dal presidente venezuelano Hugo Chavez non deve creare preoccupazioni, visto che in molti paesi, Stati Uniti compresi, ci sono imprese pubbliche che funzionano meglio delle private.  Quanto al Trattato di Libero Commercio (TLC) tra Stati Uniti e Colombia, dice che “non è né giusto né libero” e “renderà più difficile l’accesso ai medicinali per i colombiani”.

“Le aziende statali possono andare molto bene, come il sistema di previdenza sociale e pensionistico negli Stati Uniti, che è più efficiente di qualsiasi compagnia di assicurazioni privata” dichiara colui che fu ministro sotto l’ex Presidente Bill Clinton, in un’intervista telefonica con Radio Caracol di Bogotà.

Rispetto alle esternazioni di George W. Bush sulle privatizzazioni in Venezuela,  Stiglitz fa notare che sono temi molto complessi che il presidente degli Stati Uniti non deve aver capito bene.

“Innanzitutto, il Presidente Bush non è un esperto in niente.  E’ decisamente incompetente e corrotto.  La privatizzazione  e la nazionalizzazione sono molto complesse”  avrebbe dichiarato Stiglitz, secondo la traduzione dell’intervista effettuata da Caracol.

Bush ha manifestato le sue preoccupazioni per il futuro democratico del paese  e per i piani di nazionalizzazione annunciati da Chavez in Venezuela, i quali, ha detto,  “renderanno più difficile per i venezuelani uscire dalla povertà e limiterà le loro possibilità di realizzare tutte le loro potenzialità”.

Il 10 gennaio scorso Chavez, all’investitura per  il nuovo mandato, ha annunciato che avrebbe nazionalizzato le aziende elettriche, la telefonica CANTV e avrebbe preso in mano il controllo degli accordi strategici con le  multinazionali nel bacino petrolifero dell’Orinoco.

L’indomani Chavez ha annunciato la nazionalizzazione di sei aziende  elettriche, per le quali si farà una legge specifica nel quadro delpacchetto di iniziative per le quali la Assemblea Nazionale gli ha concesso poteri speciali per 18 mesi.

“Se il TLC fosse libero eliminerebbe i sussidi” Parlando da Nuova York con la radio privata Caracol,  Stiglitz ha rilevato che l’accordo “viene chiamato libero, però se lo fosse, verrebbero eliminati i sussidi all’agricoltura nordamericana e le

barriere tariffarie che hanno garantito, per esempio, che i fiori colombiani rimangano fuori degli Stati Uniti”. Aggiunge: “La realtà dei fatti è che si pretende che le piccole industrie colombiane aprano le loro porte alla concorrenza delle grandi multinazionali americane.  C’è già lo svantaggio competitivo e allo stesso tempo, nell’agricoltura per esempio, gli Stati Uniti non applicano alcuna reciprocità”.

Per il premio Nobel, né l’economia colombiana né quella statunitense avrebbero bisogno del TLC.

“Non serve.  Uno dei problemi è che all’interno di questi trattati,  c’è ben poco commercio autentico.  Soprattutto ci sono protezioni di investimenti e diritti di proprietà intellettuale che renderanno più difficile ai colombiani l’accesso ai medicinali salvavita”, rileva.

Il trattato firmato tra il governo di Alvaro Uribe e quello di George Bush  nel novembre 2006 deve ora passare alla ratifica dei rispettivi parlamenti e la Colombia spera che entri in vigore, al più tardi, entro i primi mesi del 2008.

Uribe visiterà gli Stati Uniti martedì prossimo per incontrare i deputati del partito Democratico e caldeggiare con  loro la firma del trattato, visto che il presidente colombiano è fermamente convinto dei “benefici” che trarrà al suo paese.

La Jornada,  3 febbraio 2007

Traduzione a cura di Lorraine Buckley  per Attac Italia (http://www.italia.attac.org/spip/granello.php3)

 

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