Le elezioni del 9 e 10 aprile sono state truccate?

Perché le schede bianche e nulle nelle elezioni di aprile crollarono per la prima volta dopo sessant’anni?  Perché il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu si allontanò furtivamente dal Viminale per andare a casa di Berlusconi nei momenti cruciali dello spoglio?  Perché i terminali della prefettura di Caserta si bloccarono per tre ore e ripresero a funzionare solo dopo che una nutrita «delegazione» dei Ds occupò l’ufficio del neonominato prefetto? Di questo tratta il DVD in uscita venerdì 24 novembre, allegato a Diario, dal titolo “Uccidete la democrazia! Memorandum sulle elezioni di aprile.”

Il dvd esce con la ristampa del libro Il Broglio, un instant book di «fantapolitica» pubblicato all’indomani del voto di aprile e che per la prima volta inquadrò i retroscena delle elezioni più pazzesche della storia della Repubblica.  È un thriller, con finale a sorpresa. Bisogna rivelarlo, dire subito il nome dell’assassino? Vecchio problema. I brasiliani, quando vogliono marcare la loro superiorità culturale sui portoghesi, li ridicolizzano perché il film Psycho a Lisbona lo intitolarono O homen que mató a sua mae. Non è vero, è solo una storiella, ma introduce agli affari nostri, ovvero ai contenuti di un docu-thriller democratico. 

Perché le schede bianche e nulle nelle elezioni di aprile crollarono per la prima volta dopo sessant’anni?  Perché il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu si allontanò furtivamente dal Viminale per andare a casa di Berlusconi nei momenti cruciali dello spoglio?  Perché i terminali della prefettura di Caserta si bloccarono per tre ore e ripresero a funzionare solo dopo che una nutrita «delegazione» dei Ds occupò l’ufficio del neonominato prefetto? Quale «mano invisibile» o «disegno intelligente» ha fatto sì che le schede bianche in tutta Italia, dalle grandi città ai più piccoli paesi, si fermassero improvvisamente tutte tra l’uno e il due per cento? Perché, a distanza di sette mesi, nessuna istituzione è in grado di comunicare il risultato definitivo delle elezioni, così come ogni Paese democratico usa fare? C’è forse un problema a mettere un nome, una firma, sotto un elenco di cifre che non sono onestamente presentabili?

Il film che sta per uscire ha già ricevuto udienza sui giornali e in televisione. «Preventivamente» Forza Italia ha fatto sapere, con una dichiarazione del portavoce di Silvio Berlusconi, che si tratta di un ammasso di calunnie e falsità.

Il quadro delle reazioni «preventive» al film che troverete venerdì prossimo in edicola non può non segnalare infine la simpatica freddezza con cui i politici del centrosinistra, che pure sono testimoni cruciali della notte fatale, oggi lo osservano. In effetti, il precario quadro parlamentare del governo Prodi non si presta a grandi dichiarazioni di rottura.

Il film racconta delle storie, il ritmo e i misteri di una notte, presenta dei numeri. Con la vanità tipica degli autori che credono di aver trovato qualcosa di molto importante, gli autori chiedono che un’istituzione dica se quei numeri sono veri o falsi. Se sono veri qualcuno dovrà spiegare perché sono stati occultati per sette mesi. (I dati compaiono nel film e sono contenuti per una visione più ragionata e tranquilla nella sezione «contenuti speciali»).

Le istituzioni che possono rendere pubblici questi dati sono, a nostra notizia, solo due: il ministero dell’Interno, oggi retto da Giuliano Amato, al quale spetta la responsabilità di comunicare i risultati del ministero precedente, quello di Giuseppe Pisanu; e la «giunta delle elezioni», la commissione parlamentare di garanzia che si occupa dei contenziosi che seguono alla proclamazione degli eletti nelle elezioni politiche.

Nella locandina che presenta il film, c’è scritto: «Non importa chi vota, ma chi conta i voti». È il problema attuale delle democrazie ed è soprattutto il problema futuro di questa istituzione. Chi controlla nelle elezioni lo spoglio delle schede elettorali? Noi, che siamo tutti di pelle spessa, sappiamo bene la storia delle elezioni in Italia e abbiamo pure messo nel codice il reato di «voto di scambio»; noi sappiamo in che condizioni si vota a Corleone, valutiamo lo sguardo di chi sta appoggiato mollemente al muro di fronte al seggio di Scampia, sappiamo che cosa succede nei seggi quando le schede sono contestate, sappiamo della prova del videtotelefonino e che a Catania un voto vale trenta euro, ma che se ne porti cento scatta un bonus.

Ma forse non siamo ancora preparati alle enormi possibilità che l’elettronica offre per truccare le elezioni. Si va dallo scandalo americano delle macchinette che registrano il touch screen, ma non permettono la verifica, alla manipolazione possibile da quando la povera vecchietta deposita il suo voto a quando lo stesso viene conteggiato. Noi ci crediamo. Certo, ci facciamo una risata quando Fidel Castro o Saddam Hussein vincono con il 98 per cento dei voti, ma non facciamo una piega quando ci dicono che Bush ha vinto la decisiva Florida per circa quattrocento voti.

Noi deleghiamo un po’ troppo a chi conta i voti. Siamo nella situazione in cui tutti votiamo – finalmente uguali, poveri e ricchi, neri e bianchi, maschi e femmine – ma non siamo noi a dire chi ha vinto.

Qualcuno lo dice per noi. Lo ha detto in Italia. Lo ha detto in Messico e ha provocato proteste di mesi. Lo ha detto in Ucraina ed era falso. Lo ha detto in Canada e ha smentito tutte le previsioni. Lo ha detto a Baghdad e come era bello vedere il dito nell’inchiostro!

Il film parla un po’ di tutte queste cose. Secondo gli autori, il risultato delle ultime elezioni politiche è stato falsato, a danno del centrosinistra. La storia delle notte elettorale e i dati finora nascosti ora presentati lo provano.

Dopo questo film arriveranno molte notizie . Già ce ne stanno arrivando. Tutto sommato, è bello vivere in un Paese in cui si possono fare domande. Se ne avete: www.uccidetelademocrazia.com. Se volete mettere una scritta su una maglietta bianca, consigliamo: «Abuse of power comes as no surprise», che si traduce in vari modi ma anche con «attenti al lupo».

 

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