La diffusione della responsabilità sociale dipende, e dipenderà sempre d i più in futuro, dalla consapevolezza che essere socialmente responsabili, vista la crescente interdipendenza di Paesi e popolazioni un tempo lontane, non è un lusso per altruisti ma una necessità di tutti coloro che perseguono il proprio autointeresse in maniera lungimirante.
Indagini statistiche recenti su diverse fonti d’informazione indicano una quota attorno al 40% di cittadini disposti a pagare per il valore sociale e ambientale dei prodotti. Per quale motivo questa quota non si materializza in quote di mercato effettive? La risposta è che la scelta “virtuale” prefigurata da queste indagini non corrisponde alla situazione reale. Per molte gamme di prodotti non esistono sostituti chiaramente identificati come solidali. Il problema maggiore però è l’asimmetria informativa. Nella situazione simulata dall’indagine effettuata a mezzo intervista, i consumatori sono perfettamente informati sulle caratteristiche del prodotto “solidale” e hanno piena fiducia nella reputazione dell’impresa che li propone. Nella realtà invece molti consumatori non sono informati dell’esistenza di quest’opportunità e non hanno piena fiducia della reputazione solidale delle imprese che offrono sul mercato tali prodotti.
Alla luce di queste considerazioni riteniamo fondamentale una legge sulla “tracciabilità sociale della filiera dei prodotti”. Ovvero obbligatorietà dell’allestimento di uno spazio di informazione sul rating sociale ed ambientale dei prodotti all’interno dei punti vendita nel quale siano disponibili informazioni sintetiche provenienti dalle agenzie di rating sociale più accreditate. L’iniziativa avrebbe l’effetto di stimolare significativamente i comportamenti socialmente responsabili delle imprese stesse, aumentando la libertà di scelta informata dei consumatori e sviluppando le potenzialità dell’economia della responsabilità sociale.
Leonardo Becchetti
*ordinario di Economia politica, Università Roma Tor Vergata
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