L’etica dei biocombustibili

I biocombustibili… Biodiesel e gasohol escono dalle riviste scientifiche specializzate per passare all’uso comune nelle pubblicazioni di massa quotidiane, la radio, la tv, e naturalmente la rete delle reti, Internet. C’è da porsi molto seriamente domande sull’etica della produzione dei biocombustibili da parte dei paesi più sviluppati, soprattutto tenendo conto che sono queste economie nazionali i principali dilapidatori degli idrocarburi che si vorrebbero sostituire per continuare nell’attuale sfrenato ritmo di sperpero [Arnaldo Coro Antich, Rebelión].

Le ragioni di questa improvvisa presenza dei biocombustibili nella stampa mondiale, non è altra che l’accelerata diminuzione delle riserve di idrocarburi così come, com’è da supporsi, la tesa situazione politica internazionale, specialmente nelle grandi aree di produzione ed esportazione di petrolio e gas naturale. Il mondo è al limite oltre il quale si produrrà un drammatico aumento della produzione di biocombustibili, che gli esperti definiscono in temi energetici come “combustibili liquidi derivati dalle piante o altri elementi della biomassa”.

La ragione di base perché questa produzione aumenti è in relazione diretta alla spirale di aumenti del prezzo del petrolio e del gas naturale, seguiti da vicino da altre fonti di energia non rinnovabili come il carbone minerale.

Le due varianti più conosciute di biocombustibili sono gli alcohol prodotti da processi di fermentazione e distillazione di vegetali ricchi di zuccheri e/o amidi, che sono la maggior parte, e più recentemente la fabbricazione di un sostituto del combustibile per motori diesel da oli vegetali, tra i quali spiccano naturalmente quelli ottenuti dalle leguminose, tema del quale ci occuperemo prossimamente.

Massa vegetale + fermentazione = biocombustibile

Processi tecnologici più che conosciuti, ma che sono stati recentemente ottimizzati a partire dall’esplosione di conoscenze nei campi delle biotecnologie e dell’informatica applicata all’automazione industriale, sono ora utilizzati dalle industrie che producono metanolo o etanolo attraverso la fermentazione di massa vegetale.

Nel caso dell’etanolo, l’industria dei derivati dello zucchero lo produce da secoli, ma è solo nell’ultimo quarto del secolo XX che l’etanolo è fabbricato per l’utilizzazione diretta come combustibile in veicoli a motore, particolarmente in Brasile.

E’ stato esattamente uno dei fabbricanti di automobili in Brasile, la multinazionale tedesca Wolkswagen che iniziò a produrre in serie una versione del modello a due porte VW Beatle o Escarabajo, il cui motore si adattava a consumare direttamente ed esclusivamente alcohol etilico, in sostituzione della cosiddetta “benzina motore” o benzina normale a basso numero di ottani.

Le centrali zuccheriere del Brasile con distillerie di alcohol istallate, iniziarono un “nuovo raccolto”, per produrre etanolo a partire dalla biomassa, conquistando così un combustibile totalmente rinnovabile, poi in dipendenza dal ciclo vegetativo delle piantagioni, l’industria produttrice di alcohol attraverso fermentazione, può contare su materia prima fresca proveniente da un campo coltivato, in un termine che va da un minimo di nove mesi ad un massimo di 20 o 24 mesi.

Oggi il Brasile assicura il 40 per cento del proprio consumo di combustibili liquidi leggeri attraverso la produzione nazionale di alcohol.

L’esperienza del Brasile nell’utilizzazione diretta dell’alcohol per riempire i serbatoi delle automobili, ha offerto informazioni molto utili su questa tecnologia, ed è servita persino a promuovere varianti produttive di grande interesse, come l’ottenimento di alcohol direttamente dai succhi secreti dalle piante, invece di produrlo tramite il processo classico di fermentazione dei mieli finali, un sottoprodotto della fabbricazione dello zucchero grezzo.

Ma la gramigna dolce zuccheriera non è l’unica fonte di biomassa che si può usare per produrre biocombustibili. Anche granaglie come il mais, l’avena, il miglio e la soia, i cui contenuti di zucchero e amido sono alti, possono essere usate per produrre alcohol destinati ai motori a combustione interna.

Per la benzina SI, per gli affamati del mondo NO.

Negli USA, la produzione di metanolo o alcohol metilico, è in espansione, come quella di etanolo o alcohol etilico, usando come materia prima eccedenze della produzione di mais che il Dipartimento dell’Agricoltura ritiene fuori del mercato mondiale degli alimenti, perché non diminuiscano il prezzo. Questa politica delle mal definite eccedenze agricole degli Stati UNiti è un vero crimine di lesa umanità quando più di 800 milioni di esseri umani soffrono di fame cronica, qualcosa che è stato denunciato ripetutamente e a cui le successive amministrazioni di questo paese non hanno fatto il minimo caso.

Tuttavia vi è qui una dimostrazione in più che all’essenza della cosiddetta “civiltà del consumo”, ora che la scarpa è stretta, ora che gli automobilisti dei paesi altamente sviluppati devono pagare al gallone (3,79 litri) prezzi che superano ormai i 3 o 4 dollari e possono continuare a salire, si “liberano” da parte del Dipartimento dell’Agricoltura, decine di migliaia di tonnellate di mais, perché siano convertite in biocombustibili.

Occorre sottolineare che gli intenti nell’usare i biocombustibili nell’America del Nord (USA e Canada, entrambi grandi produttori di cereali e granaglie) non sono diretti alla fabbricazione di un combustibile che serva a sostituire la benzina. Fondamentalmente producono quantità significative di etanolo (alcohol etilico) per mescolarlo alla benzina in una proporzione già studiata che non fornisce un risparmio non solo del 25% della benzina distillata da petrolio greggio, ma che costituisce anche un importante apporto alla riduzione dell’inquinamento ambientale, perché la mescola chiamata GASOHOL, brucia molto meglio della benzina e i gas di scarico che si generano hanno una composizione chimica molto meno aggressiva per l’ambiente.

Il cammino verso la produzione dei cosiddetti biocombustibili passa per un tragitto che sta già avendo effetti nefasti sui prezzi di molti alimenti; dal momento che le granaglie vengono destinate a fabbricare alcohol metilico ed etilico per alimentare i motori a combustione interna, i prezzi di questi prodotti agricoli tendono ad aumentare, mettendo fuori gioco i compratori che li destinano all’alimentazione animale per produrre carni di volatile, di maiale, o bovina o latte, o per il loro impiego diretto nell’alimentazione umana.

C’è da porsi molto seriamente domande sull’etica della produzione dei biocombustibili da parte dei paesi più sviluppati, soprattutto tenendo conto che sono queste economie nazionali i principali dilapidatori degli idrocarburi che si vorrebbero sostituire per continuare nell’attuale sfrenato ritmo di sperpero.

Documento originale “La ética de los biocombustibles”. Traduzione di Gianluca Bifolchi per Z-Net.it

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