Londra, 7 luglio 2005

Di fronte ad atti barbarici come questo il primo pensiero va alle vittime, altri uomini e donne assassinati. Ma allo sdegno deve seguire la riflessione. Siamo di fronte a nuovi atti terroristici, e cioè volti a seminare il terrore. E il terrore puàƒÂ² essere cattivo consigliere e portare a reazioni sbagliate, proprio quelle che chi ha messo le bombe, chiunque esso sia, si propone di provocare: alimentare il cosiddetto scontro di civiltàƒ . La prima cosa che viene in mente allora, dopo lo sdegno per gli attentati ed il dolore per le vittime, è che la cosiddetta “guerra al terrorismo”, portata avanti con le guerre all'Afganistan e all'Iraq e con l'uccisione di migliaia di innocenti in questi paesi, non ha portato a meno terrorismo, ma a più terrorismo. Se si tengono i nervi saldi ci si accorgeràƒ presto che bisogna cambiare strada prima che sia tardi [Un Ponte per…]


Dalle 11,30 di giovedàƒÂ¬ le informazioni si rincorrono, contraddittorie e frammentarie. Esplosioni nella metropolitana di Londra, gente che ne esce insanguinata e con gli abiti a brandelli. Esplosioni contemporanee su tre autobus, testimoni
parlano di vetture squarciate. Cominciano ad essere comunicate le cifre sulle vittime. Si capisce che si tratta di un attacco terroristico su larga scala, bombe sui mezzi di trasporto pubblico, l'intenzione è provocare più morti possibili. Il vertice dei G8 è cominciato negli stessi minuti, vicino Edimburgo, assediato dalle proteste.

Sono coincidenze? Improbabile. E' probabile invece che la catena di esplosioni a Londra sia una sorta di 11 settembre britannico, o di 11 marzo madrileno. Una cieca strage. Compiuta da chi? Si pensa subito ad Al Qaeda, o qualche organizzazione simile. I terroristi islamici contro cui Bush, e Blair, hanno dichiarato la guerra globale, invadendo prima l'Afghanistan e poi l'Iraq, Se cosàƒÂ¬ fosse, bisognerebbe concludere che la guerra non è stata efficace, per cancellare il terrorismo. E' la conclusione cui è arrivato il nuovo governo spagnolo, che, dopo la strage di Madrid, decise di ritirare subito le sue truppe dall'Iraq.

Non crediamo che gli Otto riuniti a Gleneagles arriveranno alla stessa conclusione. Al contrario, agiteranno la guerra come la sola possibilitàƒ di risposta ai criminali che uccidono la gente nelle metropolitane, sugli autobus, sui treni (come a Madrid) o nei loro posti di lavoro (come a New York). E' una conclusione coerente, per chi crede che l'effetto serra si combatta con il nucleare e la povertàƒ nel mondo, e in Africa, con più mercato e più privatizzazioni.

Una violenza alimenta l'altra, all'infinito.

Peggio, le decine di migliaia che in questi giorni, a Edimburgo e dintorni, hanno protestato contro gli Otto saranno indicati come complici dei terroristi, dopo essere stati arrestati, sulla base di “sospetti”, grazie a leggi d'emergenza approvate per combattere il terrorismo, appunto. E' giàƒ capitato dopo l'11 settembre, quando i commentatori dei grandi media, in tutto il mondo, celebrarono il funerale dei movimento per un'altra globalizzazione, che aveva dato prova della sua vastitàƒ , pochi mesi prima, a Porto Alegre e a Genova.

Se quello di Londra è un altro 11 settembre, la conclusione cui arrivare dovrebbe essere opposta: sono le persone come quelle di Edimburgo, di Porto Alegre e di Genova, la nostra sola speranza di interrompere la giostra macabra in cui a più guerra segue più terrorismo e cosàƒÂ¬ via. Un mondo diseguale e ingiusto saràƒ sempre un alibi perfetto, per gli assassini di massa. E gli assassini di massa saranno sempre un alibi perfetto, per chi vuole far sàƒÂ¬, con la guerra, che il mondo resti diseguale e ingiusto.

[www.carta.org]

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