Se la spesa corre a tutto… Gas

Soltanto con la consapevolezza dell'enorme impatto di ogni nostro potenziale acquisto sull'ambiente, su chi abbiamo accanto (persone e animali) e perfino su noi stessi, possiamo sperare nella diffusione generalizzata di un ingenuo vigore salutifero inesauribile. Ricercare la classica morigeratezza sarebbe insufficiente. àˆ urgente prestare attenzione alle tante problematiche, non più trascurabili, che si celano dentro il carrello della spesa: inquinamento, spreco di risorse non rinnovabili, sfruttamento del lavoro dei minori e dei più deboli (giorgia arena, www.lasicilia.it).


La rete dei Gruppi di Acquisto Solidali (192 quelli attualmente registrati sul sito www.retegas.org) rappresenta un'alternativa da non sottovalutare: acquistare collettivamente all'ingrosso generi alimentari (con preferenza per i prodotti stagionali) e merci di uso comune (dai detersivi all'abbigliamento) direttamente dai produttori locali (biologici, ma non necessariamente).

Tutto ciò soltanto dopo un'attenta verifica degli standard dell'eco-compatibilità , dei metodi di lavorazione e delle condizioni di lavoro. La solidarietà diventa l'unico criterio guida di scelta: «Solidarietà che parte dai membri del gruppo e si estende ai piccoli produttori che forniscono i prodotti, al rispetto dell'ambiente, ai popoli del sud del mondo e a coloro che, a causa dell'ingiusta ripartizione delle ricchezze, subiscono le conseguenze inique di questo modello di sviluppo», si legge nel loro «statuto».

Il risparmio rispetto alla spesa tradizionale per famiglia è una componente non indifferente: dal 10 al 30% in media, riuscendo a volte a sfiorare la soglia del 50%. Naturale il passaggio tra le reti interne di informazioni ai fini di monitoraggio del territorio e dello scambio di esperienze.

E in Sicilia? Ufficialmente esistono quattro GAS (Noto, Cassibile, Messina ed il neonato gruppo di Palermo) ma siamo ancora in una fase molto embrionale. Nella nostra indagine abbiamo purtroppo verificato la totale assenza d'interazione tra i gruppi per reciproco ed inconsapevole disconoscimento della loro esistenza.

Il problema primario è a monte. Daniele Ialacqua, responsabile del GAS di Messina, dice: «Dalle nostre parti vi è difficoltà per fare tutto, figuriamoci per un GAS che mette in discussione non soltanto il nostro modo di consumare ma soprattutto di vivere! àˆ pur vero comunque che, rispetto al Centro-Nord, non abbiamo avuto probabilmente un'invasione di centri commerciali, di sparizione di prodotti e produttori locali, di aumenti dei prodotti dell'ortofrutta, che nei grandi centri del Nord si è avuta spingendo di fatto i più sensibili a ricercare subito una strada alternativa ai propri consumi. L'importante è non mollare mai».

Leonardo Ridi, promotore del GAS di Cassibile i cui soci provengono dal centro-nord, da sociologo attribuisce il mancato decollo dei GAS in terra siciliana alla «mancanza di reti sociali solidali al di fuori della famiglia e degli amici, tipica di questa società e del sud in generale».

Anche tutti gli altri intervistati, tra cui Andrea Saroldi di Torino, linfa dell'organizzazione nonché autore di un manuale edito da Editrice Missionaria, attribuiscono questa assenza alla presenza in loco di circuiti non ufficiali in cui singoli, famiglie e gruppi istaurano delle relazioni dirette con i produttori «senza la necessità di inventarle nuovamente».
Una semplice questione di mentalità oppure qualcosa di più? E l'essere geograficamente isola insieme alla ricchezza dei nostri territori rappresentano armi a doppio taglio? Se tutto questo rende la nostra terra un piccolo paradiso per la discreta autosufficienza di cui godiamo, dall'altro lato questa normalità non ci consente di avvertire l'esigenza di disciplinare i nostri consumi. àˆ quanto accade anche all'interno del biologico locale in cui si verificano le più assurde assurdità .

Com'è possibile che i nostri agricoltori non riescano a vendere in loco le loro arance biologiche e devono venderle in continente? Abbiamo posto questa domanda a Enrico Caldara, produttore bio di San Biagio Platani (Ag): «Sembra incredibile ma è così, anche se il prezzo al kg non mi sembra molto esoso: 0,75 cent di euro comprensivi di costi per la manodopera, la cassetta e l'imballaggio. Il costo per la certificazione lo sostengo a mie spese. Da noi riesco a vendere soltanto una ventina di cassette per un totale di 15 euro. Il resto lo vendo a cooperative agricole e di consumatori del Nord che provvedono al successivo smistamento con ulteriori levitazioni di costi che nel caso di alcuni commercianti al dettaglio rasentano la speculazione. Gli stessi gruppi di acquisto da cui ero stato contattato hanno lamentato il costo elevato del mio prodotto e non se ne è fatto niente. Non capiscono che i costi derivano dal carattere estensivo e non intensivo dell'agricoltura biologica».

«Costi alti della vendita al dettaglio del biologico derivano dal monopolio che di fatto esercitano i grandi distributori oltre e non solo dal valore aggiunto dei trasporti. Noi stessi commercianti al dettaglio siciliani spesso siamo costretti a re-importare i nostri prodotti da mercati esteri (Germania, Francia, Spagna)» puntualizza Fausto Giuffrida di Biosfera. Come ci fa notare Caldara, occorre una generale presa di coscienza dei benefici a lungo termine derivanti da un'alimentazione corretta, sana e naturale.

Secondo quanto emerge da un recentissimo studio del Coribia (Consorzio di Ricerca sul Rischio Biologico in Agricoltura) proprio le arance Tarocco, Moro e Sanguinello, esclusive della Sicilia, contengono le antiocianine capaci di combattere i fenomeni di stress ossidativo che provocano nel cervello malattie come il morbo di Parkinson, l'Alzheimer e la sclerosi laterale amiotrofica. Urge allora una diffusa e stratificata campagna informativa circa i doni che ci riserva la natura (a patto di rispettarla!). In questo processo la Scuola (a partire dall'infanzia) non può continuare a tacere: un suo intervento con il ricorso a strategie educative in relazione all'età dei discenti è d'obbligo! Dal gioco alla teatralizzazione fino alla lettura degli autori classici (così moderni sin da allora!) e agli strumenti della scienza nelle fasi successive.

Sul perché di quest'incredibile situazione ne abbiamo parlato anche con Daniele Ialacqua, che si dichiara consapevole del problema: «Il nostro GAS ha scovato un produttore di olio biologico certificato a Mistretta che non ha mercato localmente e che esporta in Germania. Mi è stata raccontata anche la storia di un produttore di mandorle biologiche i cui prodotti, dopo essere stati esportati in Germania, ritornano con costi ovviamente superiori nei supermercati siciliani dove, evidentemente, qualcuno le compra».

A suo giudizio i consumatori (e figuriamoci i commercianti all'ingrosso e al dettaglio) non sarebbero stimolati alla ricerca di prodotti biologici per i costi bassi e «sostenibili» di quelli provenienti dalle piccole coltivazioni tradizionali. Inoltre i costi «bassi» dei produttori biologici lo sarebbero solo all'interno di tale settore e non del mercato locale. Questo avrebbe dato il là alla ricerca di altri mercati e per l'esportazione, sicuramente più remunerativa. Al tutto bisognerebbe aggiungere le potenziali diffidenze del consumatore per il biologico locale.

Diversi punti di osservazione, diversi e talvolta opposti punti di vista. Allora sì che sorge il confronto, punto di partenza per un dialogo autentico. Non pretendiamo di darvi risposte certe: solo interrogandoci e problematizzando con altre domande ci si può avvicinare ancor di più a possibili risposte.

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