Massimo rispetto per il Quirinale

“In generale avevo la netta sensazione che il vero ministro della giustizia nel governo Berlusconi fosse Cesare Previti, che la politica e la strategia nei confronti della magistratura la facesse lui e non il Guardasigilli Alfredo Biondi (…). Previti era sempre presente alle discussioni cruciali (…)”


“Ricordo ad esempio che quando andai nella villa di Berlusconi in Sardegna per parlare del nuovo assetto di vertice della Polizia, Previti mise il veto su Gianni De Gennaro, allora a capo della Dia. Lo voleva nominare prefetto di Palermo. Mi consultai con Gian Carlo Caselli che mi disse: 'Se viene qui lo faranno fuori subito'. Così riuscii a spuntarla mettendolo alla testa della Criminalpol, il vero ruolo operativo all'interno della polizia (…). Di dossier ne giravano tanti, questo è certo. Se ne parlava. Mi stupisco che non ne sia saltato fuori anche uno su di me. Mi dissero che esisteva addirittura un fascicolo su Oscar Luigi Scalfaro (…). Era la fase in cui si parlava del reincarico a Berlusconi in alternativa alla designazione di un altro presidente del Consiglio. Per correttezza e mio incarico istituzionale decisi di avvertire il Capo dello Stato. Lui mi rispose tranquillo: 'Che lo tirino fuori, io non ho nulla da nascondere'. Di quel dossier non si seppe più nulla…” (Roberto Maroni, attuale ministro del Welfare del governo Berlusconi, intervistato da “Panorama” il 15 giugno 1995).   [Marco Travaglio   Rubrica “Carta Canta” – Repubblica del 28/2/2005]

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