Acque minerali? Il rubinetto è meglio!

Minerale in bottiglia, “acqua senza trasparenza”. E' quanto mai significativo il titolo del dossier presentato di recente a Treviso da Legambiente Veneto, in cui vengono messe a confronto le caratteristiche organolettiche delle acque in bottiglia con quelle delle acque potabili, vale a dire le comuni acque di rubinetto. Il risultato è nettamente a favore di queste ultime: le cosiddette acque minerali possiedono le medesime caratteristiche di quelle fornite dalle reti dell'acquedotto [Il gazzettino, 9 gennaio 2005]


Possono anzi nascondere per il consumatore maggiori rischi, essendo la normativa che ne disciplina il controllo molto più elastica di quella dell'acqua “pubblica”. L'Italia è il maggior consumatore di acque minerali del pianeta, con i suoi 172 litri annui pro capite. In Veneto, oltre l'85% dei consumatori dichiara di farne uso, col risultato che ogni famiglia spende mensilmente in questo senso 18 euro. In origine, quando si parlava di “acqua minerale”, si intendeva un'acqua con caratteristiche curative.

Oggi, chiarisce Legambiente, acqua minerale significa semplicemente acqua da tavola. L'associazione ha raccolto le etichette di dodici delle acque in bottiglia più vendute, Vera, San Benedetto, Fonte Tavina, Don Carlo, Lora Recoaro, S. Francesco, Monte Cimone, Levissima, Vitasnella, Lauretana, Rocchetta e Panna, mettendo a confronto i parametri che vi sono riportati con quelli delle acque fornite da otto Ambiti territoriali ottimali, vale a dire Servizi idrici della Castellana e Servizi idrici Sinistra Piave (Treviso), Altopiano servizi Asiago (Vicenza), Azienda Consorzio del Miranese, Asp Choggia e Azienda servizi integrati di San Donà (Venezia), Ato Polesine e Azienda Padova Servizi.

Purtroppo, le informazioni relative alle prime sono molto più scarse di quelle riguardanti le seconde, dal momento che sulle etichette delle acque in bottiglia vengono trascurate le 19 sostanze più pericolose per la salute. I dati finali dicono comunque che le acque in bottiglia, tranne Don Carlo e Lauretana, possono considerarsi semplici acque oligominerali, cioè non possiedono caratteristiche particolari.

Lo stesso può dirsi delle acque potabili, con l'eccezione di quella dell'Ato Polesine, addirittura  oligominerale-mediominerale. I risultato dello studio di Legambiente, redatto da Maria Chiara Zennaro con la collaborazione di Lisa Cherubin, sbugiardano anche un'altra presunta prerogativa delle acque minerali, l'essere povere di sodio. I numeri dicono che tutte le acque di rubinetto esaminate risultano contenerne poco, cioè meno di 20 milligrammi per litro. “Non ha pertanto senso – sottolinea il presidente regionale dell'associazione Angelo Mancone – che le pubblicità facciano leva su questa proprietà “.

Inoltre, non solo l'acqua in bottiglia costa mille volte di più di quella di rubinetto (dai 20 ai 50 centesimi al litro la prima, poche decine al metro cubico la seconda), proseguono Mancone e il presidente di Legambiente Treviso Lino Rasera, ma il suo iperconsumo produce anche altissimi costi ambientali, causati dallo smaltimento delle bottiglie (4 miliardi quelle che annualmente finiscono in discarica) e dal loro trasporto su gomma.

Una preoccupazione che pesa sempre più su Padernello, ha aggiunto la rappresentante del Comitato Veneto per l'Acqua Maria Cristina Vescovo, dove è sorto un nuovo, vasto stabilimento della San Benedetto. Peraltro, la potabilità dell'acqua prelevata da quei pozzi è ancora al vaglio del Ministero della Salute.

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