Italia avara coi paesi poveri

Il direttore per la Cooperazione allo Sviluppo Giuseppe Deodato fa il punto:”Ritardataria e recidiva: anche nel 2005 l' Italia non pagherà i cento milioni di euro che aveva promesso al fondo globale per la lotta al Aids, alla tubercolosi e alla malaria. La scure dei tagli si é accanita sulla Cooperazione allo Sviluppo. La finanziaria del 2005 più che segare il ramo  sembra tagliare la pianta.


Oggi a Bologna un convegno internazionale soppeserà i passi compiuti finora dall'Italia e dall'Onu verso gli obbiettivi del terzo millennio fissati nel 2000. Il punto sull' azione delle Nazioni Unite sarà fatto dal direttore generale dell' Unido Carlos Magarino. Il bilancio del bel paese negli ultimi anni é caratterizzato da un cimitero di segni meno che consolidano la posizione di retroguardia trai paesi dell'Ocse e del G8. In particolare agita il coltello nella piaga Giuseppe Deodato, direttore generale della cooperazione allo sviluppo della farnesina. “L' Italia non sarà in grado di onorare l”impegno a versare, nel 2005, i 100 milioni di euro promessi al Fondo globale per la lotta all'Aids, alla tubercolosi e alla malaria. La cifra si aggiungerà ai 100 che non sono stati pagati nel 2004. Si arriverà a un totale di 200 milioni di euro”.

I paesi nordici destinano alla cooperazione allo sviluppo lo 0,7 per cento del Prodotto interno lordo. E l'Italia?
Ci siamo impegnati ad arrivare allo 0,33 del PiI entro I 2006. Ora siamo allo 0,17. Purtroppo la finanziaria del 2005 non prevede di attestarsi sullo 0,27 per cento preventivato. Il Paese si trova nella situazione che tutti sanno…».

Che senso ha magnificare la cooperazione che si dibatte in queste paurose ristrettezze? Occorre creare un clima di attenzione per impedire che queste riduzioni si ripetano in futuro.

Il presidente delle Ong italiane Sergio Marelli grida allo scippo di 80 milioni di euro prelevati dall”8 per mìlle che tre milioni di cittadinì hanno attribuito allo stato.

Ha ragione. E' vero, gli è stata sottratta quella cifra. Così ha deciso il governo.

Le Ong italiane non digeriscono la circostanza che il grosso dei fondi spesi dall' ltaIia sia destinato a organismi multilaterali, in particolare delle Nazioni Unite, che hanno costi di struttura elevati. Quelli della Fao, per esempio, superano il 50 per cento.
«I due canali di finanzianiento non sono assolutamente in concorrenza. Certo. alcuni organismi internazionali hanno strutture farraginose. Nelle Ong la modalità di Controllo é del tutto diversa. Noi siamo soddisfatti dell”uno e dell'altro».

Come spiegherebbe a una famiglia che stenta ad arrivare alla fine del mese la necessità di investire soldi pubblici nella cooperazione allo sviluppo dei paesi poveri?
«E” del tutto evidente la dimensione assunta da fenomeni come il terrorismo e l'immigrazione clandestlina. I fondi messi a disposizione non sono sufficienti. Eppure l'unica risposta efficace é la prevenzione. Si debbono creare nelle aree di gestazione condizioni sociali che e limitino il sorgere del problema. I fondi spesi per questo scopo non sono un regalo, ma un investimento per la conservazione della nostra struttura sociale e della nostra tranquillità ».

Se dovesse fare un bilancio sincero della vostra attività , che cosa direbbe?
«Lo slogan delle giornate della cooperazione è il seguente: far crescere il mondo fa crescere anche te».

Be the first to comment on "Italia avara coi paesi poveri"

Leave a comment