Uganda, la ferocia di una guerra civile

Joseph Kony, sanguinario leader dello LRATorture, rapimenti di massa, morte. Non accade solo in Iraq. Angoli di mondo, quasi sconosciuti, vivono da decenni situazioni di crisi dai contorni drammatici. Tragedie, che non saranno mai notizie da prima pagina. Circa 100.000 vittime, 1.200.000 sfollati e più di 20.000 bambini rapiti dagli anni Ottanta ad oggi, secondo quanto stimato dallà¢â‚¬â„¢Unicef : sono dati che riguardano un paese dove da 17 anni si combatte una guerra civile spietata, là¢â‚¬â„¢Uganda [Alessia Ecora – Web Magazine].


Un conflitto assurdo per certi versi, dai connotati grotteschi, dettato dalla follia di un uomo, Joseph Kony, che dal 1987 semina terrore nelle province del nord del paese alla guida dellà¢â‚¬â„¢LRA (Armata di resistenza del Signore). Là¢â‚¬â„¢obiettivo dei ribelli è là¢â‚¬â„¢instaurazione di un regime basato sullà¢â‚¬â„¢applicazione dei 10 comandamenti biblici, un governo fondato su una religione mista di concetti cristiani, animismo e magia africana, alla guida del quale Kony si pone come profeta illuminato da uno spirito divino. Le province del nord al confine con il Sudan, abitate dagli Acholi, sono  state in questi anni teatri di scontri sanguinosi in cui i ribelli non hanno risparmiato alcun tipo di orrore ai contadini inermi. à¢â‚¬Å“ Mi hanno legato e buttato a terra. Mi dicevano di non piangere. Di non fare rumore. Poi un uomo si è seduto sul mio petto, altri mi hanno legato le braccia, le gambe e uno il collo. Un altro ha preso un piccone. Prima mi ha colpito la mano sinistra, poi la destra. Poi con un coltello mi ha tagliato il naso, le orecchie e la boccaà¢â‚¬?. Mentre i guerriglieri gli infliggevano queste atrocitàƒ , David, 23 anni, li implorava di ucciderlo. Invece, spietati, hanno avvolto le sue orecchie in una lettera: un avvertimento alla popolazione a non unirsi alle forze di governo del Presidente Museveni, al potere in Uganda dal 1988.

CiàƒÂ² che rende più feroce la situazione è il dramma dei rapimenti dei bambini: i maschi vengono brutalmente addestrati come soldati sin dallà¢â‚¬â„¢etàƒ di 7 anni, spesso drogati e costretti a mutilare e uccidere per non essere trucidati a loro volta. Le femmine più grandi diventano à¢â‚¬Å“schiave sessualià¢â‚¬? dei ribelli, sono soggette a stupri, gravidanze indesiderate e spesso vittime di malattie infettive.

Le più giovani sono invece sfruttate per i lavori manuali. Alcuni dei bambini rapiti che riescono a fuggire, pochi rispetto al numero complessivo, vengono accolti in alcuni centri di riabilitazione, supportati da associazioni non governative. La GUSCO, Associazione per il Supporto dei Bambini della cittàƒ di Gulu,  ne ha ospitati circa 4.000 dal 1997 ad oggi: à¢â‚¬Å“ Molti hanno subito forti trauma e hanno bisogno di consiglià¢â‚¬? – ha spiegato Stella Ojera, uno dei responsabili del centro –  Ã Â¢Ã¢â€šÂ¬Ã…“Sono stati costretti a  fare cose terribili. Molti si chiudono in se stessi, altri sono molto aggressivi e hanno un incredibile bisogno di vendetta, sia nei confronti dei ribelli, ma anche verso la loro stessa gente à¢â‚¬?. I bambini appaiono inoltre denutriti, deboli e spesso hanno bisogno di urgenti cure mediche per le ferite riportate durante gli scontri a fuoco.

Le basi principali dellà¢â‚¬â„¢ LRA si trovano in Sudan, che fornisce da lungo tempo armi e supporto. Eà¢â‚¬â„¢ proprio da questo paese che provenivano i circa 70 guerriglieri che mercoledià¢â‚¬â„¢ 29 settembre hanno sferrato un altro attacco alla popolazione, nei distretti di Kitgum e Pader, guidati dallà¢â‚¬â„¢immancabile Joseph Kony. Là¢â‚¬â„¢incursione ha dato luogo allà¢â‚¬â„¢ennesimo scontro con le truppe governative che hanno ucciso circa 13 ribelli e liberato almeno otto persone che erano state rapite, mentre un militare ha perso la vita. Dal febbraio di questà¢â‚¬â„¢anno gli attacchi erano stati meno frequenti e molti profughi avevano sperato, invano, di poter fare rientro a casa. Sono persone che vivono in situazioni precarie, con la paura costante di chi ha visto il terrore e che ora sognano solo di riprendere una vita normale.

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