Un’immensa legge ad personam

Si sentono incubare sintomi di fascismo. Il monito di Giuseppe Dossetti, risalente al 1994, esprime la preoccupazione dei molti intervenuti al convegno Salviamo la Costituzione, organizzato a Milano sabato 19 giugno dall”associazione Libertà e Giustizia. Tema della giornata: la necessità di contrastare il progetto di riforma costituzionale già approvato al Senato e fra poco in discussione alla Camera.
La contrapposizione fra maggioranza e opposizione, questa volta, sembra frontale.

[Di Pietro Ricca – da www.wema.it]


Il progetto riguarda 43 articoli della seconda parte della Carta.  Si tratta di una vera e propria demolizione dell”impianto costituzionale così Franco Bassanini, senatore diesse e animatore dell”associazione Astrid.

Aggiornare la nostra Costituzione alla novità dei tempi e in particolare alla cultura del maggioritario è necessario, ma non certo in questo modo. Bassanini evidenzia i motivi di maggiore inquietudine: la minaccia all”unità dello Stato attraverso la devolution, il conseguente rischio per l”universalità dei diritti, la prospettiva di un governo dittatoriale elettivo attraverso il cosiddetto premierato forte, il ridimensionamento del ruolo degli istituti di garanzia, dalla Presidenza della Repubblica alla Corte Costituzionale. Tutti temi specificamente affrontati da molti altri relatori. Non abbiamo bisogno di accentrare il potere ma di definirne con chiarezza limiti e controlli. Nel progetto di riforma licenziato dal Senato si vede invece un”avventura al servizio di interessi particolari.

Parole allarmate anche da Rosy Bindi, parlamentare ulivista di matrice popolare. Ormai è chiaro: in questo Paese può capitare di tutto, almeno fino a quando saranno al governo gli attuali personaggi. Questa riforma costituzionale è una merce di scambio fra le varie componenti della maggioranza. E questa volta vogliono andare fino in fondo. Non dobbiamo sottovalutarli, per vari motivi. Primo, perché riformare la Costituzione in quel modo per loro è l”ultima possibilità di ricompattare la maggioranza. Secondo, perchè gli atti quotidiani di questo Governo, i suoi continui strappi, portano al modello di riforma in itinere.

L”ex Presidente della Repubblica e già membro dell”Assemblea Costituente Oscar Luigi Scalfaro, vero mattatore del dibattito, ha duramente criticato le varie incongruenze del progetto di riforma. Che fine faranno le prerogative del Capo dello Stato? E la centralità del Parlamento? Il Capo dello Stato sarà costretto a firmare lo scioglimento delle Camere richiesto dal Premier. Un vero e proprio imbroglio. Per notificare le decisioni di un altro basta un commesso. Il Parlamento, per poter dire la sua, cioè per votare la sfiducia al Governo, deve accettare di essere sciolto, cioè deve suicidarsi. Ma quale democrazia ci può essere se il Presidente della Repubblica rimane in canottiera? E dove ci vuole portare uno che dispone di alleati che in questi anni si sono comportati come devoti servitorelli, ma ancora non gli basta.

Una delle novità del convegno di Libertà e Giustizia è la presenza forte delle tre confederazioni sindacali, che hanno assicurato la propria collaborazione. Se si arriverà al referendum confermativo, ha promesso Guglielmo Epifani, leader CGIL, chiederemo di votare contro questo testo di riforma. Per chi conosce la forza organizzativa del primo sindacato italiano, una notizia significativa. Due le principali preoccupazioni espresse da Epifani. La prima è relativa alla libertà , i diritti, la salute, la formazione. La seconda è relativa al rischio di disarticolazione dello Stato. Rischiamo di produrre isolamento dei lavoratori, dei cittadini, delle imprese; senza un governo di sistema un Paese affonda.  Assicura il suo impegno anche Savino Pezzotta, segretario Cisl. Per lui la priorità è l”informazione. Stiamo distribuendo la Costituzione sul territorio, in particolare tra i giovani. Bisogna far crescere la coscienza dei valori costituzionali. Questa è la premessa di qualsiasi battaglia in difesa della democrazia. Un”analisi della vicenda politica degli ultimi anni non può che portare, secondo Pezzotta, a formulare delle critiche anche al Centrosinistra. Quando era al Governo, l”attuale Opposizione ha dato il cattivo esempio con una riforma costituzionale a maggioranza. Fu un grave errore. Tre le questioni su cui bisogna far convergere la massima attenzione dei cittadini, secondo la sensibilità del leader Cisl: il lavoro come valore, il ripudio della guerra, la libertà sindacale. Anche dall”angolo visuale di chi fa sindacato il rafforzamento dei poteri del Premier è una grave minaccia. La concentrazione del potere esecutivo farà saltare ogni concertazione con le forze sociali.

Per Luigi Angeletti, a capo della Uil, il progetto di riforma riflette una cultura politica impastata di populismo. Antipolitica, negazione del valore di ciò che è pubblico, vittimismo e fastidio per la mediazione, della serie “non mi lasciano governare”: questi pessimi umori sorreggono la riforma. Chi si oppone deve incaricarsi di rilanciare come regole basilari per il buon funzionamento del sistema democratico la trasparenza e la controllabilità del potere. La scuola è un elemento centrale. Deve restare pubblica, nazionale e repubblicana.

La gran parte dei costituzionalisti si contrappone in modo risoluto alla riforma. Un bel volume di Astrid ne raccoglie l”elaborazione.

Tra i presenti al convegno Salviamo la Costituzione anche Franco Pizzetti, docente a Torino. Questa riforma va contro il parere dei costituzionalisti, ma anche contro la maggioranza degli italiani, che hanno tolto voti agli attuali governanti. Le riforme costituzionali solitamente sono condivise fra maggioranza e opposizione e si inquadrano in contesti storici particolari, al culmine di processi costituenti. Questi due elementi – l”eccezionalità e la condivisione – formano lo spirito costituente, un bene che oggi non si vede all”orizzonte.  àˆ una vera tragedia quel che accade, prosegue Pizzetti, dobbiamo batterci perché la Costituzione rifletta la crescita della nostra società . Premierato senza controlli e devolution in salsa leghista vanno in direzione opposta. Dobbiamo esigere una democrazia governante e un federalismo che non frammenta.

Per Enzo Balboni, docente a Milano, non cӏ precedente al mondo rispetto al modello costituzionale prospettato da questa riforma. Si evidenzia una chiara lesione alle garanzie dei diritti e alla separazione dei poteri. Le analisi ex cathedra in un momento come questo non bastano. Occorrono indignazione e mobilitazione.

I germi dell”eversione vengono da lontano. Uomini come Bobbio e Dossetti li segnalarono già dieci anni fa. Ci torna alla memoria quel monito di Dossetti, che cercava di metterci in guardia dall”incubazione di un nuovo fascismo, inteso come il consolidamento di un potere esecutivo che non accetta alcun limite, né il controllo di legalità , né il pluralismo dell”informazione, né la sovranità del Parlamento, né le prerogative del Presidente della Repubblica, osserva Franco Monaco, dei Comitati Dossetti. Le riforme della Costituzione devono essere compatibili con il patto costituzionale. E il patto costituzionale si può riassumere in un concetto: la necessità di sottoporre il potere a limiti e regole. Se invece si vuole uscire dallo Stato di diritto lo si dica…

Ogni battaglia costituzionale è una battaglia per le garanzie. Muove da questo assioma l”intervento di Andrea Manzella, costituzionalista e a lungo uomo delle Istituzioni. Questo testo di riforma fa paura anzitutto per quello che manca. àˆ come se si giocasse a poker con la Costituzione, si bluffa, si rilancia, si mette tutta la posta sul piatto. Si fa passare un testo in cui mancano le garanzie per le minoranze. Il maggioritario anche per Manzella ha sbilanciato il sistema costituzionale. La prima necessità sarebbe dunque quella di ribilanciarlo con l”introduzione di nuove garanzie. Per esempio con l”elevazione della maggioranza richiesta per le leggi più rilevanti, l”assegnazione all”Opposizione delle commissioni di inchiesta, la possibilità per l”Opposizione del ricorso alla Corte Costituzionale. Una Corte Costituzionale che, detto per inciso, il progetto di riforma intende mettere di fatto sotto il controllo della maggioranza politica.

Anche per Manzella non c”è speranza senza un forte coinvolgimento delle coscienze. L”Opposizione parlamentare da sola non ce la fa. Deve crescere, anche in vista del referendum confermativo, un grande movimento di opposizione civica.

Leopoldo Elia, studioso di meccanismi costituzionali, è presidente emerito della Corte Costituzionale. Particolarmente vibrante il suo intervento, incentrato sulla dignità del Parlamento, vero depositario della sovranità popolare. Il potere del premier di sciogliere le Camere che gli revochino la fiducia nasconde più di un”insidia. Il Premier non deve poter ricattare i parlamentari. Chi ci garantisce per esempio che solo sulle leggi previste dal programma di governo si porrà la fiducia? Ma prima di ogni discorso di merito, per Elia stiamo pagando ritardi e deficienze di tipo culturale. Nel nostro Paese purtroppo non c”è una consapevolezza sufficientemente diffusa dei valori costituzionali. Su questo terreno ci si deve tutti impegnare.

Su quest”ultimo punto è intervenuto anche Umberto Eco, socio fondatore di Libertà e Giustizia,  più volte chiamato in causa dal moderatore David Sassoli, giornalista Rai. In quanti, si è chiesto il romanziere, abbiamo in casa il testo della Costituzione, in quanti sappiamo in che scaffale si trova, in quanti ogni tanto andiamo a rileggerlo? In molti casi si tratta di una lettura appassionante e grottesca, per la bellezza inattuata dei valori che vi sono proclamati.  Per esempio, c”è scritto che la Repubblica tutela l”ambiente, ma in che modo? In altri casi si registrano inevitabili anacronismi. Bisogna assolutamente introdurre nella Costituzione norme su tv e Internet. La possibilità di una piazza Venezia virtuale, il rischio di un populismo mediatico oggi sono più attuali che mai, e vanno scongiurati con delle norme precise.

La libertà e il pluralismo dell”informazione costituiscono il vero ossigeno della democrazia.  Anche Gad Lerner, che ora lavora a La Sette,  ha deciso di impegnarsi in prima persona. Non ha voluto candidarsi, diversamente da Michele Santoro, ma si è speso molto in campagna elettorale in favore della lista Uniti nell”Ulivo. Per prima cosa nel nostro fronte non dev”esserci paura del nuovo, la Costituzione europea, per quanto imperfetta, qualcosa ci deve pur dire. Nel merito della riforma, è chiaro il tentativo di risolvere per legge l”incapacità di governo da parte dei detentori della maggioranza. Berlusconi dispone di una maggioranza numericamente forte, ma non riesce a controllarla. Con lo scioglimento della Camere li vuole addirittura precettare. La cosa più impressionante è la strumentalità della devolution. In privato te lo dicono anche molti uomini della destra, lo sanno anche loro che non funzionerà mai. Per il giornalista, naturale un richiamo all”attualità . Si comincia a parlare di un rinvio di un anno delle elezioni regionali, sarebbe un fatto gravissimo.

Se hanno davvero intenzione di rinviare le elezioni, se lo levino dalla testa, ha detto Luciano Violante,  per il quale in questi anni abbiamo assistito a un modernismo anarchico da parte del centrodestra, che ha sovvertito le regole della democrazia con sbandamenti notevoli nel sistema politico-istituzionale. Basti pensare alla legge Gasparri e alle altre leggi votate per favorire gli interessi del presidente del Consiglio. Molte di queste sono passate proprio con il voto di fiducia, utilizzato ben 47 volte alla Camera. àˆ chiaro che si vuole indebolire il Parlamento. Con un Parlamento forte a quest”ora avremmo una Commissione di inchiesta sulla guerra. Il testo della riforma per Violante è solo il frutto di una spartizione fra partiti. La Lega ha ottenuto la devolution, AN l”interesse nazionale, l”Udc come al solito niente. Contro la sovversione delle regole democratiche Violante promette un”azione unitaria di tutta l”opposizione.

L”avvocato Mino Martinazzoli, ultimo segretario della Democrazia Cristiana, ha fatto autocritica. Con la riforma del titolo V della Costituzione noi del centrosinistra non abbiamo dato il buon esempio. Con gli statuti regionali, anche di molte regioni governate dal centrosinista, si va verso l”accentramento dei poteri. Non è con la semplificazione delle procedure che si risolve la crisi della democrazia. Ma con l”estensione delle possibilità di partecipazione. Il senso critico è autentica libertà . E non c”è governabilità senza rappresentanza. Non dimentichiamo che la Democrazia è stata inventata per rendere più difficile il comando, non per renderlo più facile. Altrimenti si richia di fare come quel personaggio di un dialogo di Kierkegaard. Vado bene per Londra? chiede. Gli rispondono: Sì, se si volta dall”altra parte. Cioè: stiamo rischiando di uscire da una democrazia, per quanto incompleta e non funzionante, per avventurarci in una postdemocrazia.

Agazio Loiero, ora parlamentare ulivista, suggerisce di non sottovalutare le campagne demagogiche che verranno scatenate a sostegno di questa riforma. Sono più coesi di quel che sembra, e faranno leva sugli egoismi e sulla disinformazione. Per esempio esalteranno come una rivoluzione la riduzione del numero di parlamentari. Per questo occorre portare il dibattito fuori dalle aule parlamentari.

Al convegno sono intervenuti anche alcuni magistrati.

Incentrato sulla negatività della riforma del Csm – altro istituto che si vorrebbe far passare sotto il controllo della maggioranza politica –  l”intervento di Giancarlo Caselli, procuratore generale a Torino. La Costituzione riguarda tutti, non possiamo permettere che venga rimodellata sugli interessi di chi in un dato momento storico sta al potere. L”indipendenza della Magistratura è posta proprio a garanzia di tutti i cittadini. Ma con la politicizzazione del Consiglio Superiore della Magistratura si rischia di mettere una seria ipoteca sull”effettività di tale indipendenza. I casi più eclatanti di insabbiamento di indagini, per esempio il famigerato armadio della vergogna, che conteneva i fascicoli degli eccidi dei nazifascisti, ci dicono proprio che l”impunità del potere ha bisogno di copertura politica e di esecuzione da parte di una magistratura intimidita o asservita.

L”obiettivo di assoggettare la Magistratura al potere politico è apparso chiaro già con la riforma dell”ordinamento giudiziario, tutt”ora in discussione. Per contrastarla l”Associazione Nazionale Magistrati lo scorso 25 maggio ha deciso di ricorrere allo sciopero, cui ha aderito il 90% dei magistrati italiani. Si possono rintracciare alcune analogie procedurali fra questa riforma e la riforma della Costituzione. àˆ l”opinione di Armando Spataro, procuratore aggiunto a Milano. Anche nel caso della legge di modifica dell”ordinamento si è fatto un largo uso di sedicenti saggi, riuniti non in una baita del Cadore ma in un ufficio di via Arenula, a Roma. Anche in questo caso si è registrata una falsa disponibilità al dialogo. Anche in questo caso decisioni gravissime sono state giustificate da una asserita volontà di efficienza. I magistrati hanno deciso di parlare ai cittadini ovunque sia possibile. Di fronte a qual che accade l”azione deve essere comune. Credo inoltre che non guasterebbe che l”attuale Opposizione si impegnasse, una volta ritornata al Governo, a cancellare tutte le leggi vergogna di questi anni.

Il moderatore Sassoli ha proposto un brano di Giovanni Sartori, fresco di giornata. Non negoziare nulla, questo il senso del messaggio del politologo fiorentino. Da tempo su questa linea Franco Cordero.

I parlamentari presenti, pur con qualche inevitabile distinguo, hanno annuito. Nessuna Bicamerale è dietro l”angolo, anche se l”assenza di dialogo più che una scelta si impone come una necessità .

Massimo Villone, senatore diesse, si è battuto al Senato, spuntando poco o nulla. Una riforma così, se fosse un esercizio scolastico, meriterebbe una secca bocciatura. Non darei la sufficienza a un mio studente, se ritenesse compatibili con l”impianto costituzionale le norme contenute in questa riforma. Al Senato abbiamo fatto quel che era possibile, ora mi piacerebbe che si proseguisse alla Camera, ma in un contesto di maggiore informazione dei cittadini.

Del dibattito alla Camera sarà protagonista Gianclaudio Bressa, deputato della Margherita, anch”egli presente al convegno. Ora siamo al dunque. Hanno chiamato riforma una verifica politica, che non deve assolutamente passare. Tra i punti su cui Bressa annuncia battaglia, c”è la necessità di salvaguardare l”articolo 138, la vera combinazione della cassaforte, anch”esso interessato da un tentativo di blindatura. Si vuole in sostanza rendere molto più difficile in futuro la procedura di modifica della Costituzione. Bisogna inoltre smontare questa anomalia del premierato assoluto come pure la vera e propria bigamia costituzionale che si prospetta con l”abbinamento della devolution al premierato.

Al termine del suo intervento Bressa viene apostofrato con energia da una spettatrice. Ma allora siete o no disposti a negoziare? Voglio fare il mio mestiere di parlamentare, questa la risposta di Bressa, che sembra resistere alla suggestione dello scontro frontale suggerita da Sartori o forse nutre ancora qualche speranza nel rinsavimento dell”attuale maggioranza.

Hanno detto la loro anche alcuni esponenti dei Girotondi, un movimento molto attivo in questi anni a difesa delle regole fondamentali, ma forse ancora poco reattivo rispetto al tema della riforma costituzionale. Edoardo Ferrario, dei Girotondi di Roma ha detto fondamentalmente tre cose: ormai ogni possibilità di negoziare è da escludere, la disponibilità al dialogo è solo un trabocchetto; c”è viceversa la necessità di unire tutte le forze disponibili, per esempio con la creazione di un Comitato per la Costituzione; i girotondini si impegnano far uscire banchetti in tutta Italia per la raccolta di firme contro la riforma e per preparare in prospettiva il referendum.
Tra gli ultimi a prendere la parola in un pomeriggio molto denso è Nando Dalla Chiesa, senatore della Margherita, da sempre uno dei politici più vicini agli ambienti della società civile. Questa riforma è una legge ad personam moltiplicata per mille. Se rivediamo il film di questi tre anni, ci accorgiamo che hanno fatto una riforma per togliersi di impaccio, formulata sul modello dei loro desideri. Ogni regola la avvertono come un ostacolo. Non sopportano un Presidente della Repubblica che rinvia alle Camere una legge, una Corte Costituzionale che ne annulla un”altra, un Parlamento che esercita le proprie prerogative. In realtà , secondo Dalla Chiesa, della Costituzione non va fatto un tabù, nemmeno della prima parte, che si è rivelata un po” debole sul piano dei diritti individuali e civili. Da questo punto di vista va rafforzata. Ma naturalmente questa riforma va in direzione contraria. C”è da chiedersi che cosa hanno in mente questi riformatori per quanto riguarda i regolamenti parlamentari. Sento che si annunciano cambiamenti anche su questo aspetto. Sono proprio curioso di conoscerli. àˆ bene ricordare che chi sta riformando la Costituzione ha fatto passare negli ultimi tre anni le leggi più vergognose, dal Lodo Schifani alla Cirami, con gravi violazioni dei regolamenti.

Per approfondimenti
– www.libertaegiustizia.it
– www.astridonline.it

Costituzione: una riforma sbagliata. Il parere di sessantatre costituzionalisti a cura di Franco Bassanini, Passigli Editori. (Il volume prende in esame la riforma votata dal Senato. I giudizi dei maggiori esperti della materia: costituzionalisti, politologi, scienziati delle istituzioni)

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