Il declino della rappresentanza sociopolitica

Solo il 4,4% degli italiani maggiorenni, circa 2 milioni in valore assoluto, indica i partiti come soggetti da cui si sente maggiormente rappresentato; questa percentuale scende al 3,7% nella popolazione con livello di reddito più basso e al 3,8% tra chi ha al massimo la licenza elementare, mentre risulta pari al 7,1% tra quanti dichiarano redditi più elevato e al 7,5% tra i laureati.

Se si considera che gli iscritti ai sei partiti politici maggiori nel 1999 erano circa 1.850.000, il sistema della rappresentanza politica organizzata appare sempre più autoreferenziale, non riuscendo a suscitare identificazione se non nella sempre più ristretta platea dei suoi aderenti.
Questi ultimi, infatti, sino al 1990 superavano largamente i 4 milioni.


Un altro segno evidente di una disaffezione crescente nei confronti della politica è il dato relativo alla partecipazione elettorale (i voti validi alle recenti elezioni regionali non hanno raggiunto il 68% degli aventi diritto).
Il calo che nella prima parte del decennio aveva coinvolto soprattutto le regioni meridionali, negli ultimi anni si è invece accentuato nel Centro-Nord (Toscana -9,0% tra il '95 ed il 2000).
Aumentano in modo esponenziale gli italiani che non si riconoscono in nessun soggetto di rappresentanza: nel 1992 erano il 16%, nel 1995 il 19% e nel 2000 sono il 42,3% del totale (45,6% tra i 18 e i 44 anni).

Le istituzioni regionali hanno comunque acquisito, grazie all'elezione diretta del Presidente e al conferimento di nuovi poteri, una visibilità ed un ruolo enormemente superiori rispetto al passato.
Al di là delle ricorrenti polemiche sulla riforma federalista dell'ordinamento il vero nodo da sciogliere è oggi quello della diffusione di una cultura poliarchica che sappia dare forma al sempre vitale policentrismo italiano.
Le sfide della prevenzione per la sicurezza. Non è la grande criminalità a fare paura, ma i piccoli reati di criminalità predatoria: due italiani su tre temono di subire furti in casa, il 30% di essere vittima di scippi e borseggi ed altrettanti di aggressioni, minacce e percosse. La criminalità predatoria ha un'intensità maggiore nelle regioni a più elevata urbanizzazione (Lazio, Campania e Lombardia) cui si aggiungono Liguria ed Emilia Romagna.
Le regioni meridionali conservano il primato per la diffusione dei reati di criminalità organizzata: al primo posto la Calabria, seguono Sicilia, Sardegna, Campania e Puglia.
Ma tra i fenomeni emergenti vi è la diffusione dell'illegalità di strada (commercio di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione crescono dell'11,8% negli ultimi cinque anni) che colpisce anche territori tradizionalmente meno infestati dal crimine e in particolare la costiera adriatica.

La risposta ad un allarme sociale che cresce non può limitarsi ad un maggiore ricorso alla detenzione (il 68,7% degli italiani vorrebbe che fossero inasprite le pene). Le carceri italiane sono già sovraffollate (oltre 53.000 detenuti, 10.000 in più della presenza regolamentare) e il sistema giudiziario nel complesso non riesce a dare risposte soddisfacenti in tempi accettabili (un quarto dei detenuti è in attesa di giudizio, di questi circa il 35% è recluso da più di sei mesi).
I detenuti nelle carceri italiane sono giovani (quasi il 70% ha meno di 40 anni) e, soprattutto, marginali: la metà non ha conseguito l'obbligo scolastico, il 30% è tossicodipendente o alcolista, un quarto è immigrato.
Le grandi sfide da affrontare sono da un lato la riorganizzazione e la riforma del sistema penitenziario e dall'altro la promozione di interventi di prevenzione sociale sul territorio (chiesti dal 92% degli italiani).

Internet, chiave dell'innovazione amministrativa.
Al termine di un decennio in cui si sono susseguiti gli interventi di riforma, il rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione rimane problematico.
Grandi aspettative sembrano però essere riposte nell'utilizzo delle nuove tecnologie. Ben l'80% degli italiani crede che Internet possa migliorare la qualità dei servizi della pubblica amministrazione; il 45% chiede la possibilità di svolgere pratiche amministrative a distanza, il 44% di effettuare pagamenti, il 42% sollecita la disponibilità di informazioni sulle pratiche amministrative e il 41% desidererebbe avere on line maggiori notizie sulla propria città .
Gestire la transizione tecnologica non sarà facile; occorrerà contrastare il pericolo che anche in questo settore si affermi un modello a due velocità che lasci indietro le fasce di utenza più deboli.

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