La politica energetica e ambientale: fulcro della politica economica

I problemi energetici, nonostante la loro forte incidenza, sia sull'ecosistema terrestre, in particolare sui mutamenti climatici, sia nelle cause dei conflitti internazionali in corso e nella iniqua ripartizione delle risorse tra i popoli del nord e del sud del mondo, sia sulla qualitàƒ della vita e sulla salute degli uomini, non vengono considerati dalle forze politiche con l'attenzione e l'impegno che sarebbero necessari. Quando non vengono sottovalutati, vengono tutt'al più considerati come uno dei tanti argomenti settoriali da inse-rire nel mosaico dei loro programmi politici. I quattro firmatari del seguente documento, a vario titolo impegnati da anni su questi problemi con approcci di tipo tecnico ed economico, senza una specifica con-notazione politica, ritengono invece che per essere affrontati in modo efficace debbano essere posti al centro della politica economica e industriale dei paesi industriali avanzati. DI MERCALLI, PALAZZETTI, PALLANTE, RICCA – APRILE 2004


E che solo cosàƒÂ¬ facendo si possano anche affrontare in modo efficace i problemi economici e occupazionali che questi paesi attraversano nell'attuale fase storica. A tal fine sottopongono all'attenzione dei movimenti e dei partiti le loro rifles-sioni in proposito, invitandoli alla discussione e al confronto, con l'auspicio di contribuire a superare la visone settoriale e prevalentemente ideologica con cui sino ad ora sono state impostate le tematiche am-bientali.

1. L'efficienza con cui si usa l'energia in Italia è molto bassa. Il nostro sistema e-nergetico è come un secchio bucato che nei processi di trasformazione dalle fonti fossili agli usi finali e negli usi finali (calore, freddo, forza, illuminazione) spreca sotto forma di calore degradato più energia di quella che rende disponibile.

2. I consumi delle fonti fossili si suddividono in tre categorie più o meno equivalenti: il riscaldamento degli ambienti; la produzione di energia termoelettrica, l'autotrasporto. Nel riscaldamento degli ambienti la legge tedesca non consente di superare i 70 kWh al metro quadrato all'anno. Le case passive (l'unico settore trainante nell'edilizia tedesca) non possono superare i 15 kWh/m2/a. In Italia, con un clima molto più mite, si calcola (ma nessuno sa fornire dati precisi) che si raggiungano i 150-200 kWh/m2/anno. Il ren-dimento medio attuale del parco centrali termoelettriche è del 38%. I cicli combi-nati raggiungono il 55%. La cogenerazione diffusa, oggi assolutamente sottoutilizzata, il 94%. Nel settore automobilistico, dopo il dimezzamento dei consumi avvenuto negli anni settanta, non ci sono stati ulteriori miglioramenti, ma Greenpeace negli anni novan-ta ha fatto costruire un'autovettura che supera i 40 km con un litro di benzina e le case automobilistiche hanno giàƒ realizzato prototipi di medie cilindrate che raggiungo i 100-120 km con un litro di benzina.

3. Allo stato attuale della tecnologia è quindi possibile dimezzare i consumi di fonti fossili accrescendo l'efficienza dei processi di trasformazione energetica e utilizzando quei veri e propri giacimenti nascosti di energia costituiti dagli sprechi, dalle inefficienze e dagli usi impropri.

4. Accrescendo l'efficienza, si riducono i consumi di energia alla fonte a paritàƒ di servizi finali. Pertanto si riducono contemporaneamente le emissioni di CO2 e i costi della bolletta energetica. I vantaggi ecologici sono direttamente proporzionali a quelli economici.

5. Questo è inoltre il pre-requisito per favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili, che hanno rendimenti molto inferiori e molto più irregolari delle fonti fossili. Se i consumi energetici (di cui almeno la metàƒ sono sprechi) si riducono, le fonti rinnovabili possono soddisfarne una quota significativa, altrimenti il loro contributo rimane irrisorio.

6. Una politica energetica finalizzata a ridurre le emissioni di CO2 deve pertanto artico-larsi in due fasi: la riduzione al minimo dei consumi e la soddisfazione dei consumi residui nei modi meno inquinanti a paritàƒ d'investimento.

7. La clausola economica è fondamentale se si vuole fare un discorso concreto. Un e-sempio lo chiariràƒ . Il fotovoltaico azzera le emissioni di CO2, ma 1 kW di potenza di picco costa 10 volte di più di 1 kW in cogenerazione diffusa, che le riduce invece del 50%. Quindi, a paritàƒ d'investimento la cogenerazione diffusa riduce le emissioni di CO2 5 volte di più del fotovoltaico.

8. Il passo preliminare per favorire lo sviluppo delle tecnologie che riducono le emissio-ni di CO2 è un'accurata diagnosi energetica degli utilizzatori finali di energia per capire dove e come, a paritàƒ d'investimento, si possono ottenere le maggiori riduzioni di sprechi, inefficienze e usi impropri. E i risultati migliori in termini ambientali sono i ri-sultati migliori in termini economici.

9. La chiave di volta per avviare un meccanismo di questo genere sono le ESCO (E-nergy Service Company), societàƒ che realizzano a proprie spese le ristrutturazioni e-nergetiche dei loro clienti, richiedendo in cambio, per un numero di anni prefissato con-trattualmente, i risparmi economici conseguenti ai risparmi energetici che riescono a ot-tenere. Queste imprese si assumono il rischio finanziario e più sono capaci di accrescere l'efficienza, cioè di ridurre le emissioni di CO2 a paritàƒ di servizi energetici finali, più guadagnano.

10. Questo meccanismo concorrenziale sarebbe estremamente vantaggioso per gli enti pubblici, perchàƒÂ© consentirebbe loro di ridurre i propri consumi senza effettuare spese d'investimento, e di mettere in concorrenza le aziende sulla durata del pay back. La mag-giore efficienza e il maggior risparmio richiedono infatti i tempi di ritorno più brevi. In questo modo si darebbe una spinta determinante allo sviluppo delle tecnologie che riducono le emissioni di CO2 a paritàƒ di servizi finali dell'energia.

11. Le tecnologie che accrescono l'efficienza energetica sono economicamente mature e, spesso, trasferibili da altre applicazioni. Ad esempio: per costruire microcogeneratori (un motore automobilistico collegato con un alternatore, inseriti in una scatola di metallo) occorrono le stesse professionalitàƒ , gli stessi impianti e le stesse tecnologie del settore automobilistico.

12. A differenza delle fonti alternative, il miglioramento dell'efficienza energetica non richiede finanziamenti pubblici e a paritàƒ di investimento riduce di un ordine di grandezza in più i consumi di fonti fossili: dai decimi di punto alle decine di punti percentuali.

13. Una politica energetica impostata in chiave economica, e non ideologica, puàƒÂ² essere il fulcro di una ripresa produttiva e occupazionale che consentirebbe ai paesi indu-strializzati di uscire dalla attuale fase di recessione, mentre gli strumenti tradizionali di governo dell'economia (abbassamento del costo del denaro, lavori pubblici e incentiva-zione dei consumi attraverso una riduzione delle tasse) hanno dimostrato di essere di-ventati inefficaci. Si pensi agli effetti occupazionali che avrebbe un programma di politica economica incentrato sulla ristrutturazione energetica del patrimonio e-dilizio nazionale per allinearlo agli standard della legislazione tedesca, oppure sulla produzione di micro-cogeneratori a compenso della minore produzione di automobili negli stabilimenti Fiat.

14. La stessa metodologia operativa puàƒÂ² essere applicata in tutti gli altri settori che gene-rano gravi forme di impatto ambientale (ad esempio: i rifiuti), o a quelle risorse che ini-ziano a scarseggiare (l'acqua); perchàƒÂ© la causa di questi fenomeni consiste soprattutto negli usi inefficienti e negli sprechi. Molto di quanto negli attuali processi produttivi di-venta rifiuto o emissione inquinante, con opportune tecnologie puàƒÂ² tornare a essere ma-teria prima per altri processi produttivi, determinando una riduzione di costi direttamen-te proporzionale alla riduzione dell'impatto ambientale.

14. Fare uscire dalla sua specificitàƒ la politica energetica e ambientale per farla diventare la chiave di volta della politica industriale ed economica è l'unico mo-do per ottenere risultati significativi sia in termini ecologici, sia in termini pro-duttivi e occupazionali. Questo è l'unico modo per avviare un circolo virtuoso nei pa-esi industriali avanzati, con effetti benefici anche per i paesi non industrializzati, sia per-chàƒÂ© consente una più equa redistribuzione delle risorse, sia perchàƒÂ© indica un modello di sviluppo ecologicamente più compatibile di quello che alcuni di essi stanno intrapren-dendo. L'uso più efficiente delle risorse diminuisce infatti i costi di produzione e i ri-sparmi economici che ne conseguono consentono di pagare gli investimenti, i salari e gli stipendi nei settori produttivi e nelle tecnologie che accrescono l'efficienza nell'uso delle risorse. L'occupazione necessaria a ristrutturare energeticamente il patrimonio edilizio o a produrre cogeneratori sarebbe pagata dalla diminuzione dei costi di importazione dei prodotti petroliferi. Più si accresce l'efficienza, più si risparmia, più si puàƒÂ² investire nella crescita dell'efficienza. Questo è il nuovo circolo virtuoso che deve essere innescato per risanare l'ambiente e il sistema economico e produttivo.

15. Un sistema di incentivi e disincentivi fiscali finalizzato ad accrescere gli investimenti nelle tecnologie che migliorano l'efficienza energetica, e più in generale nell'uso delle risorse, è pertanto l'elemento decisivo per rilanciare l'economia, consentendo contemporaneamente di accrescere l'occupazione e ridurre l'impatto ambientale.

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