durante la discussione sulle torture in Iraq e posso dire che à ƒÂ© stato uno spettacolo degno del più periferico dei bar sport. Quello che non ho potuto vedere, e che ho letto soltanto il giorno dopo sul giornale, à ƒÂ© che a un certo punto il presidente Casini e intervenuto con queste parole: “Smettetela. La diretta televisiva e terminata, lo vedo dal miomonitor”. A questo punto la bagarre si è interrotta. Come dire: manca il pubblico, inutile proseguire nella recita, tanto che il capocomico avverte la compagnia che puo prendersi una pausa. Magari andando insieme, i “nemici” del palcoscenico, a prendersi un drink alla bovette da vecchi amici. Destri e sinistri insieme. Che schifo. Alfredo CriscuotoRisponde Stefania Rossini – s.rossini@espressonline.it
Lei è molto duro nelle conclusioni, signor Criscuolo, ma non si puà ƒÂ² negare che abbia colto nel segno. La seduta del question time sulle torture è andata e si è conclusa proprio come lei racconta. Il format “Rissa politica” è stato rispettato e gli attori hanno dato il meglio – cioà ƒÂ© il peggio – di sà ƒÂ©. La Camera quel giorno, come del resto tutte le volte che c'à ƒÂ© una ripresa tv, sembrava uno stralcio di un reality show, dove non capisci mai quanto ci sia di spontaneo e quanto di recitato. Il leghista Strano gridava: “Comunisti di merda”. Il comunista Diliberto replicava: “Sguatteri”. E il messaggio arrivava allo spettatore dritto là ƒ dove era indirizzato.Allo stomaco. Nella testa, niente. Ma conviene ancora reagire con lo sdegno a una realtà ƒ che ci pervade tutti e che ormai ha sconfitto le vecchie forme della politica? Nei tempi andati, quando il clima del dibattito si arroventava, i presidenti delle Camere facevano sgombrarel'aula e il conflitto delle idee (con frequente scontro dei corpi) si consumava a porte chiuse.Oggi Che la narrazione del mondo è tutta televisiva, avviene il contrario perchà ƒÂ© la politica non puo sottrarsi al grande show universale. “Mi vedono, quindi sono” à ƒÂ© una convinzione che non appartiene solo alle veline. A fare la differenza dovrebbero semmai intervenire i modi e gli stili della comunicazione politica, reinventati senza moralismi a misura di un mondo dominato dalla visibilità ƒ . Ma su questo ancora si naviga a vista, imitando i modelli vincenti (primo su tutti, Berlusconi) e perdendo via via identità ƒ , se non reputazione. Nella ricerca di un'immagine a misura di telespettatore non si interroga infatti la propria cultura politica, ma gli esperti di look. Puà ƒÂ² cosà ƒÂ¬ accadere che il recente successo di Fassino a “Porta a Porta”, dove per la prima volta ha avuto più pubblico di Berlusconi, sia seriamente attribuito all'intervento del parrucchiere della Ferilli. E disgraziatamente à ƒÂ© possibile che sia vero.
Stefania Rossini
s.rossini@espressonline.it
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