Dal 1997, il gruppo italiano Benetton è il più grande proprietario terriero in Argentina, avendo acquistato la Compania Tierras del Sur Argentina SA con 800 mila ettari di pascoli e 280.000 pecore che producono lana per la sua linea di abbigliamento di rinomanza internazionale. Nonostante da anni si pubblicizzi in tutto il mondo con campagne che promuovono l'armonia razziale e la diversità ƒ , Benetton è riuscita a inimicarsi la popolazione nativa Mapuche. E lo scontro si è trasformato in una battaglia legale sui diritti di proprietà ƒ .
[di Paline Bartolone]
All'inizio del 2002, Atilio Curià ƒÂ±anco e sua moglie Rosa Nahuelquir hanno chiesto il permesso di avviare una piccola impresa agricola familiare su un appressamento di poco più di 4 ettari chiamato Santa Rosa, di fronte a una delle proprietà ƒ Benetton. Dato che altrove le terre Benetton sono recintate, e che presso i Mapuche l'appezzamento Santa Rosa non era considerato occupato, la famiglia riteneva di poter accampare il diritto a utilizzarlo. Come è costume nella regione, la coppia ha contattato l'Istituto Autarquico de Colonizacion (IAC), una sorta di agenzia immobiliare statale che verifica se la proprietà ƒ è disponibile e ne notifica la condizione a chi ne fa richiesta. Dopo aver avuto dall'IAC la conferma verbale della disponibilità ƒ della terra, la famiglia vi si è trasferita e ha cominciato ad allevare animali e impiantare coltivazioni.
“Vogliamo la terra, senza far male a nessuno,” dice Curià ƒÂ±anco. “Non abbiamo abbattuto recinzioni, non abbiamo traslocato di notte, non ci siamo nascosti. Abbiamo aspettato a lungo che qualcuno si muovesse per farci sapere che non ne avevamo diritto.”
Due mesi dopo, Benetton reclamà ƒÂ² la terra, e lo IAC ha espropriato le proprietà ƒ e i beni della famiglia Curià ƒÂ±anco-Nahuelquir. Santa Rosa rimane a tutt'oggi non occupata, mentre la famiglia cerca di ottenere per via legale il diritto a occupare quella terra. Il processo intentato da Benetton per usurpazione della terra, si è aperto il 14 aprile.
Sull'altro lato della polverosa strada statale di Santa Rosa, altri Mapuche vivono con la minaccia incombente di essere sloggiati. Nel 1992, Benetton aveva acquistato le terre che circondavano Leleque, un villaggio di otto famiglie che lavoravano a caricare le balle di lana, il pellame e altre merci sui treni, per le ferrovie argentine. In cambio della terra su cui i Mapuche hanno vissuto per più di 13.000 anni, Benetton ha promesso di costruire il Museo di Leleque, per “narrare la storia e la cultura di una terra mitica”.
Ma un anno dopo l'acquisizione della proprietà ƒ , La stazione ferroviaria fu chiusa, la fornitura d'acqua potabile tagliata, e il servizio di polizia dimesso. Inoltre, fu approvato un regolamento che impediva alle famiglie di Leleque di possedere animali, e ai residenti fu detto che dovevano abbandonare le proprie case per lasciare il posto a un insediamento turistico.
Il progetto di insediamento turistico prevede la riattivazione della ferrovia per visite guidate della Patagonia che comprendano la visita al Museo di Leleque dove, secondo le brochure promozionali, “si potrà ƒ gustare un asado patagonico [sorta di barbecue argentino] presso la tenuta Benetton.”
“A poco a poco hanno chiuso tutte le porte alla comunità ƒ di Leleque. à ƒË†un piano strategico,” afferma Mauro Millan della organizzazione Mapuche 11 de Octobre – cosà ƒÂ¬ chiamata dall'ultimo giorno prima dell'arrivo dei colonizzatori in Argentina, 500 anni fa ” che si batte per la sovranità ƒ Mapuche.
Le famiglie di Leleque rimangono nelle loro case, aspettando di essere sloggiate, ma intanto cercano di trovare un modo per resistere. “Abbiamo deciso che non ci saranno più sfratti, nà ƒÂ© da parte dello Strato nà ƒÂ© da parte di Benetton,” dichiara Millan.
Benetton, che ha 7000 punti vendita in 120 paesi, non è nuova al coinvolgimento in polemiche e controversie. Oltre a quelle scatenate da campagne pubblicitarie radicali, che rappresentavano vittime dell'AIDS e detenuti in attesa di esecuzione capitale, ce ne furono altre alla fine degli anni Novanta, a causa di una fabbrica tessile a Istanbul, che produceva capi di abbigliamento con marchio Benetton in violazione delle leggi turche e internazionali sul lavoro minorile.
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