Trashware

E' la tecnica del riutilizzo, la pratica di rispettare il mondo risparmiando contemporaneamente denaro. Igiene informatica e responsabilitàƒ etica. I computer pongono dei seri problemi per l'ambiente in relazione alle risorse utilizzate per la loro produzione e per quanto riguarda le dimensioni delle montagne di rifiuti cui danno vita una volta esaurita la loro missione. E' quanto afferma Eric Williams nel libro Computers and environment, recentemente pubblicato dall'United Nations University di Tokyo .

[Alessandro Scotti – Zeusnews]


Per esempio, per produrre un Pc da tavolo completo di monitor (dal peso complessivo di pochi Kg) sono necessarie 1.8 tonnellate di materia: in prevalenza acqua, poi carburante fossile e sostanze chimiche. Per fare un paragone, mediamente, un'auto di media cilindrata ha un rapporto peso/combustibili fossili (utilizzati nella sua produzione) di 1 a 2, mentre per un computer lo stesso rapporto è 1 a 10.

Considerato ciàƒÂ², appare chiaro come si stia affacciando in superficie il problema dell'inquinamento derivato dal mercato della microelettronica di consumo (che comprende più di un miliardo di PC nel mondo), una questione rimasta finora nascosta dalla spirale del consumo, aliena da qualsiasi interrogativo sul futuro delle carcasse informatiche.

Se da più parti vengono richiami per un approccio intelligente all'utilizzo degli strumenti tecno-cognitivi (allungare la vita del proprio personal computer potrebbe essere una semplice soluzione da mettere in atto in tempi brevi, vista la salute precaria del sistema mondo), non mancano atteggiamenti più radicali praticati dalle controculture cyber.

Un esempio ne è il Trashware, termine che, oltre a indicare i software di pessima qualitàƒ , si riferisce alla pratica di recuperare i PC dismessi dalle aziende e dai privati in vista di un loro riutilizzo in associazioni di volontariato o nei paesi in via di sviluppo. Tale ricondizionamento dei computer è realizzabile grazie a linux e al software libero, strumenti protagonisti della recente liberazione informatica, i quali fra i loro numerosi pregi hanno quello di non necessitare di risorse smisurate per girare, a differenza dei sistemi Windows.

Dopo un paio di decenni di diffusione massiccia di personal computer, con la continua rincorsa ad aggiornamenti hardware e software più o meno opportuni/necessari, sembra essere giunto il momento, soprattutto per i soggetti più sensibili alle dinamiche tecnosociali, di agire rispettando la cosiddetta igiene informatica: un atteggiamento etico che si esprime nell'utilizzo senza spreco delle risorse informatiche, e che, oltre a muoversi nella direzione giusta per la salvaguardia del pianeta, permette al singolo consumatore di poter dedicare meno risorse alla brama di acquisto del nuovo, sfruttando le possibilitàƒ offerte di sistemi come Linux per soddisfare le proprie esigenze e mantenere efficienti delle macchine che altrimenti sarebbero destinate a morire.

Secondo i cyberattivisti, l'euforia per l'ultima componente uscita sul mercato dovrebbe lasciare il passo alla consapevolezza del costo sociale e ambientale dei supporti hardware, i quali molto spesso, tra l'altro, risultano sottoutilizzati rispetto alle loro potenziali capacitàƒ .

Riutilizzare, evitare gli sprechi, ridare lustro ad oggetti elettronici in disuso all'interno di progetti socialmente utili: è questo l'obiettivo dei fautori del trashware, i quali si muovono all'interno di un'etica guidata dall'igiene informatica, ultima conquista della riflessione dei movimenti comunitari dediti alla socializzazione dei principi del software libero. Si tratta, metaforicamente, di uscire dal vortice del ricambio per avventurarsi nella tangente del riutilizzo, un percorso necessario, secondo molti pensatori contemporanei, per evitare la deriva nichilista che minaccia il nostro mondo globalizzato.

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