Perquisizione a Il Giornale. Attacco contro il principio di protezione delle fonti giornalistiche

Il 17 ottobre 2003, la sede romana del Giornale, il quotidiano di proprietà di Paolo Berlusconi, fratello del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è stata perquisita per oltre sette ore dai carabilnieri, su mandato della procura di Perugia.


Le forze dell”ordine hanno consultato gli archivi del giornalista Gian Marco Chiocci, che da due anni segue l”inchiesta sull'affaire Telekom Serbia. I carabinieri hanno copiato i dati dell”hard disk del computer del giornalista e sequestrato 7000 pagine di documenti, oltre ad aver messo sotto sequestro i dischetti, le cassette audio e numerosi cd, compresa la posta elettronica. Nello stesso giorno, le forze dell”ordine hanno tentato di perquisire anche il domicilio del giornalista, che era però assente. La perquisizione, su mandato del procuratore di Perugia, Dario Razzi, fa seguito alla denuncia del sostituto procuratore di Roma, Maria Bice Barborini, che accusa Gianmarco Chiocci e il direttore del Giornale, Maurizio Belpietro, di diffamazione e violazione del segreto istruttorio.

“Questa perquisizione e i relativi sequestri di atti e documenti, sono inammissibili in una società democratica e costituiscono una grave attacco contro il principio di protezione delle fonti giornalistiche”, denuncia Robert Ménard, segretario generale di Reporter senza frontiere, sezione italiana di Reporters sans frontières. “La protezione delle fonti giornalistiche è una delle condizioni essenziali per garantire la libertà di stampa. La Corte europea dei diritti umani (CEDH) lo ricorda regolarmente”, ha aggiunto il segretario generale dell”organizzazione per la difesa della libertà di stampa.

Reporter senza frontiere ricorda che la CEDH ha recentemente affermato, in un decreto del 25 febbraio 2003 (Roemen e Schmit c/ Luxembourg), che le perquisizioni al domicilio e nei locali delle redazioni giornalistiche sono contrarie all”art.10 della Convenzione europea dei diritti umani, se non rispondono a “una imperativa emergenza sociale”. L'affaire in merito al quale si pronunciava la Corte era in parte simile a quello avvenuto nei giorni scorsi al Giornale. Anche in quel caso, non si trattava di una perquisizione che aveva per obiettivo la ricerca di potenziali autori della violazione del segreto professionale.

L'affaire, per il quale è stata istituita una commissione parlamentare d”inchiesta, è esploso quando Romano Prodi, attuale presidente della Commissione europea, Piero Fassino, segretario nazionale dei Democratici di Sinistra (DS) e l”ex-ministro degli Affari esteri, Lamberto Dini, erano stati accusati da Igor Marini, il superteste della commissione Telekom Serbia, di aver movimentato dei passaggi di denaro nel 1997 al momento dell”acquisizione da parte di Telecom Italia del 29% delle quote azionarie di Telekom Serbia. ll caso Telekom Serbia si è aperto infatti quando Marini ha tirato in ballo quella che era stata descritta come una presunta mega tangente versata dall'Italia al governo di Belgrado in occasione dell'acquisizione di parte di capitale dell”azienda telefonica serba,  che avrebbe comportato una perdita di diversi miliardi di vecchie lire italiane.

Gianmarco Chiocci è uno dei primi giornalisti ad aver intervistato Igor Marini. A questo proposito, era stato interrogato dalla Procura di Torino. Igor Marini aveva poi svelato sulle pagine del Giornale che aveva cercato di raccontare al pm romano Maria Bice Barborini quello che sapeva dell”affaire Telekom Serbia, ma che era stato bloccato dal magistrato appena fece il nome di Dini. Secondo il superteste, il pm romano gli avrebbe intimato di non parlare dell'affaire Telekom Serbia, che avrebbe potuto esporre tutti al rischio di gravi ritorsioni. Dopo la pubblicazione delle affermazione del Marini, il magistrato romano avrebbe sporto denuncia presso la Procura di Perugia. La violazione del segreto istruttorio di cui è accusato il Giornale, riguarderebbe quindi dei documenti relativi alla deposizione di Igor Marini presso dei magistrati svizzeri. Diversi giornali italiani stanno conducendo delle proprie inchieste sull'affaire Telekom Serbia. Recentemente, il quotidiano La Repubblica ha pubblicato dei documenti che dimostrerebbero che tutto questo affaire sarebbe stato abilmente orchestrato dal centro-destra per discreditare il centro-sinistra e che Igor Marini sarebbe quindi un impostore.

La perquisizione alla redazione del Giornale è l”ultimo di una serie di eventi analoghi contro la stampa. Risalgono a marzo di quest”anno le perquisizioni nelle redazioni del Corriere della Sera e della Repubblica per la pubblicazione di atti di un”inchiesta su presunti terroristi islamici. Lo stesso copione si è ripetuto in agosto con altre perquisizioni ai giornalisti del Corriere e del Messaggero, dopo la pubblicazione di un rapporto riservato dei Ros sui fatti di Genova. Infine, il 1° ottobre, un giornalista del settimanale L'Espresso, dello stesso gruppo editoriale di La Repubblica, è stato oggetto di una perquisizione.

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