Il povero padrone del denaro

La pecora non sa di produrre lana. L”uomo non si accorge di creare valori monetari. Come il pastore tosa la lana, così le banche centrali tosano il gregge umano della sua moneta: della sua lana monetaria.     1. Per capire come ciò avvenga, occorre una premessa essenziale. La moneta — di metallo o di carta o di altro, qualunque sia la natura e la denominazione del suo segno o supporto materiale — ha valore di moneta solo per il fatto che ci si è messi d”accordo, e si è d”accordo, che lo abbia: solo perché esiste la convenzione sociale della sua accettazione, ossia, in ogni paese, solo per il convenire di fatto dei cittadini nell”accettarla in cambio di beni.     Il semplice atto umano di tale accettazione — atto, in sé stesso, senza costo — crea e, per così dire, induce e incorpora nel segno o supporto materiale prescelto il suo carattere sociale di moneta: il suo pregio specifico di misura o metro del valore dei beni, anzitutto. E, insieme, quello di mezzo — e per questo a sua volta bene reale, oggetto di diritto di proprietà — valido ed efficace per acquisire i beni commisurati e rappresentarne il corrispettivo. Tale mezzo, dunque, incorpora convenzionalmente in sé stesso, e conferisce a chi se ne serve (al suo portatore), il potere di acquisire validamente beni: la previsione certa di poter cedere o ricevere beni in cambio di simboli monetari proporzionati, ossia il potere d”acquisto. (…)

“Affermare che uno Stato non può perseguire i propri scopi per mancanza di denaro, è come dire che non si possono costruire strade per mancanza di chilometri”.

>>> Ezra Pound


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