Tutte le bugie del presidente


Christie Whitman, a capo dell’Agenzia americana per la protezione dell’Ambiente, si dimetterà il 27 giugno. Ufficialmente per occuparsi della famiglia. In realtà , stanca di mentire e ingoiare bocconi amari

«Quando mio marito mi ha regalato un mazzo di rose per la festa della mamma mi sono commossa e ho sentito che era l’ora di tornare a occuparmi della famiglia» ha dichiarato Christie Whitman, la 56enne presidente dell’Epa [l’agenzia americana per la protezione dell’Ambiente] ed ex governatore del New Jersey, giustificando così le sue improvvise dimissioni: una garbata piccola bugia per tirarsi fuori da una situazione che la obbligava a gestire ben più drammatiche manipolazioni della verità all’interno dei documenti ufficiali che uscivano dagli uffici dell’Epa.
Il presidente Bush, infatti, non gradisce che nelle relazioni sulla situazione dell’ambiente venga fatto riferimento al riscaldamento globale dovuto all’effetto serra e già nel settembre del 2002 la presidente Christie Whitman aveva preferito stralciare dalla relazione annuale la sezione riguardante il clima piuttosto che modificare le osservazioni fatte dagli scienziati sulle temibili conseguenze derivanti dai cambiamenti climatici. Un piccolo scandalo passato inosservato nel clima pre-bellico di quei giorni. Ma il rapporto più importante era quello atteso per la fine di giugno 2003: un’approfondita analisi sulla situazione delle acque, aria e salute pubblica negli Usa negli ultimi 30 anni e un approfondimento di tutte le conoscenze scientifiche a riguardo.

Consegnata in visione agli uffici della Casa Bianca, la bozza è tornata indietro talmente rimaneggiata che anche questa volta la presidente dell’Epa ha preferito stralciare la sezione che riguarda i cambiamenti climatici, visto che ‘in seguito alle modificazioni operate la relazione non rappresentava più le opinioni del mondo scientifico’.

àˆ stato il New York Times, in possesso sia della bozza originale che di quella rimaneggiata dagli uomini del presidente, a rendere pubblico lo stravolgimento operato sul documento dell’Epa: cancellato il commento introduttivo su come il cambiamento climatico agisce su ambiente e salute; cancellata l’osservazione che il decennio ’90 è stato il più caldo degli ultimi secoli; cancellato il paragrafo che cita il Consiglio nazionale per la ricerca sulle conseguenze delle attività umane sull’effetto serra, sostituito da uno che mette in dubbio tale relazione.

Le dimissioni della Friedman diventeranno effettive il 27 giugno e molti dei suoi antichi oppositori già la rimpiangono. Eppure, nonostante le sue buone intenzioni di repubblicana ‘moderata’ in sapore di ambientalismo e nonostante il grande potere detenuto in quanto funzionario più importante del paese sui temi ambientali, aveva portato a casa poche vittorie. Come quella per il risanamento dell’Hudson River, contro la General Electric, e la stesura di una normativa contro le emissioni tossiche da gas diesel.

Molti, invece, i rospi che aveva accettato di ingoiare facendo buon viso a cattivo gioco: «Le decisioni le prende il presidente, io non sono che un elemento della squadra». Così le sue prime dichiarazioni a favore del protocollo di Kyoto e per il controllo dei gas serra erano subito state smentite da Bush, di fronte al quale aveva immediatamente capitolato al punto da far passare la contestatissima norma che autorizza il potenziamento delle centrali energetiche non in regola con le norme antiinquinamento.
Retromarcia anche sulla normativa che abbassava il tasso di arsenico consentito nelle acque potabili, subito ritirata per le pressioni del governo. Bloccata sul nascere la sua campagna per bonificare le abitazioni dall’amianto, molto usato nell’edilizia americana per le sue proprietà antincendio. Obbligata persino a far passare la normativa, ridicolizzata dalla stampa, che prevede il disboscamento di parchi federali protetti come principale metodo antincendi con la lapalissiana motivazione che difficilmente divampano fuochi dove non c’è nulla da bruciare.

«La Withman è il pupazzo del vento dell’amministrazione» è la battuta attribuita al segretario di stato Colin Powell, riferendosi all’oggetto che i piloti militari buttano fuori dalla carlinga per capire la direzione del vento prima di atterrare. «Non mi sento umiliata perché non prendo queste battute come un fatto personale» è stata l’educata risposta della Whitman, confermando la sua fama di persona molto signorile ma decisamente poco combattiva.

Mentre sui giornali cominciano a trapelare indiscrezioni sui possibili nuovi candidati alla direzione dell’Epa [tutti personaggi legati al mondo dell’industria automobilistica o energetica, o comunque fautori di politiche antiecologiche], Rodger Schlickeisen, presidente dell’associazione ambientalista ‘Defenders of Wildlife’, sospira: «Con le dimissioni di Christie Whitman la politica di attacco all’ambiente della Casa Bianca si trasformerà da semplicemente orripilante a un abisso di infamia fuorimisura».

da Los Angeles
Luisa Manenti

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