L"America Latina ed il fallimento delle politiche economiche di Washington


Mentre la guerra in Iraq perde gradualmente la ribalta dei media, l”amministrazione Bush focalizza nuovamente l”attenzione sul nostro tradizionale cortile dietro casa: l”America Latina. Il segretario del tesoro USA, John W. Snow, ha appena completato un giro di consultazioni che lo ha condotto in Brasile, Ecuador e Colombia.

Negli ambenti governativi questa rinnovata attenzione è considerata come una svolta positiva. àˆ ampiamente risaputo che il nostro governo non ha altra politica nei confronti dell”America Latina che non sia la lotta al narcotraffico ed al terrorismo, il che non è proprio la maniera migliore per farsi degli amici.

In America Latina il sentimento di antiamericanismo è più o meno ai livelli di quando, nel 1958, violenti disordini costrinsero l”allora presidente Richard Nixon ad interrompere il suo viaggio di amicizia in questo continente. La guerra in Iraq è stata di un”impopolarità immensa e sono molti i latinoamericani che già si chiedono quale sarà il prossimo cambio di regime sulla lista nera di Washington.

A livello locale, poi, i latinoamericani sono sempre più in rotta di collisione con el neoliberalismo, l”esperimento economico adottato dai rispettivi governi nelle ultime due decadi in seguito alle pressioni di Washington sul cui esito fallimentare non esiste più alcun dubbio. Esso ha incluso l”apertura indiscriminata al commercio con l”estero ed ai flussi di investimenti, privatizzazioni su vasta scala e l”attuazione diffusa di politiche macroeconomiche inefficaci sponsorizzate dal Fondo Monetario Internazionale [FMI].

Dal 1980 al 2000 il reddito pro capite in America Latina è cresciuto solamente del 7% sull”intero periodo considerato. Negli anni precedenti l”esperimento, vale a dire dal 1960 al 1980, la crescita era stata del 75%. Non c”è bisogno di verifiche statistiche per rendersi conto che qualcosa è andato maledettamente storto.

I primi anni del 21° secolo sembrano essere l”inizio di un”altra decade persa. La recessione in America Latina dal 2000 al 2002 è stata la peggiore in quasi due decadi. La ripresa attuale è anemica: l”FMI prevede per quest”anno una crescita su scala regionale pari all”1,5% , il che significherebbe una stagnazione del reddito pro capite per il 2003, l”indicatore determinante per lo standard di vita.

E alla luce della debolezza dell”economia USA, inclusi i tremila miliardi di dollari della bolla del business immobiliare [finanziato con l”indebitamento delle famiglie] ancora lontana dallo sgonfiarsi, le cose potrebbero prendere una piega anche peggiore. Quasi due terzi delle esportazioni latinoamericane sono destinate agli USA, pertanto una recessione della nostra economia tende ad affondare anche il resto delle Americhe.

I latinoamericani sono andati spesso alle urne, così come anche nelle piazze per rivendicare politiche economiche più efficaci ed eque. Le elezioni di presidenti sensibili alle esigenze delle masse come Hugo Chavez in Venezuela nel 1998 e 2000, Luis Inacio Lula Da Silva in Brasile [ottobre 2002] e Lucio Gutierrez in Ecuador [novembre 2002] rappresentano alcuni dei risultati di questa protesta.

Washington nega che anche una sola delle sue politiche economiche sia fallita e poiché il Dipartimento del Tesoro USA controlla l”FMI che, a sua volta, capeggia un cartello di creditori con cui la maggioranza dei paesi in via di sviluppo deve fare i conti, l”influenza esercitata dagli USA sulle politiche economiche è enorme in tutta la regione.

E lo slogan del nostro governo sembra essere non indietreggiamo. Durante la sua visita in Brasile, Snow, il nostro segretario del Tesoro, ha elogiato le severe politiche monetarie e fiscali di questo paese: la banca centrale ha fissato i tassi di interesse al 26,5 % a fronte di un notevole avanzo primario del bilancio del governo centrale pari al 4 % del PIL [l”avanzo primario è l”avanzo del governo centrale senza includere gli interessi passivi]. àˆ improbabile che l”economia riesca a crescere molto in queste condizioni è sarà molto difficile, se non impossibile, avviare quelle riforme sociali per le quale milioni di brasiliani hanno deciso di votare.

Recentemente l”FMI ha siglato un accordo in Argentina che potrebbe facilmente arrestare la lenta ripresa del paese dopo la sua peggiore recessione di sempre largamente indotta, peraltro, dalle politiche sponsorizzate dall”FMI. Tuttavia quest”ultimo continua a prescrivere sempre lo stesso antidoto fatto di austerità fiscale e monetaria.

Ma anche altri aspetti della politica estera USA hanno suscitato un profondo risentimento in America Latina. L”appoggio dell”amministrazione Bush al golpe militare in Venezuela dello scorso aprile contro un governo eletto democraticamente ha evocato alla mente le memorie più truci della Guerra Fredda. Anche qui negli Stati Uniti, almeno nella maggior parte degli ambienti politici, hanno ammesso che si è trattato di un errore. Così non è stato, invece, per il fallimento a lungo termine delle politiche economiche di Washington che hanno causato un danno enorme a tutta la regione. Se non cambieranno il loro atteggiamento, la reputazione degli USA tra i nostri vicini del Sud è destinata a deteriorarsi ancora.

Articolo di Mark Weisbrot
Tratto da
http://www.zmag.org/Italy/weisbrot-fallimentopolitiche.htm

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