L’equazione Br-No global? Una vile manovra


“Stiamo fronteggiando in queste ore un vile e provocatorio attacco che non è diretto solo contro un movimento, ma contro la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica, protagonista di una mobilitazione senza precedentiâ€�.

La risposta di Alessandro Curzi all’accusa di “contiguità culturaleâ€� con le Br rivolta ai movimenti anti-globalizzazione è dura e netta. Il direttore di Liberazione, quotidiano di Rifondazione comunista, bolla l’accusa che rimbalza in questi giorni sulla stampa vicina al centrodestra come una vera e propria manovra contro i No global. “Cercare di mescolare – incalza – le oscure responsabilità di un gruppo di criminali con un movimento per la pace è una provocazione e un’infamiaâ€�.

Buona parte delle accuse di chi ritiene che i movimenti possano essere brodo di coltura per il terrorismo ruota intorno alle manifestazioni contro i treni che portavano mezzi e armi degli Usa
Terrorista è chi spara. Equiparare quelle manifestazioni al terrorismo, come hanno fatto ad esempio su una vignetta del Secolo d’Italia, è assurdo. La distinzione è chiara, come è altrettanto chiaro che sui treni della morte non c’è mai stato un voto del Parlamento, e che questo è un fatto gravissimo. Inoltre quelle manifestazioni sono state un esempio di disciplina e solidarietà : tutti a volto scoperto, non ci sono stati incidenti seri.

L’obiezione è che ad esempio al G8 di Genova invece si sono visti volti coperti
Chi si copre il volto per una protesta civile sbaglia. Ma a Genova erano soprattutto quei gruppi, i Black Bloc, di cui tra l’altro resta abbastanza oscuro chi fossero e da dove provenissero. Nel caso dei treni invece s i è trattato di atti di disubbidienza come se ne vedono in tutta Europa. La vera peculiarità dell’Italia è invece il fatto che è l’unico Paese dove c’è ancora uno spazio per il terrorismo. Perfino in Irlanda il fenomeno sembra essersi attenuato. In Spagna è ancora presente, ma con motivazioni ben diverse. Noi invece siamo ancora alle prese con gli stessi problemi degli anni ’70 e ’80.

Qual è il suo giudizio su questi nuovi terroristi?
Sono criminali. Spero che gli arresti di questi giorni portino luce sulle responsabilità di questo gruppo residuale, ma non per questo meno pericoloso. Il fatto incomprensibile è che i documenti sui gruppi eversivi consegnati al governo dai Servizi sembrano informatissimi, poi però non si è concluso nulla, non si è mai arrivati agli arresti. E intanto ci sono stati i delitti, la misteriosa bomba al Viminale. E l’episodio del treno. Non vogliamo che altri lavoratori, come è successo ad Emanuele Petri, debbano cadere per questo. Tra l’altro quel poliziotto è una bellissima figura, una persona che svolgeva attività sindacale e faceva iniziative di solidarietà nel suo Paese. Figure come se ne trovano oggi tra le forze dell’ordine. Ma l’impressione è che in queste condizioni siano come agnelli sacrificali.

Pensa che ci sia un impegno carente da parte dello Stato nella lotta al terrorismo?
Probabilmente dopo l’11 settembre le risorse sono state dirottate in altre direzioni e il problema è stato trascurato. Ma c’è di più: oggi è caduto qualunque alibi ideologico per questi criminali, qualsiasi confusione politica. Nonostante questo, l‘impressione è che in Italia, e non solo sotto questo governo, ci sia stata come una cupola che ha soffocato l’azione repressiva verso il terrorismo. Come se l’atteggiamento da parte di qualcuno sia “lasciamoli agireâ€�. Come successe per Moro. Non dico certo che i terroristi abbiano mandati negli ambienti politici, ma che ci sia come una copertura, un lasciar fare. E le azioni dei terroristi accadono sempre in momenti politici particolari: Biagi alla vigilia della grande manifestazione contro l’Articolo 18, D’Antona mentre si decideva l’intervento in Kosovo. E ora mentre cresce l’attenzione per vedere cosa sarà della questione irachena.

Leggi l’opinione opposta di Maurizio Belpietro
Leggi l’opinione opposta di Maurizio Belpietro [direttore de ‘Il Giornale’]

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