Le soluzioni magiche del presidente Lula


‘CALMA, non ho soluzioni magiche’, aveva detto con la fascia di presidente sul petto il primo gennaio a Brasilia. Invece in meno di una settimana Lula ne ha trovate addirittura tre: un fuoco d’artificio. Soffocato dagli interessi del debito – interno ed estero – nel primo consiglio dei ministri ha recuperato 760 milioni di dollari da destinare ai ministeri sociali
rinviando l’acquisto di dodici caccia militari, ha lanciato il programma fame zero sponsorizzato dalla Banca mondiale e, ieri, ha firmato il decreto più atteso, ordinando l’avvio di un piano che consentirà a tutti coloro che vivono nelle favelas di trasformarsi in proprietari della baracca e del terreno sul quale risiedono.

L’idea non è originale, l’ha formulata in un libro ormai famoso, Il mistero del capitale, il sociologo peruviano Hernando De Soto, ma applicarla sulla scala brasiliana – ci sono quasi 4 mila favelas – ha delle potenzialità rivoluzionarie. Secondo la teoria di De Soto concedere titoli di proprietà delle baracche e del terreno sul quale risiedono a migliaia di persone, e
dunque legalizzarla, avrebbe l’effetto di accendere il meccanismo
dell’accumulazione capitalista nel Terzo mondo. O perlomeno quello di far emergere in un batter d’occhio milioni di dollari immobilizzati nel sommerso. Grazie a che cosa, infatti – afferma De Soto – hanno fatto il loro primo investimento i celebrati imprenditori della Silicon Valley se non
chiedendo un mutuo sulla proprietà della loro casa?

E’ un po’ quello che spera accada grazie alla sua decisione il presidente brasiliano. Ed è interessante che Lula si sia ispirato proprio a De Soto, uno dei più lucidi e inventivi pensatori latino-americani, ma non esattamente un studioso del suo campo ideologico. Già consulente di Fujimori, De Soto era, finora, molto più apprezzato a destra che a sinistra.

Del progetto sui titoli di proprietà delle favelas si occuperà il ministro della Giustizia, Marcio Thomaz Bastos. Il governo è convinto che questo piano possa avere importanti ripercussioni sull’economia del Brasile. Sono milioni le persone che vivono nelle favelas in città come Rio de Janeiro, San Paolo, Recife o Bahia. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone
che sono escluse anche dal mercato del lavoro legale perché non avendo la proprietà del terreno dove hanno costruito la loro casa non hanno un indirizzo, non possono chiedere un prestito, né avere un lavoro regolare.
L’idea, in sostanza, è quella di dare, attraverso il titolo di proprietà della favela, dignità di cittadini a milioni di persone.

Il presidente Lula ha chiesto ad un gruppo di esperti di occuparsi della soluzione dei problemi giuridici. E non è detto che siano pochi ma non c’è dubbio che il risultato potrebbe essere straordinario. Anche se c’è un rischio, quello di nuove speculazioni edilizie. Diventando proprietari del
terreno, i poveri che vivono, per esempio, nella Rocinha, una favela di Rio che domina dal monte tutta la baia, potrebbero rapidamente disfarsene vendendolo a chi non vede l’ora di costruire lassù dei bellissimi condomini superlusso.

Il costo dell’operazione non sarà irrisorio, la previsione di spesa già supera i 300 milioni di dollari solo per gli studi sulla viabilità del progetto e per garantire una consulenza giuridica gratuita a tutte le famiglie. Il governo studia anche soluzioni di ripiego come sarebbe, invece delle complicate scritture di proprietà notarile, una tessera, una sorta di carta d’identità che equivarrebbe alla proprietà del terreno e della casa.
In Brasile non esiste una mappa aggiornata e completa della situazione delle favelas ma solo tra Rio e San Paolo, le due città più abitate, sono almeno quattro milioni coloro che vivono in una casa costruita illegalmente.

Ma ci sono anche altre sorprese nel cilindro di Lula. Insieme al già noto pellegrinaggio con tutti i ministri nel Nord-est, ‘per vedere da vicino la povertà ‘, il neo presidente ha in mente un’azione a favore dei ragazzi che vivono nel mondo del narcotraffico. Molti di loro vengono uccisi quando
provano ad uscirne. Ora il governo vorrebbe offrirgli un appoggio. Una nuova legge consentirà a tutti i ragazzini quelli che vogliono collaborare di avere una residenza e un lavoro fuori dalle favelas, anche in altri stati del paese e, se fosse necessario, con protezione speciale.

Sintesi: in meno di una settimana Lula ha messo in campo più idee e soluzioni di quelle sperimentate dal suo predecessore in otto lunghi anni di governo. Non tutto andrà in porto ma la metà basta per dare l’idea di un Brasile che comincia a fare davvero i conti con i suoi problemi. Chissà cosa
sarebbe stato capace di fare, questo effervescente neo presidente, se il bilancio dello Stato non fosse strozzato dai debiti.

Articolo di OMERO CIAI
‘La Repubblica’ di Mercoledì 8 Gennaio 2003

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