Farmaci ai poveri, scatta il veto Usa.


Salta l’accordo al Wto sui farmaci anti-aids fuori brevetto.
Nessun aiuto Gli ospedali più disperati continueranno a restare senza cure. Invece le multinazionali [Usa] del farmaco continueranno a fare profitti immensi con i loro brevetti [il manifesto 23.12.2002].

[segnalato da Roberto Badiali]

George W. Bush non si smentisce. I suoi uomini, che rappresentano il governo degli Stati uniti nel Wto [l’Organizzazione mondiale del commercio] hanno fatto fallire ieri a Ginevra ogni ipotesi di accordo internazionale sul commercio di farmaci generici a basso costo: accordo che avrebbe dovuto consentire ai paesi più poveri di acquistare le medicine indispensabili al trattamento delle più gravi malattie che li attanagliano, dall’Aids alla tubercolosi alla malaria, senza pagare i costi esorbitanti imposti dalle multinazionali farmaceutiche [in gran parte americane, guardacaso] che detengono i patent, cioè i brevetti. Sulla bozza di accordo c’era il consenso ormai di ben 143 paesi in sede di Wto: ma gli Stati uniti hanno posto il loro veto, con la motivazione che i termini di questo accordo erano «troppo elastici», avrebbero cioè consentito la commercializzazione di troppe medicine ignorando i brevetti, e in troppi paesi.
Per gli Usa, le uniche malattie che rappresentano «emergenze sanitarie» in una serie di paesi, e per le quali dev’essere possibile aggirare i brevetti, sono Aids, malaria e tubercolosi [malattie per le quali del resto già ora esiste una procedura internazionale, piuttosto complicata, di acquisizione di farmaci a basso prezzo]; mentre gli unici paesi che possono valersi del diritto di acquisire farmaci «patent free» sono quelli compresi in una lista di «paesi più poveri» [47 in tutto] elaborata in sede Onu, e non altri. In particolare, gli Usa si sono opposti a che alcuni paesi latinoamericani entrassero in questa categoria «privilegiata».
La trattativa – non sui principi, già approvati un anno fa dal Wto a Doha, ma sulla loro «tecnica applicativa» – si è trascinata per quasi un anno, ma ora sembra fallita completamente. Un nuovo round negoziale è stato fissato per febbraio a Ginevra, ma i protagonisti concordano nel ritenere che «le possibilità di accordo siano ormai praticamente nulle», come hanno detto i rappresentanti di Medici senza frontiere [Msf] presenti alle trattative insieme ad altre organizzazioni umanitarie per fare lobbying.
«Non c’è modo di indorare questa pillola amara», ha detto il rappresentante canadese Marchi, favorevole all’accordo. «Siamo decisamente delusi: avevamo raccolto 143 paesi dietro l’accordo, speravamo proprio di riuscire a trovare l’unanimità ». I rappresentanti americani al Wto, comunque, hanno detto che continueranno a cercare un accordo e che il loro paese, tanto generoso, non prenderà provvedimenti contro quei paesi [Brasile, India] che esporteranno comunque dei farmaci generici a basso costo nei paesi poveri e con emergenze sanitarie.
In Italia la notizia ha trovato pochissimo rilievo, solo poche righe sulle agenzie. Un commento scandalizzato è venuto dai Verdi, con Angelo Bonelli, che ha preannunciato la richiesta di un impegno internazionale del governo per rendere possibile l’accordo nel Wto [se Berlusconi è tanto amico di Bush, ecco una buona occasione per esercitare la sua influenza… ma viene da ridere a dirlo] e di una presa di posizione del parlamento italiano contro il comportamento Usa. I Verdi promuoveranno inoltre una raccolta di firme di protesta «contro chi privilegia gli interessi delle multinazionali alla difesa della vita».

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