Diplomazia?


Se volete sapere come George W. Bush riuscirà a procurarsi il supporto internazionale per la guerra, guardate come ha fatto suo padre 12 anni fa.
La creazione della foglia di fico fornita dalle Nazioni Unite, ideata per coprire un attacco anglo-americano all’Iraq, ha una storia rivelatrice. Nel 1990 una versione della linea diplomatica mafiosa di George W. Bush fu portata avanti da suo padre, allora presidente. Lo scopo era di ‘contenere i danni’ dell’ex-favorito americano nella zona mediorientale, Saddam Hussein, la cui invasione del Kuwait aveva cessato di renderlo utile a Washington.

Alcuni fatti dimenticati ci mostrano come i piani di guerra di George Bush si guadagnarono la ‘legittimità ‘ di una risoluzione delle Nazioni Unite, oltre all’appoggio di una coalizione di governi arabi. Nello stesso modo in cui ora il figlio esprime le sue palesi minacce all’Assemblea Generale, Bush sfidò le Nazioni Unite a ‘non venire meno alle proprie responsabilità ‘ e autorizzare dunque un attacco con ogni mezzo all’Iraq. Il 29 Ottobre 1990, James Baker, segretario di stato, dichiarò: ‘Dopo un lungo periodo di ristagno, le Nazioni Unite stanno diventando finalmente un’organizzazione più efficace.’

Proprio come sta facendo affannosamente Colin Powell, l’attuale segretario di stato, Baker incontrò i ministri degli esteri di ciascuno dei 14 paesi membri del consiglio di sicurezza dell’ONU e convinse la maggioranza a votare per un attacco risolutivo – la risoluzione 678 – che non era giustificato in alcun modo dallo statuto dell’ONU.

Fu uno dei capitoli più vergognosi della storia delle Nazioni Unite, e ora sta per ripetersi. Per la prima volta l’intero consiglio di sicurezza dell’ONU si arrese alla linea per la guerra sostenuta dagli americani abbandonando la sua responsabilità legale di proporre soluzioni pacifiche e diplomatiche. Il 29 Novembre, gli Stati Uniti ottennero la risoluzione favorevole alla guerra. Questo fu reso possibile da una campagna fatta di corruzione, ricatti e minacce, una cui replica è attualmente in corso, specialmente in paesi come l’Egitto e l’Arabia Saudita. Nel 1990 l’Egitto era il paese più indebitato dell’Africa. Baker corruppe il presidente Mubarak condonandogli 14 miliardi di dollari di debito, e in questo modo scomparve completamente l’opposizione alla guerra all’Iraq. La corruzione della Siria fu diversa; Washington diede il via libera al presidente Hafez al-Assad affinché schiacciasse l’opposizione al governo siriano in Libano. Per aiutarlo a raggiungere questo scopo, gli Stati Uniti resero disponibili armi per un valore di un miliardo di dollari, attraverso una serie di canali privilegiati, rappresentati in gran parte da Stati del Golfo.

L’Iran fu corrotto con la promessa, da parte degli americani, di far cedere l’opposizione interna ad una serie di prestiti da parte della Banca Mondiale. La banca approvò il primo prestito di 250 milioni di dollari il giorno prima dell’attacco di terra all’Iraq. Corrompere l’unione Sovietica era particolarmente urgente, poiché Mosca era vicina a portare a termine un accordo che avrebbe permesso a Saddam di districarsi dalla situazione con il Kuwait in modo pacifico. Tuttavia, a causa della sua economia in rovina, fu una facile preda della corruzione. Il presidente Bush mandò il ministro degli esteri saudita a Mosca per offrire una bustarella di un miliardo di dollari, prima dell’inizio dell’inverno russo. Riuscì nel suo intento. Una volta che Gorbaciov acconsenti alla risoluzione per la guerra, altri tre miliardi di dollari si materializzarono da parte di altri Stati del Golfo.

I voti dei membri non permanenti del consiglio di sicurezza dell’ONU erano cruciali. Allo Zaire fu offerto un condono di debiti, di cui non si conosce l’entità , ed equipaggiamento militare in cambio di ridurre al silenzio il consiglio di sicurezza dell’ONU nel corso dell’attacco. Visto che lo Zaire occupava la presidenza a rotazione del consiglio, rifiutò richieste da parte di Cuba, Yemen ed India di convocare una riunione d’urgenza, anche se secondo lo statuto dell’ONU non avrebbe avuto potere di farlo.

Solo Cuba e lo Yemen resistettero. Qualche minuto dopo che lo Yemen votò contro la risoluzione di attaccare l’Iraq, un vecchio diplomatico americano disse all’ambasciatore dello Yemen ‘E’ stato il voto contrario più dispendioso che abbiate mai espresso’. Nel giro di tre giorni, un programma di aiuti statunitensi di 70 milioni di dollari ad uno dei paesi più poveri del pianeta, fu bloccato. Lo Yemen immediatamente ebbe problemi con la banca mondiale e con l’FMI; e 800.000 lavoratori dello Yemen furono espulsi dall’Arabia Saudita. La ferocia dell’attacco condotto dagli americani andò molto oltre il mandato della risoluzione 678 del consiglio di sicurezza, che non autorizzava la distruzione delle infrastrutture e dell’economia irachene. Quando gli Stati Uniti cercarono un’altra risoluzione per il blocco commerciale dell’Iraq, due nuovi membri del consiglio di sicurezza furono debitamente costretti al voto favorevole. L’Equador fu messo in guardia dall’ambasciatore statunitense a Quito sulle ‘devastanti conseguenze economiche’ di un voto contrario. Lo Zimbabwe fu minacciato con nuove condizioni del FMI sul suo debito.

La punizione dei paesi poveri che si opposero all’attacco fu severa. Al Sudan, in piena carestia, fu negato un carico di aiuti alimentari. Nessuna di queste cose è stata riportata dai giornalisti al tempo. Da quel momento, le agenzie di stampa ebbero un solo obiettivo: assicurarsi un posto vicino al commando statunitense in Arabia Saudita. Nello stesso momento Amnesty International pubblicava uno scottante resoconto di torture, detenzioni e arresti arbitrari da parte del regime saudita. Ventimila yemeniti venivano deportati ogni giorno e circa 1000 di loro furono torturati e maltrattati.

Né la BBC, né la ITN dissero una parola su questi fatti. ‘Nel mondo della televisione’ scrisse Peter Lennon su The Guardian ‘è risaputo che fu la paura di non vedersi concedere il visto, la sola motivazione che portò a trascurare la copertura dei media su quella storia imbarazzante’. Quando l’attacco fu terminato, l’intero costo fu riassunto in un resoconto pubblicato dalla Medical Education Trust a Londra. Più di 200.000 persone erano state uccise o erano morte, durante l’attacco e nei mesi successivi. Anche questa non era una notizia. Né era lo era il fatto che la mortalità infantile in Iraq si moltiplicò per effetto dell’intensificarsi dell’embargo economico. Estrapolando le statistiche delle privazioni inflitte all’Iraq, i ricercatori americani John e Karl Mueller hanno concluso che, finora, le punizioni economiche che seguirono l’attacco all’Iraq ‘hanno probabilmente tolto la vita a più iracheni di quante persone siano state uccise da tutte le armi di distruzione di massa della storia’.

Oggi, i media ci stanno martellando descrivendoci una situazione di crisi costruita unicamente da Bush, e se a costui sarà permesso di procedere, un numero imprevedibile di persone innocenti saranno assassinate.

Da allora poco è cambiato, e l’umanità si meriterebbe qualcosa di meglio.

[Articolo di John Pilger – Tratto da “New Statesmanâ€Â� del 19 Settembre 2002]

Be the first to comment on "Diplomazia?"

Leave a comment