Oleodotto ‘contestato’


Stanno ufficialmente iniziando, in questi giorni, i lavori del contestatissimo oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan. Da’ conferma e rilievo alla notizia anche il Financial Times del 18 Settembre ’02. Il progetto, a cui partecipano numerose multinazionali del settore, tra cui l’Eni, la BP, la Unocal e la Total-Fina-Elf, prevede la costruzione di un enorme oleodotto di 1760 km di lunghezza che dovrebbe partire dall città di Baku, sulle sponde del Mar Caspio in Azerbaijan, attraversare la Georgia, per poi avere uno sbocco sulle coste turche del Mediterraneo, presso Ceyhan. I costi ammontano a 3,3 miliardi di dollari, il completamento dell’opera è previsto per il 2005, mentre l’oleodotto dovrebbe essere operativo per almeno 40 anni. Mentre le Ong internazionali, tra cui la campagna, hanno già iniziato a monitorare gli impatti e le clausole, a dir poco “vessatorieâ€Â�, del contratto tra il consorzio costruttore e lo stato turco. L’accordo prevede, infatti, la creazione di una sorta di “corridoioâ€Â� nel tratto interessato dal passaggio dell’oleodotto. In pratica su una striscia di territorio turco le multinazionali coinvolte nel progetto non saranno soggette a nessun tipo di normativa nazionale, compresa quella ambientale e quella sui diritti umani compresa, fatta eccezione per la costituzione. Poco importa che l’oleodotto in alcuni casi divida a metà dei villaggi, i cui abitanti non si potranno in nessun modo appellare alla legislazione turca.

Be the first to comment on "Oleodotto ‘contestato’"

Leave a comment