Lettera aperta di un missionario USA sull’11 Settembre


L’11 settembre è passato da pochi giorni e credo che per un missionario come me, di nazionalità statunitense e per tanti anni in Africa a fianco dei poveri, s’imponga una riflessione che vorrei condividere voi. Proprio ieri,
il computo complessivo delle vittime nel crollo delle ‘Twin Towers’ del World Trade Center a New York è stato nuovamente ridotto. In un comunicato diramato dall’ufficio del responsabile del servizio di medicina legale
cittadino, risulta che nel folle attacco terroristico persero la vita in tutto 2801 persone, contrariamente a quanto indicato il mese scorso quando si parlò di 2819 morti.
Sempre secondo la stessa fonte, la revisione è stata necessaria in seguito al ritrovamento in vita di persone date per disperse e che erano invece state
dichiarate defunte. Ma vi sono stati anche alcuni casi di vittime inserite nel conteggio, erroneamente, più volte. E anche addirittura di vere e proprie truffe, o presunte tali, scoperte dalla polizia.
La verità è che la stragrande maggioranza di quelle vite innocenti, seppellite dalla follia di Osama bin Laden & compagni, erano immigrati, gente povera venuta a New York per sbarcare il lunario. Ma al di là di
tutto, occorre fare memoria di quel giorno, riaffermando la sacralità della vita come dono di Dio.
Il problema è che oramai ci siamo abituati a tutto… e che quindi per smuovere le nostre coscienze serve ricordare un avvenimento così inverosimile come quello di un anno fa. Ma se togliamo la suggestione di New York alla fine restano le vittime: che sono le stesse, di tutti i giorni, senza alcuna differenza.
Sono le vittime del Sudan, dell’ex Zaire, le stesse di Belgrado, le stesse di tante città del Sud del mondo, certo meno suggestive della ‘Sky line’ ma
pur sempre crogiuoli di un’umanità che ha voglia di vivere.
Come credenti, non possiamo accettare l’idea che vi siano vittime di serie ‘A’ e vittime di serie ‘B’, perché significherebbe legittimare il razzismo e la xenofobia.
E se è vero che i morti in Africa non smuovono le borse di Wall Street e Londra, allora ammettiamo che il cordoglio deve essere per le vittime di ‘Ground Zero’, e non per il Dow Jones. Il vero attacco alla civiltà è
di chi continua a pesare i morti e – molto peggio – continua a pesare i vivi.
Io, come missionario, non vedo altro modo di manifestare davvero cordoglio e rispetto per le vittime di New York e del Pentagono se non quello di
considerarle uguali a tante altre vittime, in tante altre città e in tanti altri momenti.
Ma non solo. Ritengo che sia necessario avere la forza di condannare tutti gli ipocriti che si nascondono dietro un finto lutto per fomentare nuove guerre, per alimentare nuove divisioni e per sottolineare nuove differenze tra i popoli.
[Lettera di padre Leonard Walsh].

Be the first to comment on "Lettera aperta di un missionario USA sull’11 Settembre"

Leave a comment