Nube gialla sull’Asia: ‘il mondo è minacciato’


Studiata da più di 200 scienziati, viaggia velocemente sul continente: è formata da cenere e particelle tossiche, ha già cambiato il clima.

Allarme Onu: l’inquinamento uccide migliaia di persone
di VITTORIO ZUCCONI

LA NUVOLA che s’è mangiata il cielo, parte da dove partono ormai tutti gli incubi del nostro Occidente con la coda di paglia e con le mani sporche: dall’Asia. Si alza e si estende dalle terre dove i pastori erranti della nostra immaginazione romantica sono stati trasformati dalla globalizzazione [io consumo, tu sporchi] nelle formiche blu delle industrie più luride e si chiama – come potrebbe chiamarsi diversamente? – la ‘grande nuvola gialla’. Copre estensioni immense, dal Pakistan alla Cina, dallo Sri Lanka all’Indonesia, includendo l’ormai obbligatorio Afghanistan.

àˆ composta di gas aereosol, particelle industriali finissime, ceneri, fuliggini, sterco di mucca spray in una coperta mefitica alta tre chilometri che ha già ucciso ‘centinaia di migliaia di persone’ e viaggia per venire a casa nostra, per vendicarsi di noi che abbiamo scaricato sull’Asia la spazzatura industriale che non vogliamo più, promettendoci stragi che neppure il più diligente ‘terrorista arabo’ oserebbe sognare.

Sarebbe bello, in queste uggiose e buie notti di San Lorenzo senza stelle, sospettare che questa ‘nuvola gialla’ sia soltanto un altro fumus aestatis, un altro prodotto gassoso del vuoto estivo che scatena Ufo, mostri umani e animali, delitti, zanzare assassine, calamari giganti e farfuglianti ‘allarmi terroristici’ costruiti da impotenti servizi di sicurezza per distrarre i cittadini elettori. Scrollare le spalle immaginando che sia lo scatto di nervi di villeggianti persuasi che il temporale sulla spiaggia, raggiunta bruciando nel falò delle code autostradali tonnellate di combustibile fossile, sia la vendetta climatica della natura furiosa con le loro ferie. Ma il pestifero nuvolone c’è davvero, scoperto, misurato e annunciato dai 200 climatologi e fisici ingaggiati dall’Onu, seguito dai ricercatori indiani che per primi l’hanno respirato e lo illustreranno al raduno ecologico mondiale di Johannesburg, il 26 agosto. I primi lembi dell’ombrellone giallo hanno raggiunto addirittura – tremino i viaggiatori in attesa sul calvario dei charter – i ‘paradisi incontaminati’ come le isole Maldive.

Probabilmente non era difficilissimo prevedere che il continuo e ormai alluvionale trasferimento di ‘industrie sporche’ in nazioni dove le norme ecologiche sono ridicole, i salari sono elemosine, i governi e le dittature di sviluppo asiatiche, come quelle realsocialiste d’un tempo, sono pronti a qualunque complicità pur di produrre e di attirare gli agognati ‘investimenti stranieri’, avrebbero trasferito la coperta sudicia dall’atmosfera delle nostre periferie de-industrializzate alla grande periferia asiatica e avrebbero prodotto questo ‘effetto serra plus’, questa nube bassa, tenace e sordida, in un’atmosfera già strappata dal buco dell’ozono e oggi peggio rattoppata dal copertone tossico. La novità è che lo sviluppo sporco in quelle nazioni si è sposato con l’inquinamento da sottosviluppo, moltiplicato dall’aumento della popolazione in parallelo con l’industrializzazione. Le porcherie microscopiche vomitate dalle fabbriche e fabbrichette si sono alleate con i fumi sprigionati dall’economia tradizionale, dal kerosene adoperato per cucinare all’aperto, dai camini, forni e comignoli alimentati da mattonelle di sterco bovino. Una notizia che avrebbe confortato Ronald Reagan che si improvvisò ecologista e attribuì l’effetto serra e l’inquinamento non agli amici e finanziatori industriali, ma allo screanzato spetezzare delle mucche.

Ora, i 200 scienziati che hanno individuato e misurato il nuovo pericolo giallo, la nuova ‘Orda d’oro’ che minaccia la nostra civilizzazione, si dicono ‘sorpresi’ dall’estensione, dalla profondità e dalla mobilità di questa nuova, enorme nube che non ha il buon gusto di restare ferma a impestare l’Asia, ma si muove pattinando sulle correnti d’alta quota e i venti verso di noi. ‘Sospettavamo la sua esistenza – spiega A. P. Mitra, il capo del laboratorio nazionale indiano di fisica atmosferica – ma non le sue dimensioni e la sua mobilità ‘, anche se l’osservazione empirica del viaggiatore in megalopoli asiatiche, da Bangkok a Seul, da Bombay a Pechino perennemente avvolte, come Città del Messico, in foschie dorate e sinistre, qualcosa avrebbe dovuto far intuire. L’acidità della pioggia, devastatrice di raccolti e foreste, è cresciuta del 40% in cinque anni, nell’ultimo quinquennio che lo studio abbraccia. Le vitali piogge monsoniche sono aumentate di intensità , ma diradate di numero, creando il ciclo disastroso della ‘inondazione-siccità ‘. I morti sono ‘centinaia di migliaia’, secondo le proporzioni bibliche della demografia asiatica. Il raccolto di riso indiano e cinese potrebbe essere ridotto del 10 per cento quest’anno, percentuale terrificante in nazioni dove ogni chicco conta.
E se i fumi del sottosviluppo contribuiscono alla nube giallastra, l’analisi dei campioni alla fine deluderebbe Reagan e accresce la vergogna di Bush, affondatore unilterale del Trattato di Kyoto sulle emissioni nocive: non ci sono dubbi sul fatto che alla fine la colpa non sia delle mucche non catalizzate. L’80 per cento della nuvola gialla è di origine ‘umana e industriale’.

Naturalmente, i sostenitori dell’industrializzazione à¼ber alles, i muezzin della globalizzazione costi per quel che costi [agli altri] risponderanno che l’inquinamento e la nuvola gialla sono il prezzo da pagare per strappare i pastori erranti alla contemplazione delle vaghe stelle, che la sudicia officina d’Oriente serve sfamare quelli che non uccide e a calmierare i prezzi dei nostri consumi, sfornando oggetti, abiti, elettronica, giocattoli e ciarpame assortito made in China, in Pakistan, in Malaysia o in Bangladesh. Insomma, chissenefrega se il cielo cade, insieme con qualche bomba, sull’Afghanistan. Il mio shopping val bene qualche morto in più per inquinamento a Calcutta. Sempre che l’ombrellone giallo non si muova e non torni, come un boomerang, sulle nostre teste e sulle vacanze. A coprire magari quelle notti di San Lorenzo, nelle quali non si vede più cadere polvere di stelle, ma sterco di vacca indiana profumato al kerosene.

[13 agosto 2002]

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