I dati raccolti dai test sono significativi. Combinando le ricerche su campioni di tessuti umani ammalati con le altre su topini costretti a differenti tipi di diete, si è osservato che un mix di mais rosso e ribes mette «ko» il 20% delle cellule cancerogene, mentre con «piatti» di ravanelli e carote nere la percentuale sale tra il 50 e l’80%. Il merito – ha spiegato Mónica Giusti, professoressa di «Food science» di origine peruviana – è proprio dell’azione dei pigmenti, che appartengono a una particolare classe di antiossidanti, le antocianine.
La loro caratteristica più evidente è di essere difficilmente assorbibili dall’organismo. Invece di disperdersi nel flusso sanguigno, viaggiano pressoché indisturbate dallo stomaco all’intestino, dove, finalmente, agiscono.
Devono infatti alla relativa invulnerabilità la capacità di aggredire le cellule tumorali del colon. E sono queste le caratteristiche ancora da indagare negli aspetti più reconditi. Di certo sono state confermate dalle alterazioni che, via via, il team di Mònica Giusti ha provato: se si variano le strutture dei pigmenti, con micro iniezioni di zuccheri oppure di acidi, muta anche l’attività biologica delle antocianine.
LA STAMPA – 23 Agosto 2007
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