Gasparri: "Mario Luzi Senatore a vita è una vergogna"

“Meglio Mike Bongiorno, come senatore a vita che Mario Luzi, della cui nomina mi vergogno”. Così il ministro Maurizio Gasparri, a Chianciano, parlando a una convention intitolata “Futurdestra” (Ettore Masina).


Chianciano è famosa per le sue acque curative del fegato ma il funereo Gasparri non se ne giova, se attacca così stupidamente il grande poeta italiano, reo di aver osato dire osato dire: “Secondo me, i fascisti hanno anche idee confuse”. A Gasparri non hanno giovato, evidentemente, neppure le acque di Fiuggi, il lavacro che avrebbe dovuto cancellare dalla destra ogni residuo mussoliniano trasformando l'MSI in Alleanza Nazionale: come non sentire  in questa frase di un “colonnello” di Fini, l'eco della celebre frase di Goebbels: “Quando sento parlare di cultura, la mano mi corre alla pistola”? Con la differenza che  il nazista era un personaggio tragico mentre Gasparri non può comparire nei telegiornali senza suscitare qualche ilarità per il suo affannarsi a salire sul piedestallo  della “riforma” (=rovina) della RAI, per esibire una  qualche statura politica.

Polemica di passaggio, la sua, contro un avversario? Temo di no. Sono convinto che quella esternazione  ministeriale non debba essere sbrigativamente liquidata come una gaffe. Mario Luzi è uno  dei (purtroppo non molti) Grandi Vecchi che onorano l'Italia, famosi anche all'estero e che dovrebbero, per questo se non altro, essere rispettati da tutti i cittadini che amano definirsi patriottici; ma il paragone con Mike Bongiorno va preso sul serio e commentato per ciò che è: l'espressione  di propensioni  etiche e intellettuali della compagine governativa berlusconiana. Come i “culattoni” di Tremaglia (altro missino sul quale le acque di Fiuggi sono scivolate come sul marmo); come la infame barzelletta del Cavaliere sui malati di AIDS o come, sempre del Sorridente del Consiglio, la dichiarazione  che il fascismo fu, dopo tutto, una dittatura “benevola”, la. scelta di Mike Bongiorno contrapposta a quella di Mario Luzi è un'inequivocabile scelta  culturale.

Personalmente non ho niente contro il vecchio Mike, al conrario, da anziano che non si arrende, guardo con simpatia al suo  tenere duro, alle sue performances un po' mummificate. Egli appartiene al passato della mia generazione, alle mie prime prove giornalistiche, alle origini, o quasi, della RAI. Non posso dimenticare che diede vita a un fenomeno di massa al quale io stesso partecipai come divertito spettatore e lo gestì con modestia sapienziale  e più o meno autentico candore. Anzi: quando (sia pure sempre più riluttante) guardo qualche volta la televisione, ne provo persino un po' di nostalgia. I suoi discendenti, infatti, hanno dirazzato dal suo gioco familistico: cercano di crescere l'emozione  dei telespettatori fingendo di ignorare che sul computer che tengono davanti le risposte arrivano in tempo reale;  e invece delle “vallette” di Mike che sembravano le ragazze della porta accanto arruolano povere ragazzotte seminude e le fanno dimenare su finte scosse elettriche; mentre i quiz che maneggiano e i concorrenti che selezionano sono talvolta di un'incultura mostruosa. (Esempio. Domanda. “E' un ritratto che ha più di 400 anni ma non li dimostra”. Vengono proposte cinque  possibilità ; e il concorrente, che poco prima aveva dimostrato di sapere quante volte veniva usata la parola “amore” in una canzone del 1975, sceglie con sicurezza: “La  Ballerina di Degas”).

Contrapporre Bongiorno a Luzi da parte di un governante – e per di più da uno che malauguratamente ha grandi responsabilità sulla cultura nazionale – la dice lunga sulle opzioni culturali ed etiche della compagine di cui fa parte. Sono personaggi di riluttante alfabetizzazione, portati dunque a preferire l'effimero, il divertimento casereccio, il nozionismo di chi il cervello preferisce impegnarlo nell'imparare  a memoria un elenco telefonico piuttosto che per pensare. E mentre tagliano per l'ennesima volta le spese per la scuola pubblica non nascondono  di provare antipatia per  il rigore, la tensione, la creatività della Poesia con la P maiuscola.

Anche questo, ahimè, è il  berlusconismo. Giurerei che Gasparri non ha mai letto una poesia di Luzi. Come diceva un altro poeta:
“il suo cervel (Dio lo riposi!)
 in tutt'altre faccende affaccendato
 a queste cose è morto e sotterrato”

Quanto a me ricordo alcuni versi del nuovo Senatore a vita che, scritti tanti ani fa, mi sembrano definire l'intero consorzio del Cavaliere:
“Ciascuno dalla sua malcerta verità risaltano ancor più goffi, spiccano ancora più fatui, in quella neutra desolata lacca, tutti coloro che si appisolano nella loro grandezza presunta o finta e gli altri che vociferano e pestano concitate  nullità , tutti”.

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