USA, killer in uniforme

(Fonte: altrenotizie.org)

Per la portavoce della polizia di Aurora, Vinzant era ‘armato e pericoloso’, tuttavia non e’ stata in grado di descrivere il tipo di arma che avrebbe avuto con se’ ne’ le ragioni che hanno portato alla sua morte.

Questi e altri episodi hanno portato il totale dei decessi per mano della polizia negli Stati Uniti dall’inizio dell’anno a ben 210, almeno secondo le statistiche raccolte dal sito web killedbypolice.net e che non fanno distinzione tra uccisioni ‘motivate’ o per uso eccessivo della forza. Dall’uno all’11 marzo le morti sono state gia’ 34, di cui 7 solo nel primo giorno del mese. La stessa fonte indica per l’anno 2014 un totale addirittura di 1.102 vittime della violenza della polizia USA, mentre dal primo maggio al 31 dicembre dell’anno precedente erano state 768.

Scorrendo l’elenco dei morti seguiti a un intervento della polizia appaiono innumerevoli i casi nei quali l’uso della forza appare chiaramente sproporzionato rispetto alla pericolosita’ della situazione. Sconcertante era stato ad esempio il caso di un senzatetto ucciso a Los Angeles il primo marzo scorso.

L’aggressione da parte di alcuni agenti di polizia ai danni di Charley Keunang, detto ‘Africa’, era stata ripresa da un video girato da un testimone e successivamente circolato in rete. ‘Africa’ era stato prima ammanettato, poi scagliato a terra e colpito da una raffica di colpi di arma da fuoco.

Le indagini interne alla polizia sono ancora in corso, anche se la presenza di immagini molto chiare che descrivono l’accaduto non fanno sperare in un esito diverso dai precedenti casi, chiusi con lo scagionamento degli agenti responsabili.

Filmati girati dai testimoni di vari episodi di violenza non hanno infatti portato a nulla in passato, come nel caso di Eric Garner, un venditore abusivo di sigarette a Staten Island, New York, soffocato da un agente di polizia nel luglio dello scorso anno nel corso di un tentativo di arresto.

Un’altra ripresa di una telecamera di sorveglianza aveva poi mostrato nel mese di novembre la morte del 12enne Tamir Rice a Cleveland, nell’Ohio. Questa vicenda aveva causato parecchio scalpore non solo negli Stati Uniti. Il ragazzino di colore stava maneggiando una pistola giocattolo in un parco pubblico della citta’ ed e’ stato ucciso esattamente un secondo dopo l’arrivo di un agente di polizia chiamato a intervenire con la propria auto di pattuglia.

Incredibilmente, nei documenti depositati in tribunale dalle autorita’ della citta’ di Cleveland in risposta alla causa legale intentata dalla famiglia della vittima non solo veniva respinta qualsiasi responsabilita’ da parte della polizia, ma si sosteneva nero su bianco che lo stesso ragazzo di 12 anni era responsabile della propria morte. Tamir Rice, cioe’, non aveva prestato ‘sufficiente attenzione al fine di evitare danni a suo carico’ e, percio’, ‘i danni richiesti dalla sua famiglia erano stati causati dalle sue stesse azioni’, cosi che la citta’ di Cleveland risulterebbe ‘legalmente immune’ da ogni responsabilita’.

I numerosissimi episodi di questo genere confermano dunque come la violenza molto spesso indiscriminata della polizia americana non sia dovuta alla semplice presenza di ‘mele marce’ all’interno di alcuni dipartimenti del paese.

Questa versione viene propagandata dagli stessi vertici della polizia quando si verificano decessi come quelli descritti in precedenza, ma anche dall’amministrazione Obama, come e’ accaduto la scorsa settimana quando il Dipartimento di Giustizia ha diffuso un rapporto sugli abusi e gli eccessi del dipartimento di Ferguson, commessi soprattutto ai danni dei cittadini di colore.

Un fenomeno cosi diffuso e in aumento riflette in realta’ una situazione sociale esplosiva negli Stati Uniti, per controllare la quale le forze dell’ordine ricorrono sempre piu’ a metodi repressivi e sommari – sperimentati dai militari nelle avventure belliche oltreoceano – con la certezza che gli agenti responsabili saranno protetti da un sistema giudiziario fin troppo compiacente.

Le morti causate dalla polizia avvengono d’altra parte in larghissima maggioranza in localita’ o quartieri degradati e popolati dalle classi piu’ colpite dalla crisi economica e posizionate irrimediabilmente alla base di una piramide sociale che vede allontanarsi sempre piu’ il proprio ristrettissimo vertice.

Il fattore razziale, infine, e’ indubbiamente da tenere in considerazione nell’analizzare gli assassini commessi dalla polizia, le cui vittime sono infatti prevalentemente di colore o ispanici. L’elemento piu’ importare per comprendere l’ondata repressiva che vede protagoniste le forze dell’ordine americane rimane pero’ un altro e molto meno discusso pubblicamente, vale a dire le colossali differenze di classe prodotte dalla crisi del capitalismo a stelle e strisce.

(Tratto da: http://www.altrenotizie.org)

Be the first to comment on "USA, killer in uniforme"

Leave a comment