Provocare la Russia

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L’edificio dell’ordine mondiale post 1991 sta collassando proprio davanti ai nostri occhi. La decisione del Presidente Putin di annullare il pellegrinaggio ad Auschwitz, subito dopo la sua assenza a Parigi dalla manifestazione per Charlie, ha dato il colpo finale. Andava bene divertirsi a provocare la Russia, finche’ stava al gioco. Ora non piu’.

La Russia ha rotto le regole. Finora la Russia, come uno zoticone di Eton, ha cercato di assecondare. Ha partecipato agli incontri dei grandi, dove veniva ignorata, ha pagato le sue quote alle agenzie europee che la condannavano, ha sopportato con pazienza le infinite intimidazioni delle grandi potenze e anche le irritanti molestie dei piccoli paesi dell’Europa dell’est. Ma qualcosa si e’ inceppato. Il ragazzo non gioca piu’; ha preso le sue cose ed e’ andato a casa – proprio quando avevano bisogno che si inginocchiasse ad Auschwitz.

Il raduno di Auschwitz e’ un annuale incontro a Canossa dei leaders occidentali, in cui si rammaricano per aver fallito nel proteggere gli ebrei e giurano perenne fedelta’ nei loro confronti. E’ uno dei piu’ importanti rituali religiosi dei nostri tempi, istituito nel 2001, quando l’impero giudaico-americano ha raggiunto l’apice del potere. Il leader russo ha debitamente partecipato a questi eventi.

Quest’anno dovranno fare a meno di lui. I ministri israeliani hanno gia’ espresso il loro disappunto, poiche’ fu proprio l’Armata Rossa sovietica a salvare gli ebrei ad Auschwitz, dopotutto. L’assenza della Russia trasformera’ il giorno della memoria dell’olocausto in un evento provinciale, esclusivamente occidentale. Peggio ancora, il posto della Russia verra’ occupato dall’Ukraina, guidata dagli eredi impenitenti del nazista Bandera.Questo accade dopo la dimostrazione per Charlie in Francia,anch’essa disdegnata dalla Russia. L’occidente ha fatto intendere che i peccati della Russia sarebbero stati perdonati, nella misura in cui si fosse unita anzitutto alla manifestazione e poi alla coalizione antiterrorista, ma la Russia non ha abboccato.

Si e’ trattato di un palese cambio di rotta, poiche’ precedentemente i leaders russi avevano partecipato volentieri ad eventi congiunti e votato per le risoluzioni proposte dai paesi occidentali. Nel 2001, Putin ha dato pieno sostegno alla guerra al terrorismo di George Bush, alle Nazioni Unite e sul terreno. Ancora nel 2011, la Russia ha appoggiato le sanzioni contro Corea del nord e Iran. Per la partecipazione ad una manifestazione, si poteva sempre fare affidamento sui russi. Questa volta, i russi non sono venuti, eccetto per la simbolica presenza del ministro degli esteri Lavrov. Questo indomito successore di Mister Nyet ha lasciato la manifestazione quasi subito ed e’ andato a pregare in una chiesa russa, in una specie di contromanifestazione contro Charlie. Andando in chiesa, ha dichiarato che lui non e’ Charlie.

Poiche’ la rivista Charlie Hebdo era (e probabilmente e’) esplicitamente anti-cristiana esattamente come anti-musulmana. Si possono trovare tra le sue pagine alcune vignette molto offensive nei confronti della Vergine e di Cristo, come del Papa e della chiesa (pero’ non offendono mai gli ebrei).Un blogger russo che si e’ imbattuto per la prima volta in questa rivista, ha scritto sulla sua pagina: provo vergogna per il fatto che questi bastardi se la prendano con i musulmani e non con i cristiani. Questo rappresenta un sentire diffuso a Mosca in questi giorni. I russi non riescono a credere che tali oscenita’ possano essere pubblicate e difese come diritto alla liberta’ di espressione. La gente ha programmato una dimostrazione contro Charlie, ma l’autorita’ municipale la ha vietata.

Come ricorderete, alcuni anni fa le Pussy Riot hanno profanato la chiesa del Santo Redentore a Mosca, come le Femen hanno fatto in alcune grandi cattedrali europee, da Notre Dame di Parigi a Strasburgo. Il governo russo non ha aspettato che la giustizia facesse il suo corso nei confronti delle virago, ma le ha spedite per due anni in prigione. Al tempo stesso, la legge penale russa e’ stata modificata in modo da prevedere il ‘sacrilegio’ come crimine ordinario, con il generale consenso. I russi vivono la propria fede in termini piu’ forti di quanto prescrivono le norme della comunita’ europea. Nella Francia di Charlie, il regime di Hollande ha costretto la popolazione riottosa ad accettare una legge sul matrimonio gay assolutamente non necessaria, nonostante dimostrazioni di protesta di un milione di persone cattoliche. Le Femen che hanno vilipeso le chiese non sono mai state punite. Pero’ il custode di una chiesa che ha cercato di impedire le loro azioni ha ricevuto una pesante multa.

La Francia ha una lunga tradizione anti-cristiana, comunemente definita ‘laica’, e la grande coalizione anti ecclesiastica di atei, ugonotti ed ebrei si e’ unificata nei giorni dell’Affaire Dreyfus. Cosi, la fuga in chiesa di Lavrov e’ stata una contro-dimostrazione, come dire: la Russia e’ con Cristo, e la Russia non e’ contro i musulmani.Se da un lato il regime occidentale e’ anti-cristiano ed anti-musulmano, d’altro lato e’ filo-ebraico, ad un livello tale da non essere razionalmente spiegabile. La Francia ha inviato migliaia di soldati e poliziotti a difendere le istituzioni ebraiche, benche’ questa difesa sia in opposizione ai loro vicini. Mentre quelli di Charlie vengono elogiati per aver insultato cristiani e musulmani, Dieudonne’ e’ stato imprigionato (solo per un giorno, ma con gran clamore), per aver irritato gli ebrei.

Charlie Hebdo ha licenziato un giornalista per una frase presumibilmente irrispettosa verso gli ebrei. Questa ingiustizia e’ fonte di esasperazione: i musulmani sono stati cacciati a risate dall’aula quando hanno protestato contro alcune vignette di Charlie particolarmente ignobili, ma gli ebrei la spuntano quasi sempre quando si rivolgono al tribunale contro i loro denigratori. (Per dirla tutta: io sono anche stato citato in giudizio da LICRA, l’ente franco-ebraico, mentre il mio editore francese e’ stato massacrato dai loro attacchi legali).

I russi non capiscono l’infatuazione degli occidentali per gli ebrei, dato che gli ebrei russi sono ben integrati nella societa’. La narrazione dell’Olocausto non e’ popolare in Russia per un semplice motivo: talmente tanti sono stati i russi che hanno perso la vita nella guerra, che non vi e’ ragione per considerare gli ebrei come le vittime principali. Sono morti milioni di persone nell’assedio di Leningrado; la Bielorussia ha perso un quarto della sua popolazione. Ma soprattutto, i russi non si sentono in colpa nei confronti degli ebrei: li hanno trattati bene e li hanno salvati dai nazisti.

Per loro, l’Olocausto e’ una narrazione occidentale, estranea come ‘Je suis Charlie’. Con l’allontanamento della Russia dal consenso occidentale, non vi e’ ragione di sostenerla ancora.Questo non significa che gli ebrei vengano discriminati. Gli ebrei in Russia stanno benissimo, grazie, senza il mito dell’Olocausto: occupano i posti piu’ alti nella classifica di Forbes dei piu’ ricchi, con un capitale complessivo di 122 miliardi di dollari, mentre tutti i ricchi originari russi possiedono solo 165 miliardi di dollari, secondo una fonte ebraica. Gli ebrei conducono i piu’ seguiti show televisivi sulla televisione di stato in prima serata; pubblicano giornali; hanno pieno e illimitato accesso a Putin ed ai suoi ministri; hanno normalmente la strada spianata quando vogliono ottenere un lotto di terreno per le loro esigenze comunitarie. E la propaganda anti-semita e’ punibile per legge – come i reati anti-cristiani ed anti-musulmani, ma piu’ severamente. Infine, e’ impossibile immaginare un giornalista russo che venga licenziato come il conduttore della CNN Jim Clancy o della BBC Tim Willcox per aver offeso un ebreo o detto qualcosa contro Israele.

La Russia preserva la propria pluralita’, diversita’ e liberta’ di opinione. Il giornale russo filo-occidentale – Novaya Gazeta dell’oligarca Lebedev, proprietario del britannico Independent – promuove lo slogan Je suis Charlie e parla dell’Olocausto, mentre chiede la restituzione della Crimea all’Ucraina. Ma la stragrande maggioranza dei russi sostiene il proprio presidente e la sua scelta di civilta’. Egli la ha esplicitamente espressa quando si e’ recato alla messa di mezzanotte di natale in una chiesa di un piccolo villaggio di una lontana provincia, insieme agli orfani e rifugiati dall’Ucraina. E la ha espressa rifiutando di andare ad Auschwitz.

Non e’ stato piacevole ne’ facile per la Russia rompere le righe. Putin ha tentato di seguire l’occidente sulla sua strada: si tratti dei giochi olimpici, o del conflitto siriano, delle politiche di genere, del confine georgiano, addirittura delle sanzioni relative alla Crimea. La guerra aperta economica e’ stata una svolta. La Russia si e’ sentita attaccata dalla caduta del prezzo del petrolio, dalla crisi del rublo, dalla svalutazione del credito.

Questi sviluppi sono considerati atti di ostilita’, piuttosto che gli effetti della ‘mano invisibile del mercato’.I russi amano i complotti, come soleva dire James Bond. Non credono nella fortuna, nelle coincidenze o nel caso, e tendono a vedere la caduta di un meteorite o un terremoto come il risultato di un atto ostile dell’America, per non parlare della caduta del tasso di cambio rublo/dollaro. Potrebbero anche aver ragione, anche se e’ difficile dimostrarlo.Riguardo alla caduta del prezzo del petrolio, e’ fuori discussione. Alcuni dicono che questa azione dei sauditi ha per oggetto le imprese petrolifere americane, o alternativamente, che e’ una congiura dell’Arabia Saudita e dell’America contro la Russia. Comunque, il prezzo del petrolio non si forma nel gioco di domanda-offerta, ma attraverso strumenti finanziari, futures e derivati. Questa domanda e offerta virtuale e’ molto piu’ ampia di quella reale.

Quando gli hedge funds hanno smesso di acquistare i futures petroliferi, la caduta dei prezzi divenne inevitabile, ma i fondi erano governati dai politici, oppure lo fecero quando fini il Quantitative Easing?La caduta verticale del rublo potrebbe essere collegata alla discesa del prezzo del petrolio, ma non necessariamente. Il rublo non e’ coinvolto nella formazione del prezzo del petrolio. Potrebbe trattarsi di un’azione di una grande istituzione finanziaria.

Soros ha spezzato la schiena alla sterlina britannica nel 1991; le monete coreana, tailandese e malese subirono la stessa sorte nel 1998. In tutti questi casi, il paese sotto attacco perse circa il 40% del proprio PIL. E’ possibile che la Russia sia stata attaccata da armi finanziarie gestite da New York.Le sanzioni europee hanno proibito il credito economico a lungo termine alle imprese russe.

Lo stato russo non ha bisogno di prestiti, ma le imprese russe si. La combinazione di questi fattori ha svuotato le tasche ai russi. Le agenzie di rating hanno continuato ad abbassare il rating russo fin quasi a livello spazzatura, per ragioni politiche, mi e’ stato detto. Private del credito, le imprese statali hanno cominciato a rastrellare dollari per pagare in seguito i propri debiti, e si sono astenute dal convertire i loro ingenti profitti in rubli, come avevano fatto finora. Il rublo e’ caduto drasticamente, probabilmente molto piu’ di quanto avrebbe dovuto.Non si tratta di sottolineare le sanzioni dirette agli amici di Putin.

Questa e’ una guerra a tutti gli effetti. Se i suoi promotori pensavano che i russi se la prendessero con Putin, si sbagliavano. I russi sono arrabbiati con i fautori americani della guerra economica, non con il proprio governo. L’opposizione filo-occidentale ha cercato di dimostrare contro Putin, ma ha raccolto ben poca gente.

I russi in generale hanno tenuto la bocca chiusa. Non hanno fatto caso alle sanzioni finche’ il rublo non e’ crollato, ed anche allora si sono dati a folli acquisti, invece di protestare. Di fronte alla perdita di valore della moneta, non hanno comprato sale e zucchero, come avrebbero fatto i loro nonni. Il loro grido di battaglia e’ stato ‘Non comprate piu’ di due automobili Lexus per famiglia, lasciate qualcosa per gli altri!’.

Forse gli ignoti finanzieri si sono spinti troppo oltre. Invece di spaventarsi, i russi si stanno attrezzando per una lunga guerra, come quelle che loro stessi ed i loro antenati hanno combattuto – e vinto. Non sembra che ci sia scelta: benche’ gli americani insistano perche’ la Russia si unisca alla loro seconda guerra al terrorismo, non intendono ritirare le sanzioni.

I russi non sanno come affrontare l’attacco finanziario. Senza restrizioni di capitale, la Russia verra’ eliminata. La Banca Centrale russa e i dirigenti della Tesoreria sono stretti monetaristi, le riduzioni di capitale sono un’eresia per loro. Putin, essendo egli stesso un liberista, evidentemente si fida di loro. La fuga di capitali ha raggiunto proporzioni enormi: a meno che la Russia non adotti le misure impiegate con successo da Mohammad Mahathir in Malesia, continuera’. Per ora comunque non si vedono segnali di cambiamento.

Potrebbe essere questo l’incentivo per Putin per avanzare in Ucraina. Se i russi non sanno come comportarsi con futures e derivati, sono pero’ esperti nei movimenti di armate e di battaglie con carri armati. Anche il regime di Kiev spinge per il conflitto, palesemente spalleggiato dai neoconservatori americani. E’ possibile che gli Stati Uniti ottengano piu’ di quanto hanno contrattato in Ucraina.

Si puo’ esser certi che i russi non appoggeranno la crociata mediorientale della NATO, cosi come questa azione militare e’ stata predisposta nella manifestazione per Charlie a Parigi. Non e’ affatto chiaro chi abbia ucciso i vignettisti, ma Parigi e Washington intendono usare questo per riaccendere la guerra in Medio Oriente. Questa volta la Russia si opporra’, e probabilmente cogliera’ l’opportunita’ per modificare la scomoda impasse in Ucraina. Cosi i sostenitori della pace in Medio Oriente avranno buoni motivi per sostenere la Russia.

Israel Shamir lavora a Mosca e Jaffa; per contatti: adam@israelshamir.net

Fonte: http://www.informationclearinghouse.info

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Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CRISTIANA CAVAGNA

(Tratto da: http://www.ariannaeditrice.it)

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