Renzi: i suoi ostacoli sono strutturali, non politici

di Loretta Napoleoni – 08/04/2014

Fonte: ilfattoquotidiano

Veniamo alla moneta comune: dal suo avvento la crescita economica italiana e’ stata la peggiore in Europa e dal 2008 l’economia si e’ contratta del 9 per cento. Facciamo un confronto con il passato prossimo: secondo il Fondo Monetario dal 1981 al 1990 l’economia e’ cresciuta ad una media annuale del 2,4 per cento, allo stesso ritmo del resto dell’Europa. Dal 2001 al 2010 invece l’economia cresceva dello 0,4 per cento contro 1,1 della media europea.

Come al solito l’Italia guarda all’estero. ACernobbiotutti pendevano dalle labbra diRoubiniche pontificava:Renzi e’ l’ultima spiaggia, se vince Grillo il paese va a rotoli. L’economista del pessimismodovrebbe farsi due conti usando gliindicatori economici italianiper capire che il Paese e’ da tempo che sta andando a rotoli e i motivi sono strutturali non politici. Ne’ Renzi ne’ nessun altro, incluso Gesu’ bambino, se mai decidesse di tornare in terra, potrannofermare questa deriva, a meno che si ristrutturasse completamente l’Italia. Cio’ significa prima di tutto unarivoluzione culturale e politicae certamente non sara’ Renzi a farla. Fino ad ora, va detto, almeno la rivoluzione grillina ha scosso gli animi.

Matteo Renzi ha fatto tante promesse, come le ha fatteMontioLettama per concretizzarle bisogna restituire al paese la competitivita’ persa.Gli ostacoli?Debito pubblico ingestibile; eccessiva e pessima burocratizzazione dell’economia; corruzione; una moneta troppo forte. Questi i piu’ importanti. Vediamoli.

Debito pubblico pari a2 mila miliardi di euro, il quarto piu’ grande al mondo, al quale si accompagna unaspesa pubblica di 800 miliardi di euro l’anno:cio’ significa che ogni anno meta’ del Pil viene assorbito dalla macchina burocratica. Ma non basta, il costo della gestione pubblica italiana e’ il50 per cento piu’ alto della media europea. La cosa non ci sorprende dato che isalari dei funzionari statalisono 12 volte piu’ alti della media nazionale, super-stupendi quindi. InGermania, dove l’economia sta decisamente meglio, sono solo 4,3 volte piu’ alti della media nazionale. Renzi li vuole tagliare e vuole anche sfoltire le fila dei burocrati, ma andra’ a sbattere la testa conto una dellelobby politiche piu’ fortiin Italia. La burocrazia non si tocca, questo il motto di tutti i governi del nostro paese.

Renzi vuole poirisparmiare 34 miliardi di euro, pari al 2 per cento della produzione annuale, per potertagliare di 10 miliardi le tasse. Gia’, perche’ tra i tanti record che abbiamo c’e’ anche quello dellamaggiore pressione fiscalein Europa. Primo problema: cosa tagliamo? Una grossa fetta della spesa pubblica viene assorbita dallepensioniil cui costo si e’ triplicato dal 1990 crescendo ad un ritmo ben piu’ elevato di quello dell’economia, dove l’investimento di capitale e’ crollato in termini reali del 79 per cento. In altre parole i soldi spesi per i pensionati non solo incentivano il sistema produttivo ma sottraggono a questo le risorse.

Sul piano puramente economico, dunque, i tagli dovrebbero iniziare dal settore delle pensioni, ma e’ impensabile che nel clima politico ed economico attuale cio’ avvenga. Secondo l’Ocse, dal 2007 ilreddito medio italiano e’ scesodel doppio rispetto alla media europea, siamo sempre piu’ poveri e molte famiglie vivono della pensione di uno o piu’ membri. Morale: si tagliera’ la spesa per la scuola, le infrastrutture e la sanita’, come e’ sempre successo.

Gettiamo uno sguardo a questi numeri: l’Italia ha il sistema stradale meno sviluppato d’Europae la piu’ bassa spesa per l’istruzione dopo quella greca. Spende solo 500 milioni di euro, un quinto di quanto spende la Germania, percollocare i giovani sul mercato del lavoro,quindi non sorprende che la disoccupazione giovanile tedesca sia pari al 7,3 per cento mentre da noi e’ al42 per cento.

Secondo problema, anche se Renzi ipoteticamente ottenesse questo risparmio, i 34 miliardi, ilcosto di gestione della cosa pubblicasara’ ancora troppo alto per far scendere il debito.

Passiamo allacorruzione: siamo al 65 esimo posto della classifica della Banca Mondiale per la facilita’ di fare affari, sotto la Bielorussia ed il Botswana. Renzi vuole portarci al 15 esimo posto, insieme ai colleghi di Eurolandia, se e’ vero allora dovrebbe iniziare il processo di pulizia dal suo partito e chissa’ se alla fine ci rimarra’ qualcuno.

Veniamo allamoneta comune: dal suo avvento la crescita economica italiana e’ stata la peggiore in Europa e dal 2008 l’economia si e’ contratta del 9 per cento. Facciamo un confronto con il passato prossimo: secondo il Fondo Monetario dal 1981 al 1990 l’economia e’ cresciuta ad una media annuale del 2,4 per cento, allo stesso ritmo del resto dell’Europa. Dal 2001 al 2010 invece l’economia cresceva dello 0,4 per cento contro 1,1 della media europea.

Per ora suggerisco a Roubini di studiarsi questi numeri prima di dichiarare che Renzi salvera’ il paese con lesolite promesse di riforme, poi se casomai non gli bastassero ce ne sono ancora molti altri.

(Tratto da: http://www.ariannaeditrice.it)

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