15 ottobre, una piazza costituente

Sto scrivendo dietro un velo di ignoranza, difatti non so dire andrà la manifestazione prevista per sabato prossimo, 15 ottobre, detta genericamente degli “indignados”. Spero che vada bene. Anzi più che bene, non solo come numeri ma come capacità di “mettere assieme” e “far parlare” tutte quelle persone, in particolare giovani, che hanno deciso di perseguire un’idea forte di cambiamento. Forse è giunto davvero il momento di compiere una sintesi fra tutte le esperienze di dissenso sviluppatesi con esiti del tutto originali in quest’ultimo anno e mezzo, senza ovviamente voler mettere delle cesure nette. Sarà un passaggio essenziale per la costruzione di un’alternativa sociale ed economica vera ma al contempo praticabile, che poi è quello che ci manca davvero.

Indiscutibilmente è stato compiuto nella coscienza collettiva un passo cruciale: l’uscita dalla minorità e dalla presunta rivendicazione passatista della critica al progetto europeo e, in particolare, alle nefaste politiche della BCE e dell’oligarchia bancaria che questa esprime. Ormai non è più difficile sentirla definire una “dittatura” e non è più “politically uncorrect” denunciare le contraddizioni e i risvolti antisociali che in sede comunitaria sono portati avanti. Meglio tardi che mai. Forse è giunto davvero il momento di uscire allo scoperto e lavorare al cambiamento con chi ci sta. Non ci sono più scuse. La difesa contro ogni evidenza lasciamola al PD e a Prodi. Francamente ci sono questioni più urgenti da portare avanti.

Io credo che preliminarmente debba essere ribadito forte e chiaro un principio: l’impossibilità di “tornare indietro”. Quante volte ultimamente ci siamo sentiti ripetere che dovremmo rassegnarci alle “rinunce” e al peggioramento della qualità della vita (che comunque riguarda i soliti noti!)? Coloro che portano avanti questa linea mentono scientemente perché non solo è impossibile tornare indietro senza che tutto il sistema economico collassi (pensiamo a cosa vorrebbe dire azzerare la sola sanità in termini di calo della domanda aggregata, della ricerca e degli investimenti!) ma, ancor più grave, perché non potranno più essere ripristinate le condizioni “del passato”. Non potremo mai più avere coste incontaminate, mari cristallini e pescosi, tipicità agricole e naturalistiche, paesaggi fiabeschi. Tutto ciò è perso, triturato dalla devastazione sistematizzata degli ecosistemi. Ed è persa anche quella rete di relazioni e socialità che garantivano la sopravvivenza in condizioni di assenza di welfare state.

Ci troveremmo (e in parte già ci siamo!) semplicemente senza alcuna forma di tutela sociale e previdenziale a fronte di uno scempio ambientale e umano. Bella prospettiva, davvero!

Sono ben lontano dal sostenere, si badi, che non sia necessaria una maggiore sobrietà perché l’ipertrofia del sistema di consumo esasperato è oggettivamente insostenibile, ma chissà perché, nessuno si accinge a mettere in discussione le mostruose sperequazioni che ci sono sul piano della distribuzione della ricchezza. Come definirlo se non un “silenzio interessato”? Ci sono dunque moltissime buone ragioni per sostenere il movimento degli “indignados”, sperando non sia troppo tardi, a partire dalla ricerca di una soluzione radicalmente altra alle più urgenti questioni dell’agenda politica (dicevo dell’ambiente, ma pensiamo alla scuola, ai servizi pubblici e, perché no, alla politica monetaria) sulle quali, ormai è lapalissiano, le forze parlamentari sono assolutamente e pedissequamente concordi nel ratificare il commissariamento della politica. Ecco perché sono gli esponenti del “palazzo” i veri “antipolitici”. Deve passare nella società civile l’idea, che mutuo da Guido Viale, che ci sono delle cose che si debbono continuare a fare e, anzi, aumentare e cose che non hanno più diritto di cittadinanza nella vita economica e sociale. In cammino, sabato e non solo.

 

Segnalo che in occasione della manifestazione il quotidiano “il manifesto” uscirà con un’edizione speciale a € 0,50 per ulteriori informazioni si veda di seguito:

http://www.ilmanifesto.it/archivi/io-manifesto/

 

Alberto Leoncini

albertoleoncini@libero.it

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